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Rivista d’arte diretta da
F. Panizzo e V. Vacca |
Simbolismo
e soggettivismo nell’opera ideistica di Andrei-Tudor Odangiu di Alessandro Rizzo
Ideismo, soggettivismo, sintesi: il tutto ap- porta a una sensazione emotiva molto forte.
Sono i pilastri fondativi di una pittura con- cettuale e simbolica; e sono i canoni che ri- percorre la produzione di Andrei Odangiu, www.odangiutudorandrei.com, conducendoci verso una lettura fortemente iperrealista del- la sua arte ie idi iconnotazione ifortemente ies- |
pressionista. Cercare, però, un’appartenenza accademica all’autore, che nasce a Timisoara in Romania e che segue la sua crescita, personale e artistica, in diverse parti d’Europa, coniugando espressioni poetiche differenti, sia per caratteristica sia, infine, per messaggi che riescono a esprimere. La contaminazione geografica sociale ha molto influenzato la produzione di Andrei: vediamo nelle sue opere, nei suoi ritratti, nei suoi, da lui stesso identificati, “oggetti muti”, un tratto deciso del pennello, che crea contrasti luminosi ed equilibrati di tonalità cromatiche forti e rilevanti, tali da dare un’anima, una visione ultra reale del soggetto definito sulla tela. Esiste quasi un linguaggio, un codice linguistico, parlante allo spettatore, non superficialmente percepibile, non immediatamente rilevabile, ma, comunque, vivo e pulsante, solamente richiedente una nostra attenzione e una nostra capacità di essere condotti oltre lo sguardo consueto e quotidiano. La terra d’origine di Andrei è quella che vede una storia composita di culture e di lingue, che si avvicendano, costruendo un luogo e uno spazio di vivo confronto contaminante: è neolitica, poi romana, poi diventata angioina, poi ottomana, asburgica e, ora, rumena. Tutto questo condiziona la crescita dell’autore in modo positivo e propositivo, suggerendogli una rilettura, non in forma semplicemente e banalmente post moderna, ma autonoma, dei corsi poetico pittorici del passato: da quella romanza a quella neolatina di derivazione indoeuropea.
Tudor-Andrei passerà, così, il suo percorso formativo presso il liceo artistico per, poi, giungere all’Accademia di Belle Arti – sezione pittura – di Timisoara: ma la sua poliedricità eclettica artistica porterà a leggere anche la rilevanza delle note come ricerca estetico esistenziale, iscrivendosi alla Scuola di musica jazz. Andrei è anche decoratore e ristrutturatore: è, questa, quasi quella ri- cerca archeologica di uno studio della forma artistica nel- la sua evoluzione temporale, che lo porta ad assaporare nuovi suggerimenti per le sue composizioni attuali. Le figure, che vengono immortalate dal tratto di Andrei, so- no spesso figure nude, ascrivibili, se proprio vogliamo darne una connotazione precisa, al simbolismo belga e francese di fine 800, arricchito da contaminazioni deri- vanti dall’espressionismo tedesco di inizio 900.
In questo stile possiamo percepire l’elemento onirico, che porta la memoria a ricordare panorami e spazi ines- plorati, ma vissuti nella propria intimità, intellettivamen- te percepiti, non dimensionati realmente, fisicamente. |
Il ricordo è un motivo artistico che suggerisce ad Andrei quelle
ossessioni, basi fondanti attraverso cui l’autore si ispira per avanzare
dall’idea, base emotiva e sensazionale, alla realizzazione, base
produzionale. La sua produzione vede, quindi, albergare contrasti
concettuali ed estetici: si installa tra dimensioni angeliche e
demoniache, tra spazi oscuri e luminosi, tra dati di speranza e di
disperazione, tra gioia e tristezza. Questa confusione di emozioni
diverse sono quelle che ci inducono a conoscere percorsi emotivi vari,
tanto da coinvolgerci in quell’itinerario intellettivo visivo che ci
induce a percorrere mondi di pura sensazione, fuori dai limiti finiti
del reale, in una dimensione irreale e allegorica, metafora di un
quotidiano esistenziale spesso alienante e alienato.
Colore luminoso è il dato continuo che si intravede nella tecnica
complessa, come quella dei grandi espressionisti, fatta sua propria da
Andrei: una maturità artistica che porta l’autore a sperimentare nuovi
linguaggi estetico contenutistici, in cui il significante è il
significato, dando una dimensione lirica alla composizione. Andrei
diventa, attraverso il simbolismo caricato di intensità allegorica,
intermediario tra il mondo e il meta empirico, senza alcuna pretesa di
conduzione morale paternalista dello spettatore, lasciato libero nella
sua dimensione emotiva. Lo spettatore è il dato centrale che guida la produzione di Andrei, senza soffrire della necessità di un misero compiacimento: chi guarda viene immerso da subito nel- l’ambientazione contestuale in cui si esplica l’opera, e in cui, qui la corrente fiamminga si esplica vividamente nella produzione, non è più solo il ritratto soggettivo a essere centrale, ma esistono diversi punti di vista, punti di fuga, luminosità variegate, che lasciano ambiti di apertura e di fuga per indurci a intraprendere altri percorsi spaziali, metatemporali e metatestuali, paralleli. Lo spettatore è, così, avvolto in una dimensione fatta di ombre e riflessi, di indefinitezza dei contorni, voluta per la visione di memoria e di ricordo che deve saper suggerire l’opera, in una sintesi di spazi e di piani che vogliono indurci a leggere le molteplicità significative del simbolismo eclettico, estetico e contenutistico.
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Un impressionismo, la volontà di riportare scene di vita quotidiana, dotata di una valenza simbolica e soggettiva, che pulsa di quell’emozione e sensazione di chi l’ha creata, senza eterodirigere l’impressione, appunto, di chi la osserva: il disegno, base strutturale fondante dell’opera di Andrei, si copre di quel colore croma-ticamente armonico e complesso, tanto da dare diverse luminosità all’opera e da rendere la stessa opera custode di un’idea, quella originaria, di una poetica estetico compositiva, che trova nella forma primitiva la sua essenza ontologica. Simbolo e soggettivismo non per- vadente sono gli elementi fondativi della poetica di Andrei: tutto questo connota la complessità di un’opera e di una produzione in continua evoluzione per la sua visione sperimentale, ma consapevolmente matura, quasi
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evocativa e celebrativa di simboli e di messaggi altri, rendendo infinita, quindi universale, la composizione.
Alessandro Rizzo
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