_Codice ISSN: 2281-9223 - Rivista d’arte diretta da F. Panizzo - Numero XII mese di Ottobre, 2013 - Anno II
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In Continu, di Sasha Waltz, in scena all’Auditorium Conciliazione di Roma il 3 ottobre 2013, inizialmente il nero domina e pervade.
Nero, indole funesta, nero della scena, dei pannelli che costituiscono il fondo e le pareti. Dimensione oscura e claustrofobica. Nero bellissimo degli eleganti abiti lunghi indossati dalle danzatrici. Le forze primordiali insite nella danza iniziale delle sette donne si trasformano e sviluppano sino a giungere alla tragedia al termine della prima sezione, che chiude con l’immagine di un’esecuzione: davanti allo sguardo impotente degli spettatori, dalla fila di corpi allineati cadono esanimi uno a uno tutti i danzatori, tranne uno. Tornano alla memoria le dolorose parole di Pablo Neruda:
“Puntarono qui i fucili carichi e ordinarono la strage spietata; trovarono qui un popolo che cantava un popolo raccolto per dovere e per amore, e l’esile fanciulla cadde con la sua bandiera, e il giovane sorridente rotolò accanto a lei ferito, e lo stupore del popolo vide cadere i morti con furia e con dolore. |
Allora, sul posto dove essi caddero assassinati, si chinarono le bandiere, per bagnarsi di sangue e per rialzarsi di fronte agli assassini”.
Nella seconda parte, più leggera, si esce dall’immersione nelle tenebre del sentimento delle relazioni umane, della guerra: appare la luce, il bianco. Bianco dei vestiti e bianco del palco che diviene foglio su cui scrivere il movimento, disegnato con tratti neri e rossi dai piedi scalzi dei ventiquattro artisti internazionali. |
Anche la musica sottolinea il cambiamento: Mozart calma lo spirito, dopo le destabilizzanti note di Edgard Varese e la furia delle percussioni suonate dal vivo da Robyn Schulkowsky.
Sembra doveroso sperare che quel Continu voglia significare non un continuum spazio temporale in cui inesorabilmente si ripetono ciclicamente crudeltà e conflitti, bensì una continua evoluzione, una tensione verso un miglioramento. Questo lavoro della celebre Sasha Waltz, nato un paio di anni fa da progetti site specific - Museo di Berlino e Maxxi di Roma, presenta elementi chiave ricorrenti nell’opera dell’artista e numerosi richiami a precedenti suoi spettacoli e tributi a diversi coreografi. Circostanza che a volte, in alcuni punti, fa emergere una certa auto- referenzialità e forme accademiche, quasi di maniera, che tolgono umanità, carnalità e autenticità alla danza.
Sembra doveroso sperare che quel Continu voglia significare non un continuum spazio temporale in cui inesorabilmente si ripetono ciclicamente crudeltà e conflitti, bensì una continua evoluzione, una tensione verso un miglioramento. Questo lavoro della celebre Sasha Waltz, nato un paio di anni fa da progetti site specific - Museo di Berlino e Maxxi di Roma, presenta elementi chiave ricorrenti nell’opera dell’artista e numerosi richiami a precedenti suoi spettacoli e tributi a diversi coreografi. Circostanza che a volte, in alcuni punti, fa emergere una certa auto- referenzialità e forme accademiche, quasi di maniera, che tolgono umanità, carnalità e autenticità alla danza.
Centrale è il rapporto tra spazio e corpo, così come l’opposizione individuo/gruppo. La massa di danzatori si muove spesso compatta, un’onda che si sposta da parte a parte, forma magmatica da cui però escono duetti e singoli. La coreografa tedesca a tale proposito spiega “la questione dell’individuo che deve entrare in accordo con il gruppo è certamente un tema politico. |
In In Continu questa relazione è affetta da violenza che in alcuni momenti è esercitata da un individuo sul gruppo, in altri dal gruppo sull’individuo.
Un fenomeno di cui si può avere esperienza a vari livelli in ogni giorno della nostra vita, perciò evoca molteplici immagini e idee. Così come la scena dell’esecuzione si riferisce a scenari di guerra purtroppo presenti in ogni parte del mondo, ora come nel passato.”
Un fenomeno di cui si può avere esperienza a vari livelli in ogni giorno della nostra vita, perciò evoca molteplici immagini e idee. Così come la scena dell’esecuzione si riferisce a scenari di guerra purtroppo presenti in ogni parte del mondo, ora come nel passato.”
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Sara Maddalena
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Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faron, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Francesco Panizzo.
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