_Codice ISSN: 2281-9223 Rivista d’arte diretta da F. Panizzo e V. Vacca - Numero XII mese di Ottobre, 2013 - Anno II
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Oltre il pittorialismo, verso l’umanesimo: la fotografia di Guido Maria Ratti Articolo di Alessandro Rizzo |
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Nasce sotto il segno dei pesci: non si sa quanto l’oroscopo possa influenzare la formazione e la personalità delle persone. Certo è che Guido Maria Ratti ha ereditato da quel segno la dedizione all’introspezione in uno dei suoi spiccati aspetti che portano a trovare nella sensibilità e nella capacità di provare molti sentimenti, spesso contrastanti, fonte di ispirazione e di evoluzione artistica. Questo lato viene avvertita nella produzione artistica di Guido Maria Ratti, così come tiene a sottolineare la sua appartenenza al segno dei Pesci nell’autobiografia, presente sul suo sito: “nato sotto il segno dei pesci”, appunto.
L’imprevedibilità porta Guido Ratti a formulare una produzione che lascia libera la soggettivistica, passerà dalle riprese di angoli urbani e metropolitani, amando fortemente Parigi, per giungere a scene di vita quotidiana, sempre in ambienti cittadini, come evidenziato nelle fotografie fatte nella metropolitana della capitale francese, quella città sotterranea e affascinante di una rete di trasporto pubblico, ricca di incontri e di sguardi.
L’imprevedibilità porta Guido Ratti a formulare una produzione che lascia libera la soggettivistica, passerà dalle riprese di angoli urbani e metropolitani, amando fortemente Parigi, per giungere a scene di vita quotidiana, sempre in ambienti cittadini, come evidenziato nelle fotografie fatte nella metropolitana della capitale francese, quella città sotterranea e affascinante di una rete di trasporto pubblico, ricca di incontri e di sguardi.
Ama molto fotografare scene “still life”, andando oltre al genere patinato e con- suetudinario, divertenti, esplosive, originali, fortemente esaltanti, dai colori vivi e pieni di energia, forti, tonalità che spiccano senza in- fastidire, in un gioco armonioso di luci e di calibratura delle stesse. La frutta torna spesso a essere parte integrante di un’arte che esce fuori dalla dimensione puramente pittorico des- crittiva, riecheggiando forti dimensioni visive raffigurative, sembrano esserci delle pennellate, quasi, e non mere forme reali, frutto di una rappresentazione semplicemente foto- grafica. L’arte di Guido Ratti non è liquidabile come semplice fotografia: esiste uno studio che anticipa ogni scatto, senza abbandonare il fa- scino, ed è qui a dare contenuto narativo al mes-
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saggio artistico, nella sua configurazione generale, della capacità di carpire l’attimo fuggente, anticipandolo in una riflessione che deve essere istantanea e non temporeggiatrice. Possiamo definire l’arte di Guido Maria Ratti vivere e assorbire delle diverse correnti della fotografia del Novecento, partendo da quella che può essere definibile come fotografia umanista, non semplice reportage, riproduzione asettica e fedele di un reale, ma narrazione poetica di scene di vita quotidiana, riprese nella loro valenza estetica più coinvolgente e che maggiormente ci invita a riflettere, soprattutto per l’aspetto quasi cinetico dell’immagine. È, questo, quello che si prova nell’osservare la produzione dedicata alla metropolitana di Parigi: la frenesia di una città, in un vortice di coinvolgimento umano, ci conduce a sondare ottiche differenti di osservazione e di punti di vista sulla città, fermandoci, quasi se fossimo in un fermo immagine, a vivere ogni particolare che diventa elemento portante della fotografia. Quella di Guido Ratti è un’opera completa, seppure non si possa dire realizzata, fortunatamente, ma pervasa da una tensione sperimentale sempre maggiore. L’equilibrio naturale, ed è qui la componente naturalista dell’opera, ci porta a sondare quasi l’arte pittorica realista, spesso iperrealista, di tanta letteratura novecentesca.
La tecnica usata da Guido Maria Ratti rende la sua fotografia autonoma, assumendo una certa autorevolezza artistica: esce fuori dalla conven- zione stereotipata del pittorialismo fine e sé stesso, improntando la sua produzione verso l’evoluzione di nuovi punti di vista nel narrare e nel rap- presentare il mondo, non fermandosi, non ac- contentandosene, a uno stadio di specializzazione.
La tecnica, che si raffina sempre di più, porta a coniugare la necessità performativa e lo studio con la volontà di rappresentare liberamente, senza con- |
confini e limiti, la natura, in questo caso, quello della metropolitana parigina, civile. Lo sguardo di Guido Maria Ratti, si sa e si vede, si percepisce da subito essere stato presente da sempre, quasi dote che rende la sua produzione fruibile allo spettatore, quale sia la sua personalità, inducendoci a indagare oltre al dato di fatto oggettivo, e tangibile, che si presenta nell’opera. Guido Ratti utilizza molto anche la fase di post produzione, assemblando diverse raffigurazioni, qui il senso cinetico di movimento delle immagini, per giungere a una visione complessiva che va oltre a quel reale limitato e limitante, qualificabile, l’autore ha quasi un’attrazione per questo, come “non luogo”.
Situazioni di passaggio umano, dove spesso si accede per, poi, uscirne subito, senza soffermarsi, senza ascoltare e ascoltarsi, presi dalla foga di giungere alla propria meta nel breve tempo possibile, senza guardarsi, diventano spazi di interessante spunto per la creazione di opere. La sua fotografia diventa ciò che Willy Ronis definiva essere “lo sguardo” come qualcosa che “può affinarsi con gli anni, ma si manifesta da subito”. In Guido Ratti notiamo ciò che può essere derubricabile come capacità narrativa raffigurativa: raccontare i flussi, molti, reali e visibili, e anche interiori, l’introspezione di elementi che non si vedono, impalpabili ma vibranti, in questo il significante della sua produzione, attraverso un’espressività che tende ad armonizzare la sintesi di un fotogramma preciso, in un dato momento, determinato, quindi esaustivo ma non esaurito.
È in questo che si legge tutta la produzione di Guido Maria Ratti: un fluire continuo di immagini, che seppure riviste nella fase di post produzione, non vengono travolte, mantenendone inalterati l’equilibrio e la verosimiglianza narrativa; la società e la sua configurazione complessa traspare nel racconto di immagini di un’elaborazione senza fine, e senza fini, frutto della volontà di indagare costantemente nelle pieghe degli animi umani, e nel loro rapporto col contesto, cittadino in questo caso, evidenziata nella produzione dedicata alle metropolitane del mondo. Nel suo sito, www.guidomariaratti.com, troviamo le sue opere, soffermandoci, ed è qui che viene ulteriormente testimoniata la sua capacità, sulle foto, ritrattistica pura, in bianco e nero: un fascino misterioso si cela dietro alle immagini.
Situazioni di passaggio umano, dove spesso si accede per, poi, uscirne subito, senza soffermarsi, senza ascoltare e ascoltarsi, presi dalla foga di giungere alla propria meta nel breve tempo possibile, senza guardarsi, diventano spazi di interessante spunto per la creazione di opere. La sua fotografia diventa ciò che Willy Ronis definiva essere “lo sguardo” come qualcosa che “può affinarsi con gli anni, ma si manifesta da subito”. In Guido Ratti notiamo ciò che può essere derubricabile come capacità narrativa raffigurativa: raccontare i flussi, molti, reali e visibili, e anche interiori, l’introspezione di elementi che non si vedono, impalpabili ma vibranti, in questo il significante della sua produzione, attraverso un’espressività che tende ad armonizzare la sintesi di un fotogramma preciso, in un dato momento, determinato, quindi esaustivo ma non esaurito.
È in questo che si legge tutta la produzione di Guido Maria Ratti: un fluire continuo di immagini, che seppure riviste nella fase di post produzione, non vengono travolte, mantenendone inalterati l’equilibrio e la verosimiglianza narrativa; la società e la sua configurazione complessa traspare nel racconto di immagini di un’elaborazione senza fine, e senza fini, frutto della volontà di indagare costantemente nelle pieghe degli animi umani, e nel loro rapporto col contesto, cittadino in questo caso, evidenziata nella produzione dedicata alle metropolitane del mondo. Nel suo sito, www.guidomariaratti.com, troviamo le sue opere, soffermandoci, ed è qui che viene ulteriormente testimoniata la sua capacità, sulle foto, ritrattistica pura, in bianco e nero: un fascino misterioso si cela dietro alle immagini.
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