Difficile trovare autonomia e fedeltà a una corrente artistica in un unico autore: in Albert Chevallier Tayler tutto questo si trova, confessando pienamente la capacità eclettica e in- terpretativa dell’autore inglese. È importante, prima di inoltrarsi nella lettura della produzione di Tayler, percorrere le tappe della Scuola di Newlyn, nella cui produzione artistica, ampia, si respira quella capacità di utilizzare le intensità e i ritmi cromatici, con tinte calibrate, in una direzione volta a rappresentare in modo netto e trasparente l’elemento naturale per eccellenza, quella luminosità che si respira nell’aria, dando a questo oggetto naturale una plasticità e una centralità emotivamente avvertibile. La sensazione è quella di essere immerso nell’ambientazio- ne, paesaggistica forte e tangibile, dove si collocano le persone in scene quotidiane, narranti un’epoca, gli anni della fine dell’Ottocento, in cui la scuola si afferma. Tayler si afferma in questo solco poetico e tecnico: ma aggiunge la sua emozione e la sua sensazione, tale da connaturare un certo ideismo, a un’espressività sincera e netta di una pittura di genere.
Le opere di Tayler documentano un tempo, un’epoca, una comunità: fatta di esistenze, sof- ferenze, di tensioni e di gioie, di passioni e di attese, che traspaiono e che si manifestano in modo palese nelle tendenze cromatiche e nei giochi di luce e di ombra, tanto da verificare nelle sfumature dei colori, qui la sapienza descrittiva cromatica dell’autore, quello studio, molto e approfondito, che si è avuto e si è investito nel dare all’opera la sua realizzazione.
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Esiste in Tayler una particolare
attenzione, quasi scientifica, alle condizioni di luce, all’analisi del
cielo, dell’atmosfera, tali da dare una suggestione percettiva reale,
fortemente evidente, palpabile e vibrante, tanto da dare all’opera una
sua configurazione naturalistica sincera, viva e cristallina. In questo, Tayler pone una poetica che proviene dalla sua sensazione, dalla sua emozione, qui nel quadro eclettico complessivo dell’artista si legge una venatura di quel che diventerà espressionismo, trasponendo in pittura realistica una rappresentazione ricca di significato e di significante, di memoria storica e collettiva: immortala scene collettive che quella comunità vive, a lui coeva, da lui stesso ben conosciuta , perché in essa immerso, e di essa si nutre per folgoranti idee creative e ispirazioni coinvolgenti.
È esemplificativo, pertanto, “Kent Vs Lancashire at Canterbury “ del 1906, dove possiamo apprezzare tutto lo stile, tutta l’estetica e la poetica che riassume il percorso poliedrico di Tayler.
È esemplificativo, pertanto, “Kent Vs Lancashire at Canterbury “ del 1906, dove possiamo apprezzare tutto lo stile, tutta l’estetica e la poetica che riassume il percorso poliedrico di Tayler.
Dicevamo di Tayler come di un autore che
assomma su di sé tradizione culturale e autonomia, interpretando, così,
un’evoluzione nella sua produzione artistica. Albert Chevallier Tayler si propone nella sua produzione di percorrere, così, tradizioni ed eredità artistiche dif- ferenti e varie, tanto da manifestare stili e tecniche sem- pre nuovi, rigenerati, rinnovati, in poetiche estetiche dall’intensità reale, incidendo fortemente sulla visione
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dello spettatore: si forma alla
Heatherley’s School of Art, per, poi, passare alla Royal Academy, dove
viene in contatto con le avanguardie francesi. E sono le stesse avanguardie francesi che ispirano la produzione e la formazione di Tayler, tanto da affrontare sotto uno spirito nuovo, qui la sua sperimentalità e la sua duttilità, evidente la sua personalità spiccata e l’autorevolezza sicura del tratto della sua mano, la lettura della realtà, senza distorcerla, senza renderla ecces-sivamente emotiva, senza vedere un’invasione preponderante della lettura dell’autore, quindi una sua stridente per- sonalizzazione. La luminosità si fa spazio, in modo graduale e timido, tra le pieghe degli edifici, degli alberi, dei solchi del terreno, dei profili dei personaggi coinvolti nel quadro. Colore, luci, ombre, cielo e natura si fondono in un equilibrio unico tale da dare armonia poetica e lirica alla composizione nella sua portata totale e universale. Nessun particolare viene tralasciato, ma l’opera, la tela, viene vissuta e viene realizzata nella sua completezza comprendente e comprensiva.
La luce, come quella che veniva
rappresentata in modo diretto e vivo nelle tele degli allievi della scuola
francese di Barbizon, diventa la protagonista naturale principale nella
composizione artistica. Vi- ve e si presenta sotto forme diverse, narrando le
si- tuazioni intime e psicologiche che vivono la collettività, tanto da diventare
raffigurata sotto tinte più cupe e plumbee quando a essere raccontate sono le
ansie e i dispiaceri di un’intera comunità, come in quella tela che raffigura
delle donne che, dal molo,
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salutano la nave che salpa; o in quella in cui si
percepisce il dolore che si palesa alla notizia di un disastro. Si evidenziano, così, tonalità chiare, trasparenti, luci e luminosità vivide e definite, linee essenziali quanto minimali, seppur narrative: il percorso artistico di Tayler vede l’autore lavorare per la Royal Accademy, ne fu componente, dove espose diverse volte, fino a realizzare The Ceremony of the Garter (la cerimonia della giarrettiera), memoria, quindi ideismo di valori di un passato, quello dell’alto Medioevo all’Eltham Palace, dalla forza suggestiva e dal temperamento incisivo, quale quello che l’autore è riuscito a suscitare attraverso la sua vasta produzione in acquerello, suggestiva e unica.
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Alessandro Rizzo
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