L’Imperatore di Atlantide è una di quelle rare opere che hanno il potere di portare alla luce un frammento di verità abbagliante, una verità che al suo apparire modifica la coscienza che l’uomo ha di se stesso. Come dopo la comparsa di Edipo, Amleto, o Faust non fu più possibile pensare l’uomo allo stesso modo perché era venuta a galla una nuova bolla di verità che gettava una luce nuova sul mistero del vivere e dell’esistere, così avviene per L’Imperatore di Atlantide che possiede la forza di diventare paradigma.
|
E questo diventare mito avviene in un secolo, il Novecento, che non ha avuto la forza di partorirne molti. Il Signore degli Anelli forse, e anch’esso, come l’Imperatore di Atlantide, parla di guerra, del male, della natura del potere. Come l’Iliade all’alba dell’Occidente. Ma se l’Iliade viene scritta lontano dai campi di battaglia, L’Imperatore di Atlantide nasce nel profondo dell’abisso che cerca di descrivere e di fornire di senso. Viktor Ullmann e Petr Kien scrivono l’Imperatore di Atlantide da prigionieri nel ghetto nazista di Terezín, perverso inferno di illusione e menzogna che voleva mascherare l’orrore dell’Olocausto. Lo sterminio di un popolo viene indagato nell’occhio del ciclone, nel ghetto modello che doveva ingannare non solo le vittime attirate con l’illusione della salvezza, ma anche gli organismi internazionali: l’opera che più di tutte, nel Novecento, mette a nudo l’orrore della guerra e dello sterminio è frutto dello sguardo della vittima sull’altare del sacrificio, un po’ come se Ifigenia avesse cantato il suo assassinio.
Gli Autori
L’Imperatore di Atlantide nasce dalla collaborazione di due artisti molto diversi tra loro sia per formazione che per personalità. Viktor Ullmann è musicista, compositore, direttore d’orchestra e critico di notevole spessore, Petr Kien è pittore e poeta. Uno artista maturo già allievo prediletto di Schönberg, di Haba e collaboratore di Zemlinsky, le cui composizioni, al momento del suo internamento a Terezín, hanno già ottenuto risonanza internazionale; l’altro è un giovane di 23 anni con un eccezionale talento ma appena uscito dall’Accademia di Belle Arti. Ciò che li lega è la profonda convinzione che l’arte sia una forma di contrasto alle forze distruttive della vita. Comporre, dipingere, scrivere sono una forma di lotta epica contro il male che assedia l’esistenza. Se Ullmann ritrova il senso del fare artistico proprio nel ghetto di Terezín dove: “tutto ciò che ha un rapporto con le Muse contrasta così straordinariamente con quello che ci circonda”, per Kien l’esperienza della prigionia è il primo banco di prova dove applicare la sua straordinaria attitudine alle arti.
Petr Kien, nato a Varnsdorf nel 1919 in una famiglia della media borghesia, studia a Praga sia all’Accademia di Belle Arti sia all’Officina Pragensis una scuola di pittura e grafica che, essendo privata, riesce a frequentare nonostante l’introduzione delle leggi razziali nel 1938. Giunge a Terezín il 5 dicembre 1941 con il secondo Aufbaukommando (AK), gruppi formati interamente da ebrei cechi con il compito di preparare e allestire la città di Terezín al fine di trasformarla in un ghetto ebraico. I componenti di questi AK sono relativamente sicuri, in quanto formalmente protetti da ulteriori deportazioni. I tedeschi però non garantirono lo stesso trattamento per le famiglie così molti scelsero comunque di seguire i propri famigliari nei viaggi senza ritorno verso Est. Kien stesso salì volontario sul treno che il 16 ottobre del 1944 lo portò alla morte con i suoi famigliari nelle camere a gas di Auschwitz.
A Terezín viene impiegato dalla Freizeitgestaltung (FZG), l’Organizzazione del Tempo Libero, per cui disegna poster, cartelloni pubblicitari per spettacoli, perfino le banconote fittizie del ghetto. Ma la sua vera attività come artista si svolge clandestina, a rischio della vita. Con Otto Ungar e Bedrich Fritta, i cosiddetti “pittori di Terezín”, forma una sorta di gruppo che concepisce la pittura come documento e memoria. I suoi compagni furono scoperti e uccisi dopo aver subito torture nella Piccola Fortezza di Terezín.
Meno nota è la sua produzione letteraria. A Terezín viene eseguita più volte la commedia Der Marionetten ma il testo non è sopravvissuto. Il suo nome resta legato alla composizione del libretto dell’Imperatore di Atlantide, la cui ultima versione è datata maggio 1944.
Viktor Ullmann nasce a Teschen nel 1898 da un ufficiale dell’esercito austro-ungarico dal quale riceve il titolo di barone von Tannfels, che non userà mai. Studia a Vienna dove diviene allievo di Schönberg, presso il quale conosce anche Alban Berg. Nel 1919 torna a Praga dove lavora per il Nuovo Teatro Tedesco con Zemlinsky, lavoro che ottiene proprio per l’interesse di Schönberg. Nel 1929 lascia Praga per Aussig dove diventa primo direttore mettendo in scena opere d’avanguardia come l’Arianna a Nasso di Strauss e Johnny spilt auf di Křenek, opera considerata dai nazisti l’esempio di arte degenerata. Nonostante il successo si sposta a Zurigo, dove trova impiego come Kappelmeister, lavoro che non lo soddisfa. In questo periodo di crisi inizia a conoscere il movimento di Rudolf Steiner, unendosi alla Società Antroposofica. Nel 1931 lascia la carriera artistica per dirigere una libreria steineriana a Stoccarda. L’avvento di Hitler e l’emanazione delle leggi di Norimberga lo costringono a lasciare la Germania per Praga dove comincia l’attività di critico per la rivista Der Auftakt e per la Radio Ceca. Torna allo studio della composizione con Haba, padre della musica microtonale, e compone l’opera La caduta dell’Anticristo, su libretto del poeta svizzero Albert Steffen, opera che nonostante la vittoria del premio Emil Hertzka non verrà mai messa in scena. In questi anni praghesi le sue condizioni economiche non sono buone, e la ricerca di denaro gli impedisce di dedicarsi anima e corpo alla composizione. Con l’instaurazione del Protettorato di Boemia e Moravia cerca ripetutamente di emigrare non riuscendoci finché l’8 settembre 1942 viene deportato a Terezín, insieme con la sua terza moglie. A Terezín ritrova la sua seconda moglie e il figlio Max, e una volta impiegato nel FZG ritrova anche la sua vena creativa. Nei due anni di permanenza nel ghetto compone più di venti opere (7 sonate per pianoforte, 1 quartetto, 1 sinfonia, svariati lieder, e 1 opera) più di quanto avesse scritto in precedenza. Le motivazioni di questa esplosione le fornisce lui stesso: “Devo sottolineare che Terezín è servita a stimolare, non a impedire, le mie attività musicali, che in nessun modo ci siamo seduti sulle sponde dei fiumi di Babilonia a piangere; che il nostro rispetto per l’Arte era commisurato alla nostra voglia di vivere. E io sono convinto che tutti coloro, nella vita come nell’arte, che lottano per imporre un ordine al Caos, saranno d’accordo con me”.
Anche ne La caduta dell’Anticristo, l’artista era l’unica figura che si opponeva al Reggente, personaggio che incarnava le forze ostili alla vita. Proprio grazie all’azione dell’artista, grazie alla sua opera, si sconfigge l’Anticristo.
L’arte è dunque una forma di resistenza etica e morale oltre che estetica. L’imperatore di Atlantide risponde pienamente a questo imperativo etico.
Gli Autori
L’Imperatore di Atlantide nasce dalla collaborazione di due artisti molto diversi tra loro sia per formazione che per personalità. Viktor Ullmann è musicista, compositore, direttore d’orchestra e critico di notevole spessore, Petr Kien è pittore e poeta. Uno artista maturo già allievo prediletto di Schönberg, di Haba e collaboratore di Zemlinsky, le cui composizioni, al momento del suo internamento a Terezín, hanno già ottenuto risonanza internazionale; l’altro è un giovane di 23 anni con un eccezionale talento ma appena uscito dall’Accademia di Belle Arti. Ciò che li lega è la profonda convinzione che l’arte sia una forma di contrasto alle forze distruttive della vita. Comporre, dipingere, scrivere sono una forma di lotta epica contro il male che assedia l’esistenza. Se Ullmann ritrova il senso del fare artistico proprio nel ghetto di Terezín dove: “tutto ciò che ha un rapporto con le Muse contrasta così straordinariamente con quello che ci circonda”, per Kien l’esperienza della prigionia è il primo banco di prova dove applicare la sua straordinaria attitudine alle arti.
Petr Kien, nato a Varnsdorf nel 1919 in una famiglia della media borghesia, studia a Praga sia all’Accademia di Belle Arti sia all’Officina Pragensis una scuola di pittura e grafica che, essendo privata, riesce a frequentare nonostante l’introduzione delle leggi razziali nel 1938. Giunge a Terezín il 5 dicembre 1941 con il secondo Aufbaukommando (AK), gruppi formati interamente da ebrei cechi con il compito di preparare e allestire la città di Terezín al fine di trasformarla in un ghetto ebraico. I componenti di questi AK sono relativamente sicuri, in quanto formalmente protetti da ulteriori deportazioni. I tedeschi però non garantirono lo stesso trattamento per le famiglie così molti scelsero comunque di seguire i propri famigliari nei viaggi senza ritorno verso Est. Kien stesso salì volontario sul treno che il 16 ottobre del 1944 lo portò alla morte con i suoi famigliari nelle camere a gas di Auschwitz.
A Terezín viene impiegato dalla Freizeitgestaltung (FZG), l’Organizzazione del Tempo Libero, per cui disegna poster, cartelloni pubblicitari per spettacoli, perfino le banconote fittizie del ghetto. Ma la sua vera attività come artista si svolge clandestina, a rischio della vita. Con Otto Ungar e Bedrich Fritta, i cosiddetti “pittori di Terezín”, forma una sorta di gruppo che concepisce la pittura come documento e memoria. I suoi compagni furono scoperti e uccisi dopo aver subito torture nella Piccola Fortezza di Terezín.
Meno nota è la sua produzione letteraria. A Terezín viene eseguita più volte la commedia Der Marionetten ma il testo non è sopravvissuto. Il suo nome resta legato alla composizione del libretto dell’Imperatore di Atlantide, la cui ultima versione è datata maggio 1944.
Viktor Ullmann nasce a Teschen nel 1898 da un ufficiale dell’esercito austro-ungarico dal quale riceve il titolo di barone von Tannfels, che non userà mai. Studia a Vienna dove diviene allievo di Schönberg, presso il quale conosce anche Alban Berg. Nel 1919 torna a Praga dove lavora per il Nuovo Teatro Tedesco con Zemlinsky, lavoro che ottiene proprio per l’interesse di Schönberg. Nel 1929 lascia Praga per Aussig dove diventa primo direttore mettendo in scena opere d’avanguardia come l’Arianna a Nasso di Strauss e Johnny spilt auf di Křenek, opera considerata dai nazisti l’esempio di arte degenerata. Nonostante il successo si sposta a Zurigo, dove trova impiego come Kappelmeister, lavoro che non lo soddisfa. In questo periodo di crisi inizia a conoscere il movimento di Rudolf Steiner, unendosi alla Società Antroposofica. Nel 1931 lascia la carriera artistica per dirigere una libreria steineriana a Stoccarda. L’avvento di Hitler e l’emanazione delle leggi di Norimberga lo costringono a lasciare la Germania per Praga dove comincia l’attività di critico per la rivista Der Auftakt e per la Radio Ceca. Torna allo studio della composizione con Haba, padre della musica microtonale, e compone l’opera La caduta dell’Anticristo, su libretto del poeta svizzero Albert Steffen, opera che nonostante la vittoria del premio Emil Hertzka non verrà mai messa in scena. In questi anni praghesi le sue condizioni economiche non sono buone, e la ricerca di denaro gli impedisce di dedicarsi anima e corpo alla composizione. Con l’instaurazione del Protettorato di Boemia e Moravia cerca ripetutamente di emigrare non riuscendoci finché l’8 settembre 1942 viene deportato a Terezín, insieme con la sua terza moglie. A Terezín ritrova la sua seconda moglie e il figlio Max, e una volta impiegato nel FZG ritrova anche la sua vena creativa. Nei due anni di permanenza nel ghetto compone più di venti opere (7 sonate per pianoforte, 1 quartetto, 1 sinfonia, svariati lieder, e 1 opera) più di quanto avesse scritto in precedenza. Le motivazioni di questa esplosione le fornisce lui stesso: “Devo sottolineare che Terezín è servita a stimolare, non a impedire, le mie attività musicali, che in nessun modo ci siamo seduti sulle sponde dei fiumi di Babilonia a piangere; che il nostro rispetto per l’Arte era commisurato alla nostra voglia di vivere. E io sono convinto che tutti coloro, nella vita come nell’arte, che lottano per imporre un ordine al Caos, saranno d’accordo con me”.
Anche ne La caduta dell’Anticristo, l’artista era l’unica figura che si opponeva al Reggente, personaggio che incarnava le forze ostili alla vita. Proprio grazie all’azione dell’artista, grazie alla sua opera, si sconfigge l’Anticristo.
L’arte è dunque una forma di resistenza etica e morale oltre che estetica. L’imperatore di Atlantide risponde pienamente a questo imperativo etico.
La composizione de l’Imperatore di Atlantide, il cui sottotitolo è il rifiuto della Morte, inizia probabilmente nell’estate del 1943 e viene completata il 18 novembre data che appare sulla partitura originale. L’opera viene comunque rimaneggiata più volte nei primi mesi del 1944. Il 3 marzo la FZG decide l’allestimento dell’Imperatore di Atlantide in concomitanza con lo Stadtverschönerung, l’abbellimento della città voluto dai nazisti in previsione della visita della Croce Rossa Internazionale. Si iniziano le prove in aprile nelle sale del Ginnasio Sokol. In agosto e settembre vengono organizzate due prove generali e una prova costume anche se l’opera non andò mai in scena a causa della deportazione di quasi tutto il cast il 16 ottobre 1944. Ullmann aveva più volte criticato l’allestimento di alcune opere a Terezín, per esempio il Flauto Magico, in quanto non tenevano in dovuto conto le condizioni materiali del ghetto: cantanti e orchestre venivano spesso messi insieme unendo dilettanti e professionisti, gli strumenti erano spesso in condizioni pessime (il pianoforte usato a Terezín era senza due gambe e l’accordatura era precaria), mancavano leggii e carta da musica, le prove dovevano essere eseguite in condizioni delicate, dopo otto/dieci ore di lavoro, con l’incubo costante dei trasporti. Conscio delle critiche da lui stesso espresse e delle condizioni elencate, Ullmann concepisce un opera snella della durata di neanche un’ora con 7 cantanti, 2 danzatori e un orchestra di soli 13 elementi. Il famoso basso Karel Berman, unico sopravvissuto, impersonava la Morte, Walter Windholz il Kaiser Overall, David Prinfeld era Arlecchino, Marion Podonier la ragazza e Hilde Aronson Lindt il Tamburo. La direzione era affidata al direttore Karel Schächter, le scene al berlinese Karl Meinhard. Niente sappiamo su chi impersonasse l’Altoparlante e il Soldato ne di chi danzasse le Danze dei Morti. Venuto a conoscenza del suo inserimento nelle liste dei trasporti del 16 ottobre 1944, Ullmann lasciò la partitura dell’Imperatore di Atlantide e delle altre sue opere nelle mani del dott. Emil Utiz, direttore della biblioteca di Terezín, con la preghiera che se fosse sopravvissuto di consegnarle al Dott. Hans Gunther Adler. Se Ullmann e Kien morirono il 17 ottobre nelle camere a gas di Auschwitz, sia Utiz che Adler sopravvissero. Utiz consegnò le partiture ad Adler a Londra nel 1947. Il dott. Adler tentò di far eseguire l’opera ma i tempi non erano maturi, L’Olocausto era un tema ancora troppo vivo e presente. Per la prima mondiale si dovette attendere il dicembre del 1975.
L’Imperatore di Atlantide è un opera in quattro quadri preceduti da un breve prologo che elenca i personaggi.
Prologo
Vengono presentati i personaggi: l’imperatore Overall, solo e chiuso nel suo palazzo; il Tam- buro e l’Altoparlante, un Soldato e una Fanciulla, la Morte, nelle vesti di un soldato a riposo, e Arlecchino, che rappresenta la vita. Questi ultimi sono imprigionati in una sorta di ghetto, in un luogo imprecisato, la Morte che non sa più piangere, e la Vita che non sa più ridere, entrambi in un mondo che: “ha dimenticato come si fa a gioire della vita e a morire la morte”.
Primo quadro
Arlecchino e la Morte sono nel ghetto. Non riescono più a distinguere i giorni che si susseguo- no tutti uguali. Arlecchino si lamenta che nessuno ride più di lui, la Morte invece rimpiange le guerre passate dove gli uomini si addobbavano per onorarla, invece ora si uccide troppo velocemente svilendo la sua opera. Improvvisamente appare il Tamburo che annuncia la proclamazione, in nome dell’Imperatore Overall, di una guerra di tutti contro tutti. La Morte non potendo svolgere con dignità il suo mestiere, decide di abdicare.
Secondo quadro
L’imperatore Overall è nel suo palazzo, ascolta l’Altoparlante che riferisce i rapporti dal fron- te. Overall lo interroga sul numero dei caduti e sullo sfruttamento dei loro cadaveri. Soddisfatto dei primi rapporti chiede notizie dell’at-tentatore e se sia stata eseguita la condanna a morte. L’Altoparlante riferisce che la Morte tarda ad arrivare. Overall incredulo ordina una seconda esecuzione ma il risultato è lo stesso: la Morte non giunge. Comprendendo che se la Morte non si manifesta il suo potere si sfalderà, per correre ai ripari, proclama per tutti la vita eterna.
Terzo Quadro
Un Soldato e una Ragazza, si scontrano sul campo di battaglia. Il Soldato in un primo tempo non la riconosce per- ché ha i capelli tagliati alla maschietto (in tedesco la fanciulla è chiamata Bubikopf, termine che indica appunto un taglio alla maschietto), poi quando capisce che è una donna si rifiuta di combattere ancora. La ragazza intuisce che oltre alla guerra c’è anche altro così appare il Tamburo che cerca di convincerla a continuare a combattere. È ormai troppo tardi, la vita rifiorisce, Arlecchino è liberato dalla sua prigione, l’amore scoppia tra il Soldato e Bubikopf.
Quarto quadro
Di nuovo nel palazzo di Overall. Ancora l’Altoparlante che riferisce rapporti dal fronte ma ormai le truppe sono in rotta: l’impero si sta sfaldando. Giungono a palazzo la Morte e Arlecchino. Overall chiede alla Morte di tornare a operare nel mondo. La Morte acconsente ma a una condizione: l’imperatore di Atlantide per primo si dovrà sottoporre al suo potere. Overall comprende di essere stato sconfitto e quindi acconsente ma non prima di aver lanciato un’ultima maledizione: la guerra è finita, ma soltanto questa guerra! Il fuoco è soltanto sopito, non spento e presto tornerà a divampare più forte di prima.
Prologo
Vengono presentati i personaggi: l’imperatore Overall, solo e chiuso nel suo palazzo; il Tam- buro e l’Altoparlante, un Soldato e una Fanciulla, la Morte, nelle vesti di un soldato a riposo, e Arlecchino, che rappresenta la vita. Questi ultimi sono imprigionati in una sorta di ghetto, in un luogo imprecisato, la Morte che non sa più piangere, e la Vita che non sa più ridere, entrambi in un mondo che: “ha dimenticato come si fa a gioire della vita e a morire la morte”.
Primo quadro
Arlecchino e la Morte sono nel ghetto. Non riescono più a distinguere i giorni che si susseguo- no tutti uguali. Arlecchino si lamenta che nessuno ride più di lui, la Morte invece rimpiange le guerre passate dove gli uomini si addobbavano per onorarla, invece ora si uccide troppo velocemente svilendo la sua opera. Improvvisamente appare il Tamburo che annuncia la proclamazione, in nome dell’Imperatore Overall, di una guerra di tutti contro tutti. La Morte non potendo svolgere con dignità il suo mestiere, decide di abdicare.
Secondo quadro
L’imperatore Overall è nel suo palazzo, ascolta l’Altoparlante che riferisce i rapporti dal fron- te. Overall lo interroga sul numero dei caduti e sullo sfruttamento dei loro cadaveri. Soddisfatto dei primi rapporti chiede notizie dell’at-tentatore e se sia stata eseguita la condanna a morte. L’Altoparlante riferisce che la Morte tarda ad arrivare. Overall incredulo ordina una seconda esecuzione ma il risultato è lo stesso: la Morte non giunge. Comprendendo che se la Morte non si manifesta il suo potere si sfalderà, per correre ai ripari, proclama per tutti la vita eterna.
Terzo Quadro
Un Soldato e una Ragazza, si scontrano sul campo di battaglia. Il Soldato in un primo tempo non la riconosce per- ché ha i capelli tagliati alla maschietto (in tedesco la fanciulla è chiamata Bubikopf, termine che indica appunto un taglio alla maschietto), poi quando capisce che è una donna si rifiuta di combattere ancora. La ragazza intuisce che oltre alla guerra c’è anche altro così appare il Tamburo che cerca di convincerla a continuare a combattere. È ormai troppo tardi, la vita rifiorisce, Arlecchino è liberato dalla sua prigione, l’amore scoppia tra il Soldato e Bubikopf.
Quarto quadro
Di nuovo nel palazzo di Overall. Ancora l’Altoparlante che riferisce rapporti dal fronte ma ormai le truppe sono in rotta: l’impero si sta sfaldando. Giungono a palazzo la Morte e Arlecchino. Overall chiede alla Morte di tornare a operare nel mondo. La Morte acconsente ma a una condizione: l’imperatore di Atlantide per primo si dovrà sottoporre al suo potere. Overall comprende di essere stato sconfitto e quindi acconsente ma non prima di aver lanciato un’ultima maledizione: la guerra è finita, ma soltanto questa guerra! Il fuoco è soltanto sopito, non spento e presto tornerà a divampare più forte di prima.
In un articolo del 1937 dal titolo La musica e lo stato scritto da Ullmann si parla di Atlantide. L’articolo fu scritto dopo la morte del presidente ceco Masaryk in un clima di crescente preoccupazione a causa delle pretese di annessione della Repubblica Ceca nel Reich tedesco. Ullmann parlando del regime di Hitler ricorda il mito platonico del Timeo e del Crizia laddove Atlantide, a causa dell’insorgere della bramosia di ricchezze e conquiste nell’animo ormai non più divino dei suoi governanti, fu punita da Zeus: in una sola notte Atlantide fu seppellita dalle acque.
Il 21 maggio 1938, giorno della mobilitazione della Cecoslovacchia contro la Germania, fu rappresentata a Praga la Malattia Bianca di Karel Čapek. In quest’opera dell’inventore dei robot il fascismo è una malattia e la morte si rifiuta di fare il suo mestiere. Nell’articolo di Ullmann e nella commedia di Čapek possiamo scorgere la ragione del titolo e del sottotitolo dell’opera.
Ullmann e Kien scelgono dunque di lanciare una sfida già nel titolo: Atlantide per la sua sete di dominio verrà sommersa e la morte si rifiuterà si sottomettersi al suo potere perverso. Parallelamente nella musica il primo squillo di tromba che segna l’inizio dell’opera è una citazione del tema iniziale dell’Asrael di Suk, sinfonia che veniva eseguita in Cecoslovacchia in occasione dei lutti nazionali. Asrael è l’angelo della morte e il suo tema, vero e proprio leitmotiv è associato all’Altoparlante e all’Imperatore.
Il prologo in cui si elenca i personaggi e la musica associa a ciascuno il suo leitmotiv, ricorda il teatro medievale, i mistery plays e Everyman su tutti. L’influsso medievale ricorre sia nel testo che nella partitura dove sono chiaramente indicate delle Totentanz, o danze dei morti, genere molto presente nella cultura tedesca e mitteleuropea nell’Età di mezzo. Nelle Totentanz i tipi umani scorrono nella vicenda accompagnati dalla morte che livella i destini dell’uomo: la morte onnipresente e vincitrice suprema protagonista nella vita dell’uomo a cui perfino i re e gli imperatori devono inchinarsi. Sempre medievale è la leggenda di Harleking, il demone guidatore delle schiere dei morti penitenti, il demone che dette origine alla maschera di Arlecchino. I personaggi elencati ricordano invece le carte dei tarocchi: la Morte, il Matto, l’Imperatore, gli Amanti (il Soldato e la Ragazza diverranno amanti alla fine del terzo quadro). Non è superfluo ricordare che nella letteratura ceca di inizio secolo, soprattutto quella di stampo espressionista, i simboli dei tarocchi erano molto presenti, su tutti si ricordi il Golem di Meyrink.
Nonostante i continui riferimenti alla letteratura medievale ed espressionista non mancano però fin dall’inizio allusioni alla contemporaneità. Innanzitutto la figura di dell’imperatore Overall, parodia fin dal nome dell’imperativo tedesco Über alles, che chiaramente impersona Hitler, “racchiuso nel suo palazzo tutto solo per poter governare meglio”, allusioni ai suoi vari palazzi/bunker il Nido dell’Aquila o la Tana del Lupo. Poi il Tamburo, chiaro riferimento a Goebbels, chiamato spesso il Tamburo della Propaganda, di cui deteneva il ministero. Il Tamburo viene detto “personaggio non del tutto reale come la radio” riportando ancora una volta a Goebbels il cui ministero controllava appunto anche la Radio. L’Altoparlante è probabilmente associabile a Goering. Le tre figure ricostruiscono una sorta di triade o trinità del male che governa il mondo di Atlantide.
Il potere di Overall e dei suoi aiutanti conduce Arlecchino e la Morte nell’Ausgedinge. Non c’è una vera traduzione in italiano per questo termine che riporta a un istituzione militare austroungarica, una sorta di ospizio per vecchi soldati. Quello che appare chiara è che sia la Vita, impersonata da Arlecchino, sia la Morte, vestita appunto come un vecchio soldato (la morte in tedesco è termine maschile) sono situati in un luogo recluso, una sorta di prigione in cui entrambi sono impossibilitati o limitati ad agire.
L’atmosfera del primo quadro descrive velatamente la vita nel ghetto, Arlecchino dice che i giorni son tutti uguali e che cambia giorno solo “quando posso cambiarmi la camicia”. La vita scorre come “una fotografia sbiadita”, la noia è cifra costante tanto che chiede alla Morte di ucciderlo. La Morte ricorda con orgoglio il suo passato glorioso, i suoi giorni felici in cui correva con i cavalli di Attila o le tigri di Gengis Khan, dove gli uomini onoravano la morte e si abbigliava per lei. Il duetto tra Arlecchino e la Morte richiama la Messa da Requiem di Dvorak. Quest’atmosfera limbica impregnata di ricordi e di assenze viene rotta dall’intervento del Tamburo. La musica, parodiando l’inno tedesco, accompagna il Tamburo che elenca i titoli dell’Imperatore Overall, ultimo dei quali è ironicamente quello di Re di Gerusalemme. La parodia dell’inno tedesco è una costante nelle opere prodotte a Terezín. La Sinfonia Terezin di Carlo Taube conteneva un refrein in cui le note dell’inno tedesco si ripetevano ossessivamente declinando sempre più nel caos alludendo al futuro crollo della Germania Nazista.
L’editto lanciato dal Tamburo in nome dell’Imperatore Overall viene emanato nel quindicesi- mo anno di regno, e quindici anni esatti trascorrono dalla pubblicazione del Mein Kamp (1924) fino all’entrata in guerra della Germania (1939). La Morte mentre ascolta il proclama disegna figure nella sabbia, ricordando il brano del vangelo di Giovanni in cui Cristo compie lo stesso gesto quando viene lui presentata l’adultera che tutti vogliono uccidere: il rifiuto di Cristo di sottoporsi alle leggi degli uomini prelude a quello della Morte.
Il secondo quadro è dominato fin dall’inizio da sottili e tremende allusioni alla contempora-neità. L’imperatore chiede notizie dal fronte, gli eserciti marciano vittoriosi, un’altra città è caduta e i cadaveri sono stati mandati al centro di riciclaggio: ne sono stati ricavati 10000 Kg di fosforo! Nessuno nel ghetto di Terezín sapeva esattamente cosa succedeva a coloro che venivano inviati a Est. Solo voci che oscillavano tra il più speranzoso ottimismo fino al più cupo pessimismo. Durante il 1943 alcune notizie più certe filtrarono nel campo a causa dell’arrivo di un convoglio di bambini provenienti da Byalistok, erroneamente inviato a Terezín. I bambini molto laceri e malconci non vollero entrare nelle docce perché sapevano che le docce nascondevano le camere a Gas. Sia i bambini che le infermiere che si occuparono di loro, tra cui la sorella di Kafka Ottilie, furono, prima separati dal resto dei prigionieri e poi fatti sparire, affinché queste notizie non circolassero. Non è escluso quindi che oltre alla notizia delle camere a gas fosse pervenuto ai prigionieri qualcos’altro delle perverse pratiche dei campi di sterminio.
Overall è soddisfatto e chiede ora notizie dell’attentatore. Non è superfluo ricordare che la resistenza tedesca cercò di attuare ben 17 attentati alla vita di Adolf Hitler, ultimo e più famoso, quello del 20 luglio 1944. L’attentatore è stato impiccato ma non muore. Contrariato Overall ordina di fucilarlo, ma la morte nonostante sia passata più di un’ora, non vuole arrivare. Overall ordina, sfidando la morte, di proclamare la vita eterna per tutti usando le parole di San Paolo nella Lettera ai Corinzi: “Morte dov’è il tuo pungiglione?Inferno dov’è la tua vittoria?”. Musicalmente il tema di Overall è una autocitazione di Ullmann da La caduta dell’Anticristo, il tema del Reggente che incarnava il male contro cui risultava vincitrice l’opera dell’Artista.
Il terzo quadro è dominato nel musica da un’atmosfera alla Kurt Weill, richiami jazzistici e di foxtrot accompagnano il sorgere dell’amore tra Bubikopf e il Soldato. Bubikopf è una donna quasi spersonalizzata, con i capelli tagliati corti come le donne dei campi, una donna che non porta la vita, ma da soldato è costretta a uccidere e non conosce altra realtà. Incontrando il Soldato non immagina nemmeno che l’amore possa essere una possibilità e incredula si chiede: “È vero che ci sono paesaggi non sfigurati dai crateri delle granate? È vero che ci sono parole senza durezza e ostilità? E prati pieni di colori?”. La speranza che risorge viene contrastata dal Tamburo ma ormai Arlecchino è fuggito dall’Ausgedinge e la vita può risorgere. Se infatti fino a quel momento gli accordi dominanti sono legati alla triade Imperatore/Tamburo/Altoparlante ora cominciano a dominare gli accordi legati a Arlecchino, ma soprattutto alla Morte.
Nel quarto quadro le forze dell’imperatore vengono meno, i rivoltosi stanno facendo cadere il perverso regno di Overall, liberando le città e gli ospedali per morti-viventi. Arlecchino e la Morte giungono nel palazzo. Overall deve cadere, l’antico ordine deve essere restaurato. Arlecchino canta all’imperatore morente una famosa ninnananna tedesca (Schlaf kindchen, schlaf) mentre l’aria finale dell’imperatore è ancora un’autocitazione della Fantasia Sinfonica di Ullmann. Il finale richiama invece il corale luterano “Eine feste Burg is unser Gott” che fu usato in passato da musicisti ebrei come Mendelssohn nella sinfonia n.5 e Meyerbeer nelle sua opera Gli Ugonotti. Questa citazione di un corale tedesco musicato da musicisti ebrei è l’ultima sfida lanciata da Ullmann al regime nazista.
Musicalmente l’intera opera utilizza moltissimi registri e stili musicali, dalla polifonia, all’avanguardia novecentesca, fino ai generi popolari, lo shimmy, il Blues e la canzonetta. Numerosissime le citazioni da Mahler, Weil, Brahms, Suk, Bach, Dvorak, etc, il tutto legato dalla teoria Ullmanniana dell’unità nella diversità decisamente contraria ai dettami della cultura del regime nazista dove era ammesso un solo tono.
Ogni scelta nel testo come nella partitura è un gesto di rivolta, tanto che ci si è chiesto se quest’opera fu la causa della deportazione degli autori e di quasi tutto il cast. Gli autori per altro erano consci del loro gesto di sfida tanto che sottoposero alla censura nazista un testo molto edulcorato, riscrivendo quello originale proprio sul retro dei fogli che contenevano i moduli delle liste dei trasporti. Eppure non sembra che l’opera sia stata causa della loro triste e prematura fine. Kien salì sul trasporto volontariamente per seguire la moglie e i famigliari. Il basso Karel Berman che impersonava la Morte, rimase a Terezín e sopravvisse. I nazisti forse non si preoccuparono di cosa venisse composto o scritto nel ghetto. Semplicemente erano convinti che tutti i loro prigionieri sarebbero passati per il camino di Auschwitz. Fortunatamente non fu così, e il gesto di sfida di Ullmann e Kien è potuto sopravvivere e testimoniare della caduta di Overall.
Il 21 maggio 1938, giorno della mobilitazione della Cecoslovacchia contro la Germania, fu rappresentata a Praga la Malattia Bianca di Karel Čapek. In quest’opera dell’inventore dei robot il fascismo è una malattia e la morte si rifiuta di fare il suo mestiere. Nell’articolo di Ullmann e nella commedia di Čapek possiamo scorgere la ragione del titolo e del sottotitolo dell’opera.
Ullmann e Kien scelgono dunque di lanciare una sfida già nel titolo: Atlantide per la sua sete di dominio verrà sommersa e la morte si rifiuterà si sottomettersi al suo potere perverso. Parallelamente nella musica il primo squillo di tromba che segna l’inizio dell’opera è una citazione del tema iniziale dell’Asrael di Suk, sinfonia che veniva eseguita in Cecoslovacchia in occasione dei lutti nazionali. Asrael è l’angelo della morte e il suo tema, vero e proprio leitmotiv è associato all’Altoparlante e all’Imperatore.
Il prologo in cui si elenca i personaggi e la musica associa a ciascuno il suo leitmotiv, ricorda il teatro medievale, i mistery plays e Everyman su tutti. L’influsso medievale ricorre sia nel testo che nella partitura dove sono chiaramente indicate delle Totentanz, o danze dei morti, genere molto presente nella cultura tedesca e mitteleuropea nell’Età di mezzo. Nelle Totentanz i tipi umani scorrono nella vicenda accompagnati dalla morte che livella i destini dell’uomo: la morte onnipresente e vincitrice suprema protagonista nella vita dell’uomo a cui perfino i re e gli imperatori devono inchinarsi. Sempre medievale è la leggenda di Harleking, il demone guidatore delle schiere dei morti penitenti, il demone che dette origine alla maschera di Arlecchino. I personaggi elencati ricordano invece le carte dei tarocchi: la Morte, il Matto, l’Imperatore, gli Amanti (il Soldato e la Ragazza diverranno amanti alla fine del terzo quadro). Non è superfluo ricordare che nella letteratura ceca di inizio secolo, soprattutto quella di stampo espressionista, i simboli dei tarocchi erano molto presenti, su tutti si ricordi il Golem di Meyrink.
Nonostante i continui riferimenti alla letteratura medievale ed espressionista non mancano però fin dall’inizio allusioni alla contemporaneità. Innanzitutto la figura di dell’imperatore Overall, parodia fin dal nome dell’imperativo tedesco Über alles, che chiaramente impersona Hitler, “racchiuso nel suo palazzo tutto solo per poter governare meglio”, allusioni ai suoi vari palazzi/bunker il Nido dell’Aquila o la Tana del Lupo. Poi il Tamburo, chiaro riferimento a Goebbels, chiamato spesso il Tamburo della Propaganda, di cui deteneva il ministero. Il Tamburo viene detto “personaggio non del tutto reale come la radio” riportando ancora una volta a Goebbels il cui ministero controllava appunto anche la Radio. L’Altoparlante è probabilmente associabile a Goering. Le tre figure ricostruiscono una sorta di triade o trinità del male che governa il mondo di Atlantide.
Il potere di Overall e dei suoi aiutanti conduce Arlecchino e la Morte nell’Ausgedinge. Non c’è una vera traduzione in italiano per questo termine che riporta a un istituzione militare austroungarica, una sorta di ospizio per vecchi soldati. Quello che appare chiara è che sia la Vita, impersonata da Arlecchino, sia la Morte, vestita appunto come un vecchio soldato (la morte in tedesco è termine maschile) sono situati in un luogo recluso, una sorta di prigione in cui entrambi sono impossibilitati o limitati ad agire.
L’atmosfera del primo quadro descrive velatamente la vita nel ghetto, Arlecchino dice che i giorni son tutti uguali e che cambia giorno solo “quando posso cambiarmi la camicia”. La vita scorre come “una fotografia sbiadita”, la noia è cifra costante tanto che chiede alla Morte di ucciderlo. La Morte ricorda con orgoglio il suo passato glorioso, i suoi giorni felici in cui correva con i cavalli di Attila o le tigri di Gengis Khan, dove gli uomini onoravano la morte e si abbigliava per lei. Il duetto tra Arlecchino e la Morte richiama la Messa da Requiem di Dvorak. Quest’atmosfera limbica impregnata di ricordi e di assenze viene rotta dall’intervento del Tamburo. La musica, parodiando l’inno tedesco, accompagna il Tamburo che elenca i titoli dell’Imperatore Overall, ultimo dei quali è ironicamente quello di Re di Gerusalemme. La parodia dell’inno tedesco è una costante nelle opere prodotte a Terezín. La Sinfonia Terezin di Carlo Taube conteneva un refrein in cui le note dell’inno tedesco si ripetevano ossessivamente declinando sempre più nel caos alludendo al futuro crollo della Germania Nazista.
L’editto lanciato dal Tamburo in nome dell’Imperatore Overall viene emanato nel quindicesi- mo anno di regno, e quindici anni esatti trascorrono dalla pubblicazione del Mein Kamp (1924) fino all’entrata in guerra della Germania (1939). La Morte mentre ascolta il proclama disegna figure nella sabbia, ricordando il brano del vangelo di Giovanni in cui Cristo compie lo stesso gesto quando viene lui presentata l’adultera che tutti vogliono uccidere: il rifiuto di Cristo di sottoporsi alle leggi degli uomini prelude a quello della Morte.
Il secondo quadro è dominato fin dall’inizio da sottili e tremende allusioni alla contempora-neità. L’imperatore chiede notizie dal fronte, gli eserciti marciano vittoriosi, un’altra città è caduta e i cadaveri sono stati mandati al centro di riciclaggio: ne sono stati ricavati 10000 Kg di fosforo! Nessuno nel ghetto di Terezín sapeva esattamente cosa succedeva a coloro che venivano inviati a Est. Solo voci che oscillavano tra il più speranzoso ottimismo fino al più cupo pessimismo. Durante il 1943 alcune notizie più certe filtrarono nel campo a causa dell’arrivo di un convoglio di bambini provenienti da Byalistok, erroneamente inviato a Terezín. I bambini molto laceri e malconci non vollero entrare nelle docce perché sapevano che le docce nascondevano le camere a Gas. Sia i bambini che le infermiere che si occuparono di loro, tra cui la sorella di Kafka Ottilie, furono, prima separati dal resto dei prigionieri e poi fatti sparire, affinché queste notizie non circolassero. Non è escluso quindi che oltre alla notizia delle camere a gas fosse pervenuto ai prigionieri qualcos’altro delle perverse pratiche dei campi di sterminio.
Overall è soddisfatto e chiede ora notizie dell’attentatore. Non è superfluo ricordare che la resistenza tedesca cercò di attuare ben 17 attentati alla vita di Adolf Hitler, ultimo e più famoso, quello del 20 luglio 1944. L’attentatore è stato impiccato ma non muore. Contrariato Overall ordina di fucilarlo, ma la morte nonostante sia passata più di un’ora, non vuole arrivare. Overall ordina, sfidando la morte, di proclamare la vita eterna per tutti usando le parole di San Paolo nella Lettera ai Corinzi: “Morte dov’è il tuo pungiglione?Inferno dov’è la tua vittoria?”. Musicalmente il tema di Overall è una autocitazione di Ullmann da La caduta dell’Anticristo, il tema del Reggente che incarnava il male contro cui risultava vincitrice l’opera dell’Artista.
Il terzo quadro è dominato nel musica da un’atmosfera alla Kurt Weill, richiami jazzistici e di foxtrot accompagnano il sorgere dell’amore tra Bubikopf e il Soldato. Bubikopf è una donna quasi spersonalizzata, con i capelli tagliati corti come le donne dei campi, una donna che non porta la vita, ma da soldato è costretta a uccidere e non conosce altra realtà. Incontrando il Soldato non immagina nemmeno che l’amore possa essere una possibilità e incredula si chiede: “È vero che ci sono paesaggi non sfigurati dai crateri delle granate? È vero che ci sono parole senza durezza e ostilità? E prati pieni di colori?”. La speranza che risorge viene contrastata dal Tamburo ma ormai Arlecchino è fuggito dall’Ausgedinge e la vita può risorgere. Se infatti fino a quel momento gli accordi dominanti sono legati alla triade Imperatore/Tamburo/Altoparlante ora cominciano a dominare gli accordi legati a Arlecchino, ma soprattutto alla Morte.
Nel quarto quadro le forze dell’imperatore vengono meno, i rivoltosi stanno facendo cadere il perverso regno di Overall, liberando le città e gli ospedali per morti-viventi. Arlecchino e la Morte giungono nel palazzo. Overall deve cadere, l’antico ordine deve essere restaurato. Arlecchino canta all’imperatore morente una famosa ninnananna tedesca (Schlaf kindchen, schlaf) mentre l’aria finale dell’imperatore è ancora un’autocitazione della Fantasia Sinfonica di Ullmann. Il finale richiama invece il corale luterano “Eine feste Burg is unser Gott” che fu usato in passato da musicisti ebrei come Mendelssohn nella sinfonia n.5 e Meyerbeer nelle sua opera Gli Ugonotti. Questa citazione di un corale tedesco musicato da musicisti ebrei è l’ultima sfida lanciata da Ullmann al regime nazista.
Musicalmente l’intera opera utilizza moltissimi registri e stili musicali, dalla polifonia, all’avanguardia novecentesca, fino ai generi popolari, lo shimmy, il Blues e la canzonetta. Numerosissime le citazioni da Mahler, Weil, Brahms, Suk, Bach, Dvorak, etc, il tutto legato dalla teoria Ullmanniana dell’unità nella diversità decisamente contraria ai dettami della cultura del regime nazista dove era ammesso un solo tono.
Ogni scelta nel testo come nella partitura è un gesto di rivolta, tanto che ci si è chiesto se quest’opera fu la causa della deportazione degli autori e di quasi tutto il cast. Gli autori per altro erano consci del loro gesto di sfida tanto che sottoposero alla censura nazista un testo molto edulcorato, riscrivendo quello originale proprio sul retro dei fogli che contenevano i moduli delle liste dei trasporti. Eppure non sembra che l’opera sia stata causa della loro triste e prematura fine. Kien salì sul trasporto volontariamente per seguire la moglie e i famigliari. Il basso Karel Berman che impersonava la Morte, rimase a Terezín e sopravvisse. I nazisti forse non si preoccuparono di cosa venisse composto o scritto nel ghetto. Semplicemente erano convinti che tutti i loro prigionieri sarebbero passati per il camino di Auschwitz. Fortunatamente non fu così, e il gesto di sfida di Ullmann e Kien è potuto sopravvivere e testimoniare della caduta di Overall.
Conclusioni Questa breve seppur sommaria analisi testuale e musicale de l’Imperatore di Atlantide non aveva l’obbiettivo di essere esaustiva ma quello di fornire un’idea della complessità di un’opera nata in circostanze estreme. Ne l’Imperatore di Atlantide si possono ritrovare innumerevoli livelli di lettura dove mito e presente storico, citazione dotta e musica popolare si fondono meravigliosamente fornendo alla comunità cui era rivolto uno strumento culturale attraverso cui rielaborare e metabolizzare la realtà. |
Inoltre il suo utilizzo della realtà trasformata in elemento mitico permette all’opera di superare il suo tempo presente per divenire universale. Il suo messaggio vale in ogni tempo sotto ogni latitudine ricordandoci, per usare le parole di Artaud, che: “il cielo può caderci in testa in ogni momento”. Come la tragedia classica, come Shakespeare, l’Imperatore di Atlantide non fornisce alcuna rassicurazione, nonostante il lieto finale. Anzi manifesta la ciclicità di un fenomeno che vede la brama di dominio mettere in crisi la vita e la morte, e la forza che la vita e la morte posseggono e devono mettere in campo per contrastare tale potere disgregante.
Inoltre in un periodo in cui la manifestazione culturale è divenuta frivolo enterteinment, in cui tutto deve essere leggero perché la gente ha già tanti problemi, un’opera come l’Imperatore di Atlantide diviene un faro meravigliosamente splendente per recuperare una funzione all’opera d’arte: rivolta, prassi filosofica che fornisce senso e suscita domande inquietanti, pratica di svelamento della verità e trasformazione mitica della stessa al fine della sua universalità. L’arte non deve essere rassicurante né per il pubblico né per gli artisti stessi, come diceva Artaud essa deve essere virale come la peste, suscitare crisi, sconvolgere la realtà non esserne complice compiacente.
Gli autori de l’Imperatore di Atlantide ci insegnano che nel realizzare un’opera d’arte si corre un rischio totale, si scende in guerra con le forze più oscure dell’essere: la lotta che l’artista ingaggia con l’informe per portare a galla bolle si senso è epica e in questo sta l’essenza e il fondamento del suo operare. Ogni altra forma di essere artista non è che manifestazione impiegatizia di artigianato d’uso e vaniloquio mondano da dopolavoro.
Inoltre in un periodo in cui la manifestazione culturale è divenuta frivolo enterteinment, in cui tutto deve essere leggero perché la gente ha già tanti problemi, un’opera come l’Imperatore di Atlantide diviene un faro meravigliosamente splendente per recuperare una funzione all’opera d’arte: rivolta, prassi filosofica che fornisce senso e suscita domande inquietanti, pratica di svelamento della verità e trasformazione mitica della stessa al fine della sua universalità. L’arte non deve essere rassicurante né per il pubblico né per gli artisti stessi, come diceva Artaud essa deve essere virale come la peste, suscitare crisi, sconvolgere la realtà non esserne complice compiacente.
Gli autori de l’Imperatore di Atlantide ci insegnano che nel realizzare un’opera d’arte si corre un rischio totale, si scende in guerra con le forze più oscure dell’essere: la lotta che l’artista ingaggia con l’informe per portare a galla bolle si senso è epica e in questo sta l’essenza e il fondamento del suo operare. Ogni altra forma di essere artista non è che manifestazione impiegatizia di artigianato d’uso e vaniloquio mondano da dopolavoro.
L’Imperatore di Atlantide o il rifiuto della Morte.
Il presente libretto è, credo, la prima traduzione italiana de l’Imperatore di Atlantide pubblica- ta sul programma di sala per l’esecuzione in versione recitata con accompagnamento al pianoforte.
Esecuzione a cura della Compagnia Teatrale DAF per la regia di Enrico Pastore tenuta al Teatro delle Fondamenta Nove di Venezia il 7/8 maggio 1999, nell’ambito della rassegna L’Altra Scena. Aspetti di sperimentazione teatrale curata dal Gran Teatro la Fenice di Venezia.
La traduzione a cura di Andreina Lavagetto.
[Prologo]
ALTOPARLANTE
Attenzione! Attenzione! State per udire: l’Imperatore di Atlantide – una specie di opera in quattro quadri. Personaggi: l’Imperatore Overall di Atlantide in persona, che nessuno vede da anni, perché è rinchiuso nel suo gigantesco palazzo, tutto solo, per poter governare meglio. Il Tamburo, un’apparizione non del tutto reale, come la radio. L’Altoparlante, che non si vede ma si sente soltanto. Un Soldato e una Fanciulla. La Morte nella veste di un soldato a riposo, e Arlecchino, che sa ridere tra le lacrime, questa è la vita. Il primo quadro si svolge in un luogo imprecisato; la Morte e Arlecchino sono nel ghetto, la vita (che non sa più ridere) e la Morte (che non sa più piangere) sono in un mondo che ha dimenticato come si fa a gioire della vita e a morire la morte. Attenzione! Attenzione! Si comincia!
I QUADRO
[Nr. I. Preludio, Comodo grazioso]
[Nr. II. Allegretto grazioso]
ARLECCHINO
La luna cammina sulle creste con la sua
gamba di legno, i fanciulli sono assetati
d’amore e di vino. La luna se li è portati via,
non torneranno più. Cosa beviamo? Sangue beviamo.
Cosa baciamo? Il culo del diavolo.
Il mondo diventa un colorato disordine
e gira come una giostra. Noi viaggiamo in cassetta.
La luna è bianca, il sangue è caldo,
il vino è dolce, l’amore è in paradiso.
E a noi, povero mondo, cosa resta?
A che serve metterci in vendita alle fiere?
Nessuno ci vuole comprare?
Perché tutti vogliono liberarsi di se stessi.
Dobbiamo correre ai quattro venti. Ah!
[Recitativo secco]
MORTE
Lascia perdere. Cosa stai cantando?
ARLECCHINO
Niente di speciale.
MORTE
Che giorno è oggi?
ARLECCHINO
Non cambio più i giorni tutti i giorni, da quando non posso più farlo con la camicia, e ne prendo uno nuovo solo quando indosso biancheria pulita.
MORTE
Allora sarai ancora nel pieno dell’anno scorso.
ARLECCHINO
Martedì, forse? Mercoledì? Venerdì? Un giorno vale l’altro.
[Nr. III. Duetto, Allegretto misurato]
MORTE, ARLECCHINO
Giorni, giorni, chi compra i giorni?
Belli, nuovi, sconosciuti. Uno vale l’altro...
Forse in uno c’è la fortuna, e tu diventi re.
Giorni vecchi, a buon mercato, chi compra dei giorni?...
[Recitativo]
ARLECCHINO
Mi sento poco bene nella mia pelle, da quando ne ho fin sopra i capelli di me stesso. Dovresti uccidermi, in fondo è il tuo mestiere, e io mi annoio, non ne posso più.
MORTE
Lasciami in pace. Impossibile ucciderti. La risata che sbeffeggia se stessa è immortale. A te stesso non puoi sfuggire, rimani Arlecchino nonostante tutto.
[Nr. IV. Tranquillo molto]
ARLECCHINO
E questo cos’è? Un ricordo, più pallido delle
fotografie ingiallite di quelli che non sanno più sorridere.
Di me non ride nessuno. Se potessi dimenticare
il sapore del vino nuovo, se potessi rabbrividire
ancora al tocco sconosciuto di una donna.
[Recitativo]
MORTE
Mi viene da ridere, quando ti ascolto. Non hai
ancora trecento anni, e io recito questa farsa
da quando esiste il mondo. Ora sono vecchio e
non ce la faccio più. Avresti dovuto vedermi!
[Nr. V. Aria della Morte, Blues – Allegro maestoso]
Quelle erano guerre, quando si indossavano in
mio onore le vesti più sfarzose!Oro e porpora,
armature rilucenti, ci si adornava per me,
come una sposa per lo sposo. Stendardi
colorati sventolavano sopra i destrieri, la
soldataglia giocava a dadi sui tamburi, e
quando ballavano, alle donne si spezzavano le
ossa, ed erano intrise del sudore dei loro
cavalieri. Tante volte ho corso a gara con i
piccoli cavalli di Attila, con gli elefanti di
Annibale e con le tigri di Gengis Khan, che le
mie gambe sono troppo deboli per seguire le
coorti motorizzate. Che mi resta da fare,
se non zoppicare dietro i nuovi angeli della morte,
io piccola artigiana del morire.
[Nr. VI. Aria del Tamburo, Allegro con brio]
TAMBURO
Attenzione! Attenzione! In nome di sua maestà l’Imperatore Overall!
[Un poco maestoso]
Noi, per grazia divina Overall l’Unico, gloria della patria, benedizione dell’umanità, Imperatore delle due Indie, Imperatore di Atlantide, duca di Ophir e vero scalco di Astarte, bano d’Ungheria, principe cardinale di Ravenna, re di Gerusalemme,
[Recitativo]
Per onorare la nostra natura divina, arcipapa,
abbiamo deciso nella nostra infallibile saggezza,
che tutto vede e comprende, di proclamare
nell’intero nostro dominio la grande,
benefica guerra di tutti contro tutti.
[Andante misurato (passacaglia)]
Ogni bimbo, maschietto o femminuccia,
ogni fanciulla, sposa o madre,
ogni uomo, ritto o gobbo, prenderà
le armi in questa santa lotta che terminerà
con la vittoria della nostra Maestà Apostolica
e con la distruzione del male nel nostro paese.
Da questo momento dichiariamo
vittoriosamente aperta la campagna.
[Recitativo]
La nostra antica alleata, la Morte,
ci precederà con le sue gloriose insegne,
in nome del nostro grande futuro e
del suo grande passato. Combattete con valore!
Emanato nel quindicesimo anno del nostro governo benedetto. Firmato: Overall.
[Allegro molto a tempo]
MORTE
Lo senti, come si fan beffe di me? Solo io posso prendere le anime! Precederli con la bandiera! Il mio grande futuro! Il successore della Morte!
ARLECCHINO
Ah, ah, ah, ah, ah.
TAMBURO
Noi per grazia divina Overall l’Unico...
MORTE
Ih, ih! Nel nome del Vostro grande futuro!
ARLECCHINO
Che stai facendo?
MORTE
Rendo grande e durevole il futuro degli uomini!
II QUADRO – reggia di Overall
[Nr. VII. Intermezzo «Totentanz»]
[Nr. VIII. Recitativo e Aria]
OVERALL
Che ore sono?
ALTOPARLANTE
Le cinque e trentadue. Attenzione! Attenzione! Guardia Imperiale! Capitano della ronda. Triplicato secondo gli ordini il cordone intorno al palazzo.
OVERALL
Caricato a pallettoni?
ALTOPARLANTE
Caricato a pallettoni.
OVERALL
Bene.
ALTOPARLANTE
Attenzione! Attenzione! Orde armate, aerei, siluri sotterranei hanno raso al suolo la cintura fortificata della terza città. Gli abitanti sono morti. I cadaveri sono stati consegnati alla società di riciclaggio.
OVERALL
Quanto?
ALTOPARLANTE
10000 chili di fosforo!
OVERALL
Si! Tribunale.
ALTOPARLANTE
Attenzione! Attenzione! Tribunale.
OVERALL
L’attentatore?
ALTOPARLANTE
Impiccato secondo gli ordini alle quattro e tredici.
OVERALL
Allora è morto?
ALTOPARLANTE
La morte subentrerà da un momento all’altro!
OVERALL
Cosa? Subentrerà? Quando è stata eseguita la sentenza?
ALTOPARLANTE
Alle quattro e tredici!
OVERALL
Ora sono le quattro e trentacinque!
ALTOPARLANTE
La morte subentrerà da un momento all’altro!
OVERALL
Siete diventati pazzi? Il boia non riesce a impiccare in ottantadue minuti?
ALTOPARLANTE
La morte subentrerà da un momento all’altro!
OVERALL
Ho perduto la ragione? Mi si strappa la morte di mano? Chi mi temerà ancora, in futuro? La Morte si rifiuta di servire? Ha spezzato la sua vecchia spada? Chi ubbidirà ancora all’Imperatore di Atlantide? Attenzione! Morte per fucilazione!
ALTOPARLANTE
Ordine eseguito.
OVERALL
Ebbene?
ALTOPARLATE
La morte subentrerà da un momento all’altro!
OVERALL
Cos’è questo? Chiamate il medico!
ALTOPARLANTE
Attenzione! Medico!
OVERALL
Ebbene?
ALTOPARLANTE
È ancora vivo. Si è diffusa una strana malattia. I soldati non riescono più a morire.
OVERALL
Cercate l’agente di questa malattia. Quanti sono i morti dall’inizio dall’inizio dell’epidemia?
ALTOPARLANTE
Nessuno, Migliaia lottano con la vita per poter morire.
OVERALL
Grazie! Darò disposizioni.
ALTOPARLANTE
Ministero degli Esteri! Manifesti a tutti gli angoli di strada: appelli alla radio, tamburi nei villaggi.
[Nr. IX. Aria, Allegro maestoso]
OVERALL
Noi, Overall l’Unico, facciamo dono ai nostri
valorosi soldati di un rimedio segreto per la vita eterna.
Chi lo possiede, è immune dalla morte:
né ferite né malattie potranno impedirgli di brandire
la spada per il suo signore e per la patria,
Morte, dov’é il tuo pungiglione? Inferno, dov’è la tua vittoria?!
[Nr. Ixa. Intermezzo «Totentanz»
III QUADRO – campo di battaglia
[Nr. X. Recitativo e terzetto]
SOLDATO
chi va là?
BUBIKOPF
Alt! Fermati! Un uomo?
SOLDATO
Un uomo!
BUBIKOPF
Un nemico però!
TAMBURO
… facciamo dono ai nostri valorosi soldati di un rimedio segreto per la vita eterna …
SOLDATO
Che pelle bianca!
BUBIKOPF
Spara e smettila di chiacchierare!
TAMBUTO
… è immune dalla morte …
SOLDATO
Quando ero giovane, una volta sono andato a passeggio lungo il fiume con una ragazza: aveva occhi chiari come i tuoi!
BUBIKOPF
Non sono abbastanza vecchio per ricordamene … Falla finita.
TAMBURO
… Morte dov’è il tuo pungiglione? Inferno dov’è la tua vittoria?
BUBIKOPF
L’imperatore ha ordina di uccidere, e allora fallo!
SOLDATO
Il peso delle armi non ferisce le tue spalle delicate? Non voglio, tu non devi soffrire, guarda, il mondo è luminoso e colorato.
BUBIKOPF
Devi essere vecchissimo… Non ti capisco.
[Nr. XI. Aria, l’istesso tempo]
BUBIKOPF
È vero che ci sono paesaggi non sfigurati dai crateri delle granate? È vero che ci sono parole senza durezza e ostilità? È vero che ci sono prati pieni di colori e profumi? È vero che ci sono monti che l’aria splendente rende azzurri?
[Nr. XIa. Duetto, Allegro]
TAMBURO
Vieni via di qui, forza, vieni con me! Vieni con me!
BUBIKOPF
Vieni via di qui, forza, vieni con me! Vieni con me!
TAMBURO
L’imperatore ti chiama. Il dovere ti chiama.
BUBIKOPF
Ci attrae la lontana luce del sole!
La morte è morta, finito è il dolore della guerra!
TAMBURO
Ti chiama la battaglia; ti chiama la morte.
[Nr. Xib. Aria e terzetto, Comodo]
TAMBURO
Il tamburo, il tamburo romba e brontola,
un uomo si innamora solo del tamburo.
Ah, ha la pelle liscia come solo le donne
è tondo in tutto il corpo,
e piena e sonora è la sua voce!
Un uomo corre dietro solo al tamburo!
BUBIKOPF, SOLDATO
È sbocciato, ciò che abbellisce la morte,
il fiore dell’amore; che tutto, tutto pacifica.
[Nr. XII. Finale – Duettino]
FANCIULLA, ARLECCHINO
Guarda, trascorse sono le nubi
che a lungo hanno avvelenato il nostro sguardo,
e il paesaggio, prima velato di grigio,
d’un tratto si rischiara.
Più leggere si fanno le ombre profonde
quando il sole splende dorato,
e la morte diventa poeta,
quando si congiunge con l’amore.
[Nr. XIII. Intermezzo di danza, «i morti viventi»]
QUARTO QUADRO – Palazzo imperiale
[Recitativo]
ALTOPARLANTE
Attenzione, attenzione, il generale in capo! L’ospedale 34 per morti viventi è stato attaccato alle tre dai sovversivi, medici e istruttori sono passati in massa al nemico. I rivoltosi hanno bandiere nere e un aratro insanguinato sullo stemma, Combattono muti ed esacerbati senza grido di battaglia, Lo stato maggiore della 12ma armata non ha ancora fatto rapporto.
OVERALL
C’è altro?
ALTOPARLANTE
È tutto.
OVERALL
Bene!
Attenzione, ministero degli esteri! Quali postazioni sono in possesso dei rivoltosi?
ALTOPARLANTE
57 – 3 – VIII – 120 – XXXII/I – 1011/B
OVERALL
Il proclama è stampato?
ALTOPARLANTE
Stampato e spedito.
OVERALL
Sì!
ALTOPARLANTE
Un medico spaventoso ci ha tolto la cataratta e guariti dalla cecità, Grande come la follia dei nostri peccati è il castigo, spaventosi i dolori che dovremo soffrire. Li sopporteremo con umiltà e non troveremo pace prima di aver strappato dai nostri cuori la mala erba dell’odio e del dissidio. Con le mani nude abbatteremo le ferree trincee del demonio...
[Nr. XIV. Scena di Arlecchino e Tamburo, Allegretto grazioso]
ARLECCHINO
Trottavamo alla bottega per un soldo di dolciumi,
volevamo correre dietro al circo.
Siamo andati insieme sul cavalluccio di legno,
giocavamo alla slitta sulla cartella nuova.
Abbiamo tremato sotto lgli sguardi delle ragazzine,
con puri pensieri abbiamo frantumato il male del mondo.
TAMBURO
Noi Overall, noi Overall, il mondo è pieno,
il mondo è piene delle nostre gesta,
Mai sulla terra, mai sulla terra le tradiremo per paura.
Furbo vuol dire sciocco, saggio vuol dire stolto,
come Overall.
ARLECCHINO
dormi, dormi bambino
io sono un …..........
Tuo padre morì in guerra,
dormi, dormi bambino.
Tardi, tardi bambino
falcia l’uomo al chiaror di luna.
Falcia la felicità,
la falcia via,
e quando viene il sole,
è disseccata!
Allora indosserai il vestitino rosso,
e ricomincerai daccapo la canzone.
[Nr. XV. Terzetto, Shimmy, Vivace ma non troppo presto]
TAMBURO
Non pensarci. Sì, si è circondato di mura, di
mura senza finestre. Attenzione, Attenzione,
che aspetto ha un uomo? Da anni lo specchio
è velato! La calcolatrice di Dio? Sono un uomo? Sono un uomo?
ARLECCHINO
Ah, ah, ah, ah non pensarci. Sì, si è circondato di mura, di
mura senza finestre. Attenzione, Attenzione,
che aspetto ha un uomo? Sono ancora un uomo?
La calcolatrice di Dio? Sono un ancora uomo? Un uomo?
OVERALL
Mi sono circondato di mura senza finestre.
Anche questa cifra era nei calcoli! Che
aspetto ha un uomo? Sono ancora un uomo o
la calcolatrice di Dio? Sono ancora un uomo? Un Uomo?
TAMBURO, ARLECCHINO
Un morto vivente!
OVERALL
Chi sei?
[Nr. XVI. Aria della Morte, Andante]
MORTE
Sono la Morte, la Morte giardiniera,
e semino il sonno in solchi tracciati dal dolore.
Sono la Morte, la Morte giardiniera,
estirpo le vizze erbacce di creature stanche.
Sono la Morte, la Morte giardiniera,
mieto sui campi il grano maturo della pena.
Sono colei che libera della peste,
non sono la peste,
Sono colei che salva dalla sofferenza,
non colei che vi fa soffrire.
Sono il caldo nido accogliente
in cui si rifugia la vita braccata dalla paura.
Sono la più grande festa della libertà,
sono l’ultima ninna-nanna.
Quieta e pacifica è la mia casa ospitale!
Venite, riposate!
La guerra è finita.
[Nr. XVII. Commiato dell’imperatore, Andante moderato]
OVERALL
La guerra è finita, lo dici con orgoglio.
Solo questa guerra è finita. L’ultima?
Bandiere bianche sventoleranno, le campane delle
chiese suoneranno a festa, e gli stolti
danzeranno, salteranno, canteranno.
Ah, ma per quanto tempo?
Il fuoco è solo sopito, non spento!
Presto tornerà a divampare.
Daccapo infurierà l’assassinio, e io anelavo
alla quiete della tomba! Oh, se almeno la mia
opera fosse riuscita! Liberata dagli uomini,
i suoi ceppi, la terra si estende con campi non
mietuti sotto il sole e il vento. Su rovine di città
posa la neve, fra putride rovine giocano
la lepre e il capriolo. Ah, almeno fossimo
disseccati. Libero crescono i boschi su cui noi
siamo d’ostacolo, nessuno impedisce all’acqua
di fluire per la sua via. La morte torna, fame,
amore, vita! Di nuovo la Morte, fame, amore e vita!
Talvolta le nubi, talvolta il fulmine,
mai più l’assassinio. Nella tua mano è
la nostra vita, portala via.
[Nr. XVIII. Finale]
FANCIULLA, TAMBURO, ARLECCHINO, ALTOPARLANTE
Vieni, Morte, gradito ospite
nella camera del nostro cuore.
Toglici il dolore e il peso della vita,
portaci al riposo dopo miseria e affanno.
Insegnaci a onorare nei nostri fratelli
la gioia e la pena della vita.
Insegnaci il comandamento più sacro:
Non nominare il nome della Morte invano.
Il presente libretto è, credo, la prima traduzione italiana de l’Imperatore di Atlantide pubblica- ta sul programma di sala per l’esecuzione in versione recitata con accompagnamento al pianoforte.
Esecuzione a cura della Compagnia Teatrale DAF per la regia di Enrico Pastore tenuta al Teatro delle Fondamenta Nove di Venezia il 7/8 maggio 1999, nell’ambito della rassegna L’Altra Scena. Aspetti di sperimentazione teatrale curata dal Gran Teatro la Fenice di Venezia.
La traduzione a cura di Andreina Lavagetto.
[Prologo]
ALTOPARLANTE
Attenzione! Attenzione! State per udire: l’Imperatore di Atlantide – una specie di opera in quattro quadri. Personaggi: l’Imperatore Overall di Atlantide in persona, che nessuno vede da anni, perché è rinchiuso nel suo gigantesco palazzo, tutto solo, per poter governare meglio. Il Tamburo, un’apparizione non del tutto reale, come la radio. L’Altoparlante, che non si vede ma si sente soltanto. Un Soldato e una Fanciulla. La Morte nella veste di un soldato a riposo, e Arlecchino, che sa ridere tra le lacrime, questa è la vita. Il primo quadro si svolge in un luogo imprecisato; la Morte e Arlecchino sono nel ghetto, la vita (che non sa più ridere) e la Morte (che non sa più piangere) sono in un mondo che ha dimenticato come si fa a gioire della vita e a morire la morte. Attenzione! Attenzione! Si comincia!
I QUADRO
[Nr. I. Preludio, Comodo grazioso]
[Nr. II. Allegretto grazioso]
ARLECCHINO
La luna cammina sulle creste con la sua
gamba di legno, i fanciulli sono assetati
d’amore e di vino. La luna se li è portati via,
non torneranno più. Cosa beviamo? Sangue beviamo.
Cosa baciamo? Il culo del diavolo.
Il mondo diventa un colorato disordine
e gira come una giostra. Noi viaggiamo in cassetta.
La luna è bianca, il sangue è caldo,
il vino è dolce, l’amore è in paradiso.
E a noi, povero mondo, cosa resta?
A che serve metterci in vendita alle fiere?
Nessuno ci vuole comprare?
Perché tutti vogliono liberarsi di se stessi.
Dobbiamo correre ai quattro venti. Ah!
[Recitativo secco]
MORTE
Lascia perdere. Cosa stai cantando?
ARLECCHINO
Niente di speciale.
MORTE
Che giorno è oggi?
ARLECCHINO
Non cambio più i giorni tutti i giorni, da quando non posso più farlo con la camicia, e ne prendo uno nuovo solo quando indosso biancheria pulita.
MORTE
Allora sarai ancora nel pieno dell’anno scorso.
ARLECCHINO
Martedì, forse? Mercoledì? Venerdì? Un giorno vale l’altro.
[Nr. III. Duetto, Allegretto misurato]
MORTE, ARLECCHINO
Giorni, giorni, chi compra i giorni?
Belli, nuovi, sconosciuti. Uno vale l’altro...
Forse in uno c’è la fortuna, e tu diventi re.
Giorni vecchi, a buon mercato, chi compra dei giorni?...
[Recitativo]
ARLECCHINO
Mi sento poco bene nella mia pelle, da quando ne ho fin sopra i capelli di me stesso. Dovresti uccidermi, in fondo è il tuo mestiere, e io mi annoio, non ne posso più.
MORTE
Lasciami in pace. Impossibile ucciderti. La risata che sbeffeggia se stessa è immortale. A te stesso non puoi sfuggire, rimani Arlecchino nonostante tutto.
[Nr. IV. Tranquillo molto]
ARLECCHINO
E questo cos’è? Un ricordo, più pallido delle
fotografie ingiallite di quelli che non sanno più sorridere.
Di me non ride nessuno. Se potessi dimenticare
il sapore del vino nuovo, se potessi rabbrividire
ancora al tocco sconosciuto di una donna.
[Recitativo]
MORTE
Mi viene da ridere, quando ti ascolto. Non hai
ancora trecento anni, e io recito questa farsa
da quando esiste il mondo. Ora sono vecchio e
non ce la faccio più. Avresti dovuto vedermi!
[Nr. V. Aria della Morte, Blues – Allegro maestoso]
Quelle erano guerre, quando si indossavano in
mio onore le vesti più sfarzose!Oro e porpora,
armature rilucenti, ci si adornava per me,
come una sposa per lo sposo. Stendardi
colorati sventolavano sopra i destrieri, la
soldataglia giocava a dadi sui tamburi, e
quando ballavano, alle donne si spezzavano le
ossa, ed erano intrise del sudore dei loro
cavalieri. Tante volte ho corso a gara con i
piccoli cavalli di Attila, con gli elefanti di
Annibale e con le tigri di Gengis Khan, che le
mie gambe sono troppo deboli per seguire le
coorti motorizzate. Che mi resta da fare,
se non zoppicare dietro i nuovi angeli della morte,
io piccola artigiana del morire.
[Nr. VI. Aria del Tamburo, Allegro con brio]
TAMBURO
Attenzione! Attenzione! In nome di sua maestà l’Imperatore Overall!
[Un poco maestoso]
Noi, per grazia divina Overall l’Unico, gloria della patria, benedizione dell’umanità, Imperatore delle due Indie, Imperatore di Atlantide, duca di Ophir e vero scalco di Astarte, bano d’Ungheria, principe cardinale di Ravenna, re di Gerusalemme,
[Recitativo]
Per onorare la nostra natura divina, arcipapa,
abbiamo deciso nella nostra infallibile saggezza,
che tutto vede e comprende, di proclamare
nell’intero nostro dominio la grande,
benefica guerra di tutti contro tutti.
[Andante misurato (passacaglia)]
Ogni bimbo, maschietto o femminuccia,
ogni fanciulla, sposa o madre,
ogni uomo, ritto o gobbo, prenderà
le armi in questa santa lotta che terminerà
con la vittoria della nostra Maestà Apostolica
e con la distruzione del male nel nostro paese.
Da questo momento dichiariamo
vittoriosamente aperta la campagna.
[Recitativo]
La nostra antica alleata, la Morte,
ci precederà con le sue gloriose insegne,
in nome del nostro grande futuro e
del suo grande passato. Combattete con valore!
Emanato nel quindicesimo anno del nostro governo benedetto. Firmato: Overall.
[Allegro molto a tempo]
MORTE
Lo senti, come si fan beffe di me? Solo io posso prendere le anime! Precederli con la bandiera! Il mio grande futuro! Il successore della Morte!
ARLECCHINO
Ah, ah, ah, ah, ah.
TAMBURO
Noi per grazia divina Overall l’Unico...
MORTE
Ih, ih! Nel nome del Vostro grande futuro!
ARLECCHINO
Che stai facendo?
MORTE
Rendo grande e durevole il futuro degli uomini!
II QUADRO – reggia di Overall
[Nr. VII. Intermezzo «Totentanz»]
[Nr. VIII. Recitativo e Aria]
OVERALL
Che ore sono?
ALTOPARLANTE
Le cinque e trentadue. Attenzione! Attenzione! Guardia Imperiale! Capitano della ronda. Triplicato secondo gli ordini il cordone intorno al palazzo.
OVERALL
Caricato a pallettoni?
ALTOPARLANTE
Caricato a pallettoni.
OVERALL
Bene.
ALTOPARLANTE
Attenzione! Attenzione! Orde armate, aerei, siluri sotterranei hanno raso al suolo la cintura fortificata della terza città. Gli abitanti sono morti. I cadaveri sono stati consegnati alla società di riciclaggio.
OVERALL
Quanto?
ALTOPARLANTE
10000 chili di fosforo!
OVERALL
Si! Tribunale.
ALTOPARLANTE
Attenzione! Attenzione! Tribunale.
OVERALL
L’attentatore?
ALTOPARLANTE
Impiccato secondo gli ordini alle quattro e tredici.
OVERALL
Allora è morto?
ALTOPARLANTE
La morte subentrerà da un momento all’altro!
OVERALL
Cosa? Subentrerà? Quando è stata eseguita la sentenza?
ALTOPARLANTE
Alle quattro e tredici!
OVERALL
Ora sono le quattro e trentacinque!
ALTOPARLANTE
La morte subentrerà da un momento all’altro!
OVERALL
Siete diventati pazzi? Il boia non riesce a impiccare in ottantadue minuti?
ALTOPARLANTE
La morte subentrerà da un momento all’altro!
OVERALL
Ho perduto la ragione? Mi si strappa la morte di mano? Chi mi temerà ancora, in futuro? La Morte si rifiuta di servire? Ha spezzato la sua vecchia spada? Chi ubbidirà ancora all’Imperatore di Atlantide? Attenzione! Morte per fucilazione!
ALTOPARLANTE
Ordine eseguito.
OVERALL
Ebbene?
ALTOPARLATE
La morte subentrerà da un momento all’altro!
OVERALL
Cos’è questo? Chiamate il medico!
ALTOPARLANTE
Attenzione! Medico!
OVERALL
Ebbene?
ALTOPARLANTE
È ancora vivo. Si è diffusa una strana malattia. I soldati non riescono più a morire.
OVERALL
Cercate l’agente di questa malattia. Quanti sono i morti dall’inizio dall’inizio dell’epidemia?
ALTOPARLANTE
Nessuno, Migliaia lottano con la vita per poter morire.
OVERALL
Grazie! Darò disposizioni.
ALTOPARLANTE
Ministero degli Esteri! Manifesti a tutti gli angoli di strada: appelli alla radio, tamburi nei villaggi.
[Nr. IX. Aria, Allegro maestoso]
OVERALL
Noi, Overall l’Unico, facciamo dono ai nostri
valorosi soldati di un rimedio segreto per la vita eterna.
Chi lo possiede, è immune dalla morte:
né ferite né malattie potranno impedirgli di brandire
la spada per il suo signore e per la patria,
Morte, dov’é il tuo pungiglione? Inferno, dov’è la tua vittoria?!
[Nr. Ixa. Intermezzo «Totentanz»
III QUADRO – campo di battaglia
[Nr. X. Recitativo e terzetto]
SOLDATO
chi va là?
BUBIKOPF
Alt! Fermati! Un uomo?
SOLDATO
Un uomo!
BUBIKOPF
Un nemico però!
TAMBURO
… facciamo dono ai nostri valorosi soldati di un rimedio segreto per la vita eterna …
SOLDATO
Che pelle bianca!
BUBIKOPF
Spara e smettila di chiacchierare!
TAMBUTO
… è immune dalla morte …
SOLDATO
Quando ero giovane, una volta sono andato a passeggio lungo il fiume con una ragazza: aveva occhi chiari come i tuoi!
BUBIKOPF
Non sono abbastanza vecchio per ricordamene … Falla finita.
TAMBURO
… Morte dov’è il tuo pungiglione? Inferno dov’è la tua vittoria?
BUBIKOPF
L’imperatore ha ordina di uccidere, e allora fallo!
SOLDATO
Il peso delle armi non ferisce le tue spalle delicate? Non voglio, tu non devi soffrire, guarda, il mondo è luminoso e colorato.
BUBIKOPF
Devi essere vecchissimo… Non ti capisco.
[Nr. XI. Aria, l’istesso tempo]
BUBIKOPF
È vero che ci sono paesaggi non sfigurati dai crateri delle granate? È vero che ci sono parole senza durezza e ostilità? È vero che ci sono prati pieni di colori e profumi? È vero che ci sono monti che l’aria splendente rende azzurri?
[Nr. XIa. Duetto, Allegro]
TAMBURO
Vieni via di qui, forza, vieni con me! Vieni con me!
BUBIKOPF
Vieni via di qui, forza, vieni con me! Vieni con me!
TAMBURO
L’imperatore ti chiama. Il dovere ti chiama.
BUBIKOPF
Ci attrae la lontana luce del sole!
La morte è morta, finito è il dolore della guerra!
TAMBURO
Ti chiama la battaglia; ti chiama la morte.
[Nr. Xib. Aria e terzetto, Comodo]
TAMBURO
Il tamburo, il tamburo romba e brontola,
un uomo si innamora solo del tamburo.
Ah, ha la pelle liscia come solo le donne
è tondo in tutto il corpo,
e piena e sonora è la sua voce!
Un uomo corre dietro solo al tamburo!
BUBIKOPF, SOLDATO
È sbocciato, ciò che abbellisce la morte,
il fiore dell’amore; che tutto, tutto pacifica.
[Nr. XII. Finale – Duettino]
FANCIULLA, ARLECCHINO
Guarda, trascorse sono le nubi
che a lungo hanno avvelenato il nostro sguardo,
e il paesaggio, prima velato di grigio,
d’un tratto si rischiara.
Più leggere si fanno le ombre profonde
quando il sole splende dorato,
e la morte diventa poeta,
quando si congiunge con l’amore.
[Nr. XIII. Intermezzo di danza, «i morti viventi»]
QUARTO QUADRO – Palazzo imperiale
[Recitativo]
ALTOPARLANTE
Attenzione, attenzione, il generale in capo! L’ospedale 34 per morti viventi è stato attaccato alle tre dai sovversivi, medici e istruttori sono passati in massa al nemico. I rivoltosi hanno bandiere nere e un aratro insanguinato sullo stemma, Combattono muti ed esacerbati senza grido di battaglia, Lo stato maggiore della 12ma armata non ha ancora fatto rapporto.
OVERALL
C’è altro?
ALTOPARLANTE
È tutto.
OVERALL
Bene!
Attenzione, ministero degli esteri! Quali postazioni sono in possesso dei rivoltosi?
ALTOPARLANTE
57 – 3 – VIII – 120 – XXXII/I – 1011/B
OVERALL
Il proclama è stampato?
ALTOPARLANTE
Stampato e spedito.
OVERALL
Sì!
ALTOPARLANTE
Un medico spaventoso ci ha tolto la cataratta e guariti dalla cecità, Grande come la follia dei nostri peccati è il castigo, spaventosi i dolori che dovremo soffrire. Li sopporteremo con umiltà e non troveremo pace prima di aver strappato dai nostri cuori la mala erba dell’odio e del dissidio. Con le mani nude abbatteremo le ferree trincee del demonio...
[Nr. XIV. Scena di Arlecchino e Tamburo, Allegretto grazioso]
ARLECCHINO
Trottavamo alla bottega per un soldo di dolciumi,
volevamo correre dietro al circo.
Siamo andati insieme sul cavalluccio di legno,
giocavamo alla slitta sulla cartella nuova.
Abbiamo tremato sotto lgli sguardi delle ragazzine,
con puri pensieri abbiamo frantumato il male del mondo.
TAMBURO
Noi Overall, noi Overall, il mondo è pieno,
il mondo è piene delle nostre gesta,
Mai sulla terra, mai sulla terra le tradiremo per paura.
Furbo vuol dire sciocco, saggio vuol dire stolto,
come Overall.
ARLECCHINO
dormi, dormi bambino
io sono un …..........
Tuo padre morì in guerra,
dormi, dormi bambino.
Tardi, tardi bambino
falcia l’uomo al chiaror di luna.
Falcia la felicità,
la falcia via,
e quando viene il sole,
è disseccata!
Allora indosserai il vestitino rosso,
e ricomincerai daccapo la canzone.
[Nr. XV. Terzetto, Shimmy, Vivace ma non troppo presto]
TAMBURO
Non pensarci. Sì, si è circondato di mura, di
mura senza finestre. Attenzione, Attenzione,
che aspetto ha un uomo? Da anni lo specchio
è velato! La calcolatrice di Dio? Sono un uomo? Sono un uomo?
ARLECCHINO
Ah, ah, ah, ah non pensarci. Sì, si è circondato di mura, di
mura senza finestre. Attenzione, Attenzione,
che aspetto ha un uomo? Sono ancora un uomo?
La calcolatrice di Dio? Sono un ancora uomo? Un uomo?
OVERALL
Mi sono circondato di mura senza finestre.
Anche questa cifra era nei calcoli! Che
aspetto ha un uomo? Sono ancora un uomo o
la calcolatrice di Dio? Sono ancora un uomo? Un Uomo?
TAMBURO, ARLECCHINO
Un morto vivente!
OVERALL
Chi sei?
[Nr. XVI. Aria della Morte, Andante]
MORTE
Sono la Morte, la Morte giardiniera,
e semino il sonno in solchi tracciati dal dolore.
Sono la Morte, la Morte giardiniera,
estirpo le vizze erbacce di creature stanche.
Sono la Morte, la Morte giardiniera,
mieto sui campi il grano maturo della pena.
Sono colei che libera della peste,
non sono la peste,
Sono colei che salva dalla sofferenza,
non colei che vi fa soffrire.
Sono il caldo nido accogliente
in cui si rifugia la vita braccata dalla paura.
Sono la più grande festa della libertà,
sono l’ultima ninna-nanna.
Quieta e pacifica è la mia casa ospitale!
Venite, riposate!
La guerra è finita.
[Nr. XVII. Commiato dell’imperatore, Andante moderato]
OVERALL
La guerra è finita, lo dici con orgoglio.
Solo questa guerra è finita. L’ultima?
Bandiere bianche sventoleranno, le campane delle
chiese suoneranno a festa, e gli stolti
danzeranno, salteranno, canteranno.
Ah, ma per quanto tempo?
Il fuoco è solo sopito, non spento!
Presto tornerà a divampare.
Daccapo infurierà l’assassinio, e io anelavo
alla quiete della tomba! Oh, se almeno la mia
opera fosse riuscita! Liberata dagli uomini,
i suoi ceppi, la terra si estende con campi non
mietuti sotto il sole e il vento. Su rovine di città
posa la neve, fra putride rovine giocano
la lepre e il capriolo. Ah, almeno fossimo
disseccati. Libero crescono i boschi su cui noi
siamo d’ostacolo, nessuno impedisce all’acqua
di fluire per la sua via. La morte torna, fame,
amore, vita! Di nuovo la Morte, fame, amore e vita!
Talvolta le nubi, talvolta il fulmine,
mai più l’assassinio. Nella tua mano è
la nostra vita, portala via.
[Nr. XVIII. Finale]
FANCIULLA, TAMBURO, ARLECCHINO, ALTOPARLANTE
Vieni, Morte, gradito ospite
nella camera del nostro cuore.
Toglici il dolore e il peso della vita,
portaci al riposo dopo miseria e affanno.
Insegnaci a onorare nei nostri fratelli
la gioia e la pena della vita.
Insegnaci il comandamento più sacro:
Non nominare il nome della Morte invano.
Bibliografia essenziale:
AA.VV. Isolamenti 1938-1945. Catalogo della manifestazione, Venezia, 1995/1996; H.G. Adler, Theresienstadt, 1941-1945: Das Antlitz einer Zwangsgemeinschaft, Tübingen, J.C.B. Mohr, 1958; A. Goldfarb, Theatrical activities in Nazi concentration camps, in PAJ, numero 2, 1975; J. Karas, La musique à Terezín 1941-1945, Gallimard, Paris, 1993; C. Lanzmann, Un vivo che passa. Auschwitz 1943 – Theresienstadt 1944, Cronopio, 2003; Z. Lederer, Terezín, in The Jews of Czechoslovakia. Historical studies and survey. III° vol. New York, The Jewish pubblication society of America, Society for the History of Czechoslovak Jews, 1968-1984; B. Murmelstein, Terezín il ghetto modello di Eichmann; la scuola, 2013; R. Rovit, A. Goldafarb a cura di, Theatrical Performance during the Holocaust, The John Hopkins University Press; N. Sandrow, Vagabond stars. A world history of Yiddish theater, Syracuse University Press, 1996; M. Tuma, Memories of Theresienstadt, in PAJ, numero 2, 1975. Scrivono in PASSPARnous: o
|
Enrico Pastore
|
Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico
Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio
Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
LE SEZIONI di PASSPARnous:
|
.
Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportage diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Enrico Pastore e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Martina Tempestini Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall'immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall'immagine sottostante.
o
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati