Lo spettacolo, in scena dal 7 al 10 novembre 2013 al teatro Palladium di Roma all’interno del Romaeuropa Festival, dichiara fin già dal suo inizio il concept della regista Daria Deflorian, denuncia l’incapacità di costruire uno spettacolo e di raccontare una tragedia. Ma il tema non è quello beckettiano di colui che non arriva, che non si manifesta, come ci ricorda la figura di Godot.
Qui la sostanza, ripresa anche nel titolo, viene da un’opera di Petros Markaris: la storia di quattro pensionate greche che scelgono il suicidio motivando così la loro scelta estrema: “ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni”. La scelta di una traiettoria, piuttosto che di una assenza di traiettoria. Un abbandono che presuppone il proseguimento di un percorso in ogni caso. La scelta è data dalla volontà di non essere di peso allo Stato e alla sua società. Un risparmio sulle pensioni farà vivere meglio gli altri. Un altruismo che supera due volte quella negatività, benché attiva, godotiana. Qui anche il venire meno è ulteriormente positivo, lascia il riverbero del gesto concettuale.
Un suicidio come atto politico: sono molti i precedenti nella storia. Interrompere il proprio cammino perché gli altri possano proseguire. Quali gesti, quali azioni possono risultare efficaci e adatti a interpretare un dramma di tale portata? Il dramma della crisi che oramai riguarda ognuno di noi. |
In
scena due donne, Daria Deflorian e Monica Piseddu; due uomini, Antonio
Tagliarini e Valentino Villa. Un paio di sedie, un tavolo, dei
bicchieri, una bottiglia di vodka.
In contraddizione con le premesse dichiarate, lo spettacolo, anche grazie al disegno luci di Gianni Staropoli, è d’impatto, efficace, ricco di momenti di grande profondità, turbamento ed emozione, nonostante il continuo riportarsi alla realtà degli attori e dello spazio, con conseguente distruzione della finzione teatrale per mezzo di un gioco metateatrale - che a volte può risultare un po’ forzato - e di una forma di straniamento. Il rimando a Brecht è talmente chiaro e si conferma quando in scena viene letta una parte di una sua opera.
Con ritmo, e certa leggerezza di vari momenti comici, lo spettacolo affrontata la difficile situazione economica e sociale che anche noi, fuor di scena, stiamo vivendo. Risuonano le ripercussioni sulla vita di ognuno, la trasformazione da crisi economica a crisi esistenziale e tutto quello che oltre può annettere. Emerge, infine, un senso di vuoto, di impotenza, di annientamento.
In contraddizione con le premesse dichiarate, lo spettacolo, anche grazie al disegno luci di Gianni Staropoli, è d’impatto, efficace, ricco di momenti di grande profondità, turbamento ed emozione, nonostante il continuo riportarsi alla realtà degli attori e dello spazio, con conseguente distruzione della finzione teatrale per mezzo di un gioco metateatrale - che a volte può risultare un po’ forzato - e di una forma di straniamento. Il rimando a Brecht è talmente chiaro e si conferma quando in scena viene letta una parte di una sua opera.
Con ritmo, e certa leggerezza di vari momenti comici, lo spettacolo affrontata la difficile situazione economica e sociale che anche noi, fuor di scena, stiamo vivendo. Risuonano le ripercussioni sulla vita di ognuno, la trasformazione da crisi economica a crisi esistenziale e tutto quello che oltre può annettere. Emerge, infine, un senso di vuoto, di impotenza, di annientamento.
Con ritmo, e certa leggerezza di vari momenti comici, lo spettacolo
affrontata la difficile situazione economica e sociale che anche noi,
fuor di scena, stiamo vivendo.
Risuonano le ripercussioni sulla vita di ognuno, la trasformazione da crisi economica a crisi esistenziale e tutto quello che oltre può annettere. Emerge, infine, un senso di vuoto, di impotenza, di annientamento. Una sospensione della vita imposta, come un Godot che non sia mai nato, cenere dei sogni ancor prima della venuta ad anima |
della vita, una
vita bloccata in una sorta di attesa per conoscere la strada da
percorrere, in un presente che non è possibile vivere, che non si comprende, che risulta corroso dall’angoscia di un futuro che non contiene più sogni ma solo preoccupazioni. Questa è la denuncia, mai troppo scontata, che si appare in uno sprofondare nel buio, che si sostanzia in un nero che a un certo punto prende possesso della scena e avvolge tutto, compresi gli oggetti.
Questo mostrare la difficile costruzione della messinscena insiste sulle difficoltà ad affrontare l’attualità, la tragedia, con il teatro, nel teatro, per mezzo del teatro, senza cadere nel retorico, drammatico, grottesco, in quell’evitare i mai soddisfatti luoghi comuni che ci si augura di perpetuare e a cui si ha sempre maggiormente necessità di opporre un senso capace di rivitalizzarci quando si entra in un teatro. Almeno lì. CE NE ANDIAMO PER NON DARVI ALTRE PREOCCUPAZIONI dimostra, infine, la necessità di offrire un presupposto alla tempra comune del quotidiano e del sociale, soggetto in causa dello spettacolo, e avallare così il ruolo imprescindibile del teatro per l’umanità.
Questo mostrare la difficile costruzione della messinscena insiste sulle difficoltà ad affrontare l’attualità, la tragedia, con il teatro, nel teatro, per mezzo del teatro, senza cadere nel retorico, drammatico, grottesco, in quell’evitare i mai soddisfatti luoghi comuni che ci si augura di perpetuare e a cui si ha sempre maggiormente necessità di opporre un senso capace di rivitalizzarci quando si entra in un teatro. Almeno lì. CE NE ANDIAMO PER NON DARVI ALTRE PREOCCUPAZIONI dimostra, infine, la necessità di offrire un presupposto alla tempra comune del quotidiano e del sociale, soggetto in causa dello spettacolo, e avallare così il ruolo imprescindibile del teatro per l’umanità.
CE NE ANDIAMO PER NON DARVI ALTRE PREOCCUPAZIONI
-
Un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini. Con: Daria Deflorian, Antonio Tagliarini, Monica Piseddu e Valentino Villa . Luci: Gianni Staropoli Consulenza per le scene Marina Haas . Una produzione: 369gradi / Planet3 & dreamachine. Coproduzione: Romaeuropa Festival 2013 e Teatro di Roma . Residenze artistiche: Angelo Mai Altrove Occupato, Centrale Fies, Olinda, Percorsi Rialto . |
Sara Maddalena - Francesco Panizzo
|
Scrivono nella rivista o
|
Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico
Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faron, Martina Tempestini, Fabio
Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Francesco Panizzo.
LE SEZIONI di PASSPARnous:
|
Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportage diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Viviana Vacca e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Martina Tempestini Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall'immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall'immagine sottostante.
Click here to edit.
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati