Sezione Ecosofia Alphaville Rubrica diretta da Viviana Vacca e Silverio Zanobetti
. Per una Ecosofia del futuro
Il dodicesimo numero della rivista PASSPARnous
per la “Sezione Ecosofia”.
per la “Sezione Ecosofia”.
IV Edizione della Sezione Ecosofia
Presentazione a cura di Viviana Vacca e Silverio Zanobetti Editoriale a cura di Viviana Vacca e Silverio Zanobetti
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In quest’ultimo movimento il pensiero si arrischia a dire del cinema quello che Peirce attribui- va alla fotografia: la luce è l’oggetto concreto dell’immagine filmica, la materia di cui son fatti i segni. Se l’arte migliore è quella che cattura e rivela forze invisibili, l’immagine filmica è autonoma dal visibile fenomenico, non consiste in una rappresentazione, bensì è sempre e soltanto il risultato di un certo rapporto con la luce (naturale e artificiale).
E non è dal nero, dall’oscuro che escono i colori (Leibniz), bensì dalla luce stessa (Spinoza). «L’Oscuro è solo ombra, un semplice effetto di luce, un limite della luce su dei corpi che la riflettono (affezione) e l’assorbono (affetto)»[1].
I grandi coloristi scriveva Baudelarie, «sanno fare del colore con un abito nero, una cravatta bianca e un fondo grigio», sanno creare quella tonalità tipica di quella gelida comicità che consiste nell’assistere ai propri funerali indossando una redingote, quell’abito nero che fa di tutti noi «un’immensa sfilata di beccamorti, beccamorti politici, beccamorti innamorati, beccamorti borghesi. Tutti noi celebriamo un qualche funerale»[2]: dovremmo iniziare dal nostro per diventare finalmente molecola, per rendere possibile una relazionalità impersonale.
Note:
[1] G. Deleuze, Critica e clinica
[2] Baudelarie, Dell’eroismo della vita moderna.
E non è dal nero, dall’oscuro che escono i colori (Leibniz), bensì dalla luce stessa (Spinoza). «L’Oscuro è solo ombra, un semplice effetto di luce, un limite della luce su dei corpi che la riflettono (affezione) e l’assorbono (affetto)»[1].
I grandi coloristi scriveva Baudelarie, «sanno fare del colore con un abito nero, una cravatta bianca e un fondo grigio», sanno creare quella tonalità tipica di quella gelida comicità che consiste nell’assistere ai propri funerali indossando una redingote, quell’abito nero che fa di tutti noi «un’immensa sfilata di beccamorti, beccamorti politici, beccamorti innamorati, beccamorti borghesi. Tutti noi celebriamo un qualche funerale»[2]: dovremmo iniziare dal nostro per diventare finalmente molecola, per rendere possibile una relazionalità impersonale.
Note:
[1] G. Deleuze, Critica e clinica
[2] Baudelarie, Dell’eroismo della vita moderna.
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Le Rubriche di Alphaville
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Buona lettura..
Viviana Vacca e Silverio Zanobetti |
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Interventi
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Conferenze e
tavole rotonde Al borderline
della profilazione Articolo di Rosella Corda |
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