Codice ISSN: 2281-9223 Rivista d’arte diretta da F. Panizzo- Numero XIII mese di Novembre, 2013 - Anno II
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Istituita nel 1935, per volere dell’allora presidente Roosevelt, inizialmente col nome di Resettlement Administration (RA), nel 1937 divenne parte integrante del Dipartimento di Agricoltura allo scopo di documentare la crisi economica conseguente alla Grande Depressione del 1929. Si trattava, in particolare, di rilevare in maniera incisiva la situazione dei contadini, i quali avevano subito i danni più disastrosi essenzialmente legati alla meccanizzazione dei mezzi agricoli e alla siccità della terra.
Nel corso della sua attività vennero ingaggiati da Roy Emerson Stryker, direttore della FSA, all'incirca trenta fotografi per un totale di oltre duecentosettantamila negativi datati fino al 1944. Ciò che emerge dalle immagini è un vivo e forte senso di angoscia generalizzata, disperazione, speranza, sofferenza. Di fatto, così come affermò Arthur Rothstein, il primo fotografo ad essere assunto, i fotografi della FSA possono essere considerati i pionieri della fotografia realistica contemporanea, e il loro lavoro rifletteva gli anni difficili durante i quali essi operavano[1]. Il progetto della Fsa, dunque, si configura come uno dei primi tentativi di offrire uno sguardo a 360° della società rurale americana, e in tal senso le fotografie scattate sotto la direzione di Stryker costituiscono dei veri e propri documenti storici.
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Colui che seppe meglio rivelare e raccontare la crisi americana degli anni ‘30 fu Walker Evans. Le sue foto sono frutto dello sguardo attento e indagatore dell’autore, che rifugge sempre da ogni autocompiacimento, cosicché non lasciano spazio a compromessi e si propongono di analizzare la complessità del reale.
L’occhio di Evans si concentra sui raccolti, le chiese, le grandi insegne pubblicitarie, i magazzini. Al pari di un poeta o di un pittore Evans possiede la rara capacità di condensare nelle sue foto quelli che sono i suoi sentimenti dominanti: malinconia, desolazione, solitudine emergono quasi con prepotenza, in un’America che forse neppure nelle chiese è in grado di trovare conforto. Le incredibili potenzialità di Evans rivelano una capacità del tutto innata nel trascendere la realtà racchiusa nelle sue immagini; queste stimolano e forse invocano la nostra interpretazione, manifestandoci l’esistenza di un mondo altro che necessita di essere contemplato. Evans è riuscito a trascendere le naturali coordinate spazio-temporali, lasciando affiorare una certa aura mistica. Non a caso l’obiettivo principe della FSA era parlare alle coscienze, influenzare atteggiamenti, comportamenti, utilizzando uno dei principali mezzi di comunicazione allora diffusi: la stampa, che peraltro rendeva accessibile al pubblico il maggior numero di foto realizzate dai fotografi della FSA.
A ogni modo occorre precisare che lo staff di Stryker possedeva comunque una libertà, seppur limitata, di scelta, che si configurava nella possibilità di utilizzare la tecnica, la pellicola più conformi alle proprie caratteristiche soggettive, che, sia chiaro, non intaccavano in alcun modo l’oggettività e l’obiettività del dato reale.
L’occhio di Evans si concentra sui raccolti, le chiese, le grandi insegne pubblicitarie, i magazzini. Al pari di un poeta o di un pittore Evans possiede la rara capacità di condensare nelle sue foto quelli che sono i suoi sentimenti dominanti: malinconia, desolazione, solitudine emergono quasi con prepotenza, in un’America che forse neppure nelle chiese è in grado di trovare conforto. Le incredibili potenzialità di Evans rivelano una capacità del tutto innata nel trascendere la realtà racchiusa nelle sue immagini; queste stimolano e forse invocano la nostra interpretazione, manifestandoci l’esistenza di un mondo altro che necessita di essere contemplato. Evans è riuscito a trascendere le naturali coordinate spazio-temporali, lasciando affiorare una certa aura mistica. Non a caso l’obiettivo principe della FSA era parlare alle coscienze, influenzare atteggiamenti, comportamenti, utilizzando uno dei principali mezzi di comunicazione allora diffusi: la stampa, che peraltro rendeva accessibile al pubblico il maggior numero di foto realizzate dai fotografi della FSA.
A ogni modo occorre precisare che lo staff di Stryker possedeva comunque una libertà, seppur limitata, di scelta, che si configurava nella possibilità di utilizzare la tecnica, la pellicola più conformi alle proprie caratteristiche soggettive, che, sia chiaro, non intaccavano in alcun modo l’oggettività e l’obiettività del dato reale.
L’istantanea qui a destra esemplifica a dovere il contrasto stridente tra l’invito al consumismo alla grave crisi economica. I cartelloni pubblicitari, emblema di un benessere generalizzato, evocano un tempo in cui le lancette dell’orologio si sono arrestate, dove l’uomo pare essere assente. In una realtà dove oramai le certezze sono state demolite, essi perdono il loro valore.
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La nitidezza e la precisione delle immagini di Evans, il loro perfetto equilibrio e simmetria del bianco e nero ci danno l’impressione di trovarci di fronte ad opere d’arte. La loro perfetta sintesi di autenticità morale ed effettuale, il modo, cioè, in cui il fotografo riesce ad esprimere sentimenti soggettivi alla luce della cruda realtà, nobilita tali scatti e conferisce loro il grado di universalità. Sebbene l’attività di Walker Evans nella FSA si interruppe solamente nel 1936, la sua opera rimarrà una delle più emblematiche nella storia della fotografia e avrà forti ripercussioni sullo stile di alcuni fotografi successivi (si pensi a Callahan o Robert Frank).
Note:
[1] M. L. Carlebach, Documentary and Propaganda: The Photographs of the Farm Security Administration, “The Journal of Decorative and Propaganda Arts”, Vol. 8 (Spring, 1988), p. 6. |
Matteo Aurelio
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