_Codice ISSN: 2281-9223 Rivista d’arte diretta da F. Panizzo - Numero XII mese di Ottobre, 2013 - Anno II
Tra espressionismo eclettico e sentimento: cecità nell’arte di Matteo Merla Articolo di Alessandro Rizzo |
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Stupisce nella produzione, variegata e molto eclettica, di Matteo Merla, www.matteomerla.com, giovane artista trasferitosi a Londra, dalla scultura al disegno, dalla pittura alla performance figurativa, la ricerca di una propria autonomia fondata su un approccio naturale e diretto nella comunicazione del sé al pubblico. Le sue emozioni, le sue sensazioni, i suoi stati d’animo, pervadono nelle forme, nella narrazione delle sue opere, nella loro evoluzione estetica e concettuale, nella loro cromaticità. Le pennellate sono decise, seppure lascino spazi interpretativi liberi, autonomi, vivi allo spettatore. Non vi è’ alcuna titubanza esecutiva nella produzione di Matteo Merla, che può essere considerato artista formato, seppure in continua evoluzione magmatica, progressiva. Nei ritratti si riscontra una prevalenza delle forme sulla fisicità, dando risalto e rilievo a quella plasticità che ci trasporta in un abbraccio di ricerca intima, interiore, senza scadere nel moralismo o nel paternalismo. Matteo Merla non invade come artista il campo di conoscenza artistica altrui, il percorso di indagine estetica e contenutistica che ogni spettatore fa, nella propria libertà e autonomia: Matteo Merla è, comunque, presente attraverso la sua tecnica, sempre improntata alla ricerca e alla sperimentazione, uscendo dalle sacche dell’accademismo e dell’esercizio didattico, didascalico fine a sé stesso. Niente risulta essere autocelebrativo, né improntato a una chiusura a forme di autoreferenzialità: il tutto è in una continua evoluzione nell’opera e nella produzione di Matteo Merla, forte di una formazione eclettica, e di un sentimento di totale insoddisfazione del risultato raggiunto, utile, pur nella fermezza e nella chiarezza del proprio intento artistico e della propria poeticità, a portare a continue sperimentazioni nella produzione. L’autore prende in riferimento il sentimento come oggetto principale di ispirazione e di intuizione per invenire quella forma d’arte, inventando l’arte, nel reale: l’opera aiuta a riflettere su se stesso, sull’autore nel momento della sua elaborazione e produzione, sullo spettatore nel momento della contemplazione della stessa.
L’importante, la finalità della poetica, è parlare di sentimenti, di emozioni, indurre le persone a pensare e riflettere sulla propria natura, mettendo in confronto diverse storie, esperienze, evolvendo nella ricerca di una completezza umana e di una conoscenza culturale, quasi antropologica, prima che so- ciologica: e tutto questo avviene in modo esplosivo e naturale nella sua produzione. |
L’opera di Matteo Merla si immerge e si nutre di quel mondo reale e sociale a cui deve saper comunicare, quasi facendo da pontiere tra l’ambito dell’immaginazione e della creatività, del pensiero, del ruolo iperrealista quasi surreale e inconscio del non visibile ma dell’intelligibile, dello spirituale, senza scadere nella metafisica divina, ma nutrendosi di dati reali, quasi, fortemente metaforici. È la metafora che parte dal dato tangibile, quasi fosse una visione espressionista, seppure formulata non attraverso una pedissequa condivisione dei pilastri didattici, fortemente didascalici, che tale poetica trasmette e ha trasmesso nella letteratura della storia dell’arte, ma una sua rielaborazione personale, con una propria autonomia compositiva, tecnica e concettuale, senza liquidarla come semplice “esercizio post moderno” artefatto, di maniera. Il sentimento prevale nell’arte, ed è quello che rende la sua opera non sterile, ma densa di significanti: la funzione quasi sociale dell’arte, senza rendere quest’ultima mero strumento, porta a concepire la pittura e la produzione di Matteo Merla quale percorso conoscitivo e fonte di continue emozioni, che non possono basarsi sull’apologia delle cose e degli oggetti, così come sono visti e così come sono percepiti e percepibili dalla limitatezza e finita mente umana, visione umana: niente è dato per scontato, niente è banale, niente è dato alla superficiale contemplazione.
Il tutto nella produzione di Matteo Merla è data a quella cecità del mestiere, tale da rendere insoddisfatto lo stesso autore del riprodurre il soggetto vivo, così come si mostra a una prima nostra visione disattenta: occorre indagare, procedere nell’inoltrarsi in quell’attraente e affascinante mondo dell’interiorità, al fine di trovare quegli elementi comuni e concettuali che ci portano a pensare sul futuro e sulla natura di una società, imprendibile nella propria umanità, incomprensibile nella propria struttura, difficilmente concepibile per il nostro intelletto.
Matteo Merla espone le proprie opere nella sua performance e nella sua personale allo Spazio Emmaus di Milano, in una settimana, fino al 18 ottobre, organizzata da Althea: un’interazione tra l’autore e lo spettatore spezzerà quella visione olimpica e divina dell’artista, portandolo a comunicare e a vivere della comunità, della collettività, dell’umanità, dell’umano sentire.
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Alessandro Rizzo
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