Trickster Rubrica diretta da Alessandro Rizzo
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Certo, ne è passato di tempo da quel pinocchio. Negli anni ho collezionato molti premi, partecipando a svariati concorsi, festival nazionali e internazionali di pittura per bambini asiatici e iraniani. A diciassette anni mi sono iscritta all’Università d’Arte con indirizzo grafica e a ventuno mi sono laureata con il massimo dei voti. Nello stesso anno ho iniziato a studiare per il master, ancora di grafica. A venticinque anni ho concluso i miei studi e vinto un concorso per l’insegnamento di disegno e scultura all’Università d’Arte di Teheran. Nel frattempo, visitando i musei Europei e Indiani, sono rimasta affascinata da Firenze. Ho così deciso di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Firenze per studiare scultura. Nel 2008 mi sono laureata ed è stata una grande soddisfazione anche perché contemporaneamente al conseguimento della laurea, ho partecipato a mostre di pittura, illustrazione e scultura in diverse città come Tokyo, Firenze, Roma e Bologna.
Nel 2009, sempre all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, mi sono iscritta al biennio specialistico in Scenografia Teatrale (scultura per il teatro), di dove mi sono laureata nel luglio 2011. Tra le mie passioni più sentite spiccano il teatro e la scenografia teatrale, ambienti questi, dove ho iniziato a lavorare e non solo come scenografa. È nella compagna teatrale del Centro Internazionale di Teatro, che ho iniziato anche a recitare, sotto la regia di Olga Melnik. Beh, un curriculum che incute reverenza! Come definisci la tua arte o a quale filone/movimento ti trovi maggiormente vicina? |
Io non mi inserisco facilmente in un filone preciso, anche se c’è un collante comune tra tutte le cose che faccio; sono molto attenta ai miei sogni. A volte, quando mi sveglio, disegno quello che ho sognato e succede poi, che il disegno si avveri nel tempo. I soggetti che uso per i miei quadri o per le mie sculture, trovano un significato con il tempo; a volte passano diversi anni e io capisco meglio il perché di certi soggetti che realizzo, forse perché da piccola leggevo tanto Jung e il suo studio sui simboli mi ha influenzata molto. Per esempio ora capisco perché per un lungo periodo ho dipinto e ho scolpito delle persone che avevano gli occhi chiusi, allo stesso modo, comprendo, successivamente, anche altre manifestazioni del mio inconscio, che compongono le mie opere.
Quindi il simbolismo potrebbe essere una risposta ma resta riduttivo. Anche le arti nella loro differenziazione tra scultura e pittura sembrano vacillare nell’espressione delle mie creazioni. Quando mi chiedono se sono scultrice o pittrice, rispondo che sono entrambi. Per me la pittura/scultura è un linguaggio per esprimere quello che sento. L’unica vera differenza che riesco ad accettare, è che a volte le cose si esprimono meglio in maniera tridimensionale, altre volte in quella bidimensionale.
Quindi il simbolismo potrebbe essere una risposta ma resta riduttivo. Anche le arti nella loro differenziazione tra scultura e pittura sembrano vacillare nell’espressione delle mie creazioni. Quando mi chiedono se sono scultrice o pittrice, rispondo che sono entrambi. Per me la pittura/scultura è un linguaggio per esprimere quello che sento. L’unica vera differenza che riesco ad accettare, è che a volte le cose si esprimono meglio in maniera tridimensionale, altre volte in quella bidimensionale.
Quanto di inconscio personale c’è nelle tue opere e quanto di collettivo?
Questa è una domanda bellissima! Mi fa piuttosto pensare... Non possiamo negare l’inconscio collettivo, è più forte di noi. Essendo io tendenzialmente riservata, faccio più attenzione all’inconscio personale, ma sicuramente è anche questo un sintomo in relazione con l’inconscio collettivo.
Poco più sopra, ci hai detto che hai scolpito e disegnato figure aventi gli occhi chiusi. È un aspetto che riconduce al simbolo che riveste la figura di Salomè, aspetto che ricorre anche nelle tue esperienze teatrali. Che cosa rappresenta per te?
Questa è una domanda bellissima! Mi fa piuttosto pensare... Non possiamo negare l’inconscio collettivo, è più forte di noi. Essendo io tendenzialmente riservata, faccio più attenzione all’inconscio personale, ma sicuramente è anche questo un sintomo in relazione con l’inconscio collettivo.
Poco più sopra, ci hai detto che hai scolpito e disegnato figure aventi gli occhi chiusi. È un aspetto che riconduce al simbolo che riveste la figura di Salomè, aspetto che ricorre anche nelle tue esperienze teatrali. Che cosa rappresenta per te?
Anche questa è un’ottima domanda! Tra i personaggi che ho creato, tanti hanno gli occhi chiusi per evitare di vedere gli incubi che subiscono dal mondo esterno, invece, chiudendo gli occhi, vedono i sogni che gli offre il mondo interno. Io sono convinta che, dopo questa fase, loro si rigenerino e diventino dei personaggi dagli occhi spalancati!! Sono stata affascinata da Salomè fin da subito, quando Olga Menlik mi ha dato quella parte. Ero talmente colpita da questa storia di follia, a tal punto che per la mia tesi in scenografia, ho scelto di studiare su questo tema. Ho cercato di immedesimarmi in lei e nei suoi stati d’animo. Non è stato molto difficile, per alcuni aspetti io ero proprio lei. Mi è bastato tirare fuori la Salomè che era dentro di me. Al contrario di certe analisi sprovvedute sulla figura di Salomè, io ho cercato di vedere il suo lato innocente e tenero. |
Una vergine quattordicenne che parla solo con la luna, casta come lei, una ragazzina imprigionata nel Palazzo di Erode che si innamora della voce di Jokanaan, uno straniero diverso da tutti, un profeta che al contrario degli altri, non la vede come una preda, anzi, non la vede proprio! Salomè che ha sentito solo la voce del pazzo profeta, pensa alla salvezza che dipende solo da lui – ma torniamo agli occhi, – lei che non ha nessuna immagine di lui, manifesta un cieco amore, a occhi chiusi!
Cerca di immaginarlo come le favole che le hanno raccontato: bianco come le colombe e i gigli d’argento, casto come la luna, con i capelli neri come i cedri del Libano. Ma Jokanaan vuole solo salvare se stesso! Bastava baciarla o accarezzarla e darle un po’ di amore e alla fine paga con la sua testa, la colpa del suo fanatico egoismo e la trascuratezza degli altri.
La tua arte – che si fonda sul sincretismo e il rispetto di linguaggi differenti – è definibile come autentica. Nel tuo percorso, che significato ha rivestito questa parola?
Autenticità?!? Per me l’arte è innanzitutto premonitrice. A 20 anni ho dipinto un quadro che ho titolato Il corvo, di cui ho recentemente capito qualcosa di profondo che mi riguarda. Diciamo che, simbolicamente parlando, in alcuni periodi della mia vita assomiglio a un corvo, uno degli esseri più antichi e misteriosi del mondo, nel bene e nel male.
Cerca di immaginarlo come le favole che le hanno raccontato: bianco come le colombe e i gigli d’argento, casto come la luna, con i capelli neri come i cedri del Libano. Ma Jokanaan vuole solo salvare se stesso! Bastava baciarla o accarezzarla e darle un po’ di amore e alla fine paga con la sua testa, la colpa del suo fanatico egoismo e la trascuratezza degli altri.
La tua arte – che si fonda sul sincretismo e il rispetto di linguaggi differenti – è definibile come autentica. Nel tuo percorso, che significato ha rivestito questa parola?
Autenticità?!? Per me l’arte è innanzitutto premonitrice. A 20 anni ho dipinto un quadro che ho titolato Il corvo, di cui ho recentemente capito qualcosa di profondo che mi riguarda. Diciamo che, simbolicamente parlando, in alcuni periodi della mia vita assomiglio a un corvo, uno degli esseri più antichi e misteriosi del mondo, nel bene e nel male.
Il quadro parla di un episodio di sonnambulismo, (fino a 15 anni ero sonnambula), quando lo dipinsi provavo un amore folle e insano per un ragazzo che fisicamente assomigliava a un corvo, così io lo chiamavo, per l’appunto, corvo. Uno degli elementi importanti del quadro è un palloncino bianco e puro come la luna che si vede in cielo di notte, legato a un filo sottile, in pericolo di essere gatto scoppiare dal becco del corvo gigante. Una presenza importante riempie tutta la notte C’è anche un ramo rosso divide il quadro in vari piani; il palloncino rimane dietro e la ragazza inconsapevole, è incantata. Cammina e si avvicina al ramo divide non solo il palloncino dalla ragazza, ma l’infanzia e l’ingenuità dall’adolescenza. Dal ramo, scendendo sul petto della ragazza, penzola una foglia rossa autunnale che ci ricorda un cuore. Quando dipingo non penso che devo dipingere una foglia autunnale a forma di cuore perché lo voglio rappresentare. No, questo non lo faccio mai. Non ci penso proprio, dipingo e basta e i segni e i significati escono fuori con il tempo. È un atto inconscio. |
Allontanandomi dal quadro o dalla scultura riesco a “scavarmi” dentro e studiare i lati sconosciuti dell'Io.
In Il ritratto e il suo sguardo il filosofo Jean Luc Nancy scrive “guardare significa anzitutto badare, warden o warten, sorvegliare, custodire e fare attenzione. Avere cura e preoccuparsi. Guardando veglio e mi sorveglio: sono in rapporto con il mondo e non con l’oggetto […]. Nello sguardo sono messo in gioco. Non posso guardare senza che ciò mi riguardi”. Che significato riveste per te lo sguardo?
Io mi trasformo in continuazione, mi perdo e mi ritrovo e di nuovo mi perdo. Non sono legata a uno stile preciso e definito. Amo usare linguaggi diversi perché provo stati d’animo variabili. Questo linguaggio a volte è tridimensionale, a volte bidimensionale e alle volte piatto. Rimango sempre un allievo che nel suo percorso infinito di sperimentazione, cerca una sagoma, ci si spande dentro, esce e trova un’altra sagoma, ma la sostanza rimane sempre il sogno con gli occhi chiusi. Ciò che sento e guardo con gli occhi chiusi o aperti mi riguarda e mi sente. È uno scambio reciproco di energia. Qualche volta gli occhi sono due elementi ornamentali. Per vedere la forza dell’anima, non necessitano gli occhi spalancati. Con gli occhi chiusi ci si vede meglio, ci si vede quello che si vuole.
Nelle tue opere, le forme perfette e i colori rimandano a un mondo spesso sognante e sospeso. Che riferimenti artistici hanno contato in queste scelte?
Hai accennato a una cosa molto sottile, ammirabile domanda!!! La sospensione nella forma, nel tempo e lo spazio è un elemento indispensabile e un filo che unisce le mie opere “apparentemente diverse”. È tutto sospeso proprio come sentiamo nei sogni. Rappresentare i sogni mi offre tanta libertà di esprimermi. Può accadere tutto in qualsiasi momento come accade in sogno. I miei sogni sono colorati e non sono bianco e nero.
Cos’è la bellezza per te? È un processo di conoscenza o qualcosa che ti colpisce in maniera improvvisa?
La bellezza è essere sinceri con se stessi. Un artista sincero non ha pura di mettersi nudo davanti agli occhi del mondo. Non si censura. un’opera artistica è una confessione sincera degli stati d’animo. E tutto questo andrebbe ornato con l’armonia. Quando vedi un’opera d’arte, riesci a capire di che cosa si nutre l’artista e quanto ha vissuto.
Questa sincerità di rappresentarsi è infinita bellezza. La bellezza è ingenua e mi colpisce in una maniera improvvisa proprio come fanno i bambini quando giocano a nascondino e quando si vedono all’improvviso si mettono a ridere e urlare! La bellezza mi colpisce all’improvviso come un temporale in estate e mi toglie respiro, mi commuove e mi fa piangere.
In Il ritratto e il suo sguardo il filosofo Jean Luc Nancy scrive “guardare significa anzitutto badare, warden o warten, sorvegliare, custodire e fare attenzione. Avere cura e preoccuparsi. Guardando veglio e mi sorveglio: sono in rapporto con il mondo e non con l’oggetto […]. Nello sguardo sono messo in gioco. Non posso guardare senza che ciò mi riguardi”. Che significato riveste per te lo sguardo?
Io mi trasformo in continuazione, mi perdo e mi ritrovo e di nuovo mi perdo. Non sono legata a uno stile preciso e definito. Amo usare linguaggi diversi perché provo stati d’animo variabili. Questo linguaggio a volte è tridimensionale, a volte bidimensionale e alle volte piatto. Rimango sempre un allievo che nel suo percorso infinito di sperimentazione, cerca una sagoma, ci si spande dentro, esce e trova un’altra sagoma, ma la sostanza rimane sempre il sogno con gli occhi chiusi. Ciò che sento e guardo con gli occhi chiusi o aperti mi riguarda e mi sente. È uno scambio reciproco di energia. Qualche volta gli occhi sono due elementi ornamentali. Per vedere la forza dell’anima, non necessitano gli occhi spalancati. Con gli occhi chiusi ci si vede meglio, ci si vede quello che si vuole.
Nelle tue opere, le forme perfette e i colori rimandano a un mondo spesso sognante e sospeso. Che riferimenti artistici hanno contato in queste scelte?
Hai accennato a una cosa molto sottile, ammirabile domanda!!! La sospensione nella forma, nel tempo e lo spazio è un elemento indispensabile e un filo che unisce le mie opere “apparentemente diverse”. È tutto sospeso proprio come sentiamo nei sogni. Rappresentare i sogni mi offre tanta libertà di esprimermi. Può accadere tutto in qualsiasi momento come accade in sogno. I miei sogni sono colorati e non sono bianco e nero.
Cos’è la bellezza per te? È un processo di conoscenza o qualcosa che ti colpisce in maniera improvvisa?
La bellezza è essere sinceri con se stessi. Un artista sincero non ha pura di mettersi nudo davanti agli occhi del mondo. Non si censura. un’opera artistica è una confessione sincera degli stati d’animo. E tutto questo andrebbe ornato con l’armonia. Quando vedi un’opera d’arte, riesci a capire di che cosa si nutre l’artista e quanto ha vissuto.
Questa sincerità di rappresentarsi è infinita bellezza. La bellezza è ingenua e mi colpisce in una maniera improvvisa proprio come fanno i bambini quando giocano a nascondino e quando si vedono all’improvviso si mettono a ridere e urlare! La bellezza mi colpisce all’improvviso come un temporale in estate e mi toglie respiro, mi commuove e mi fa piangere.
Se con un’opera dovessi descrivere, Teheran, la tua città, quale sceglieresti?
Le mie opere inconsciamente narrano un nutrimento del mio passato. Senza dubbio il quadro Cavallo che cammina sotto la luna piena è il più rappresentativo, per colori e atmosfera. Tehran, in realtà, non è la città ideale in cui vorrei vivere! E’ una metropoli affollata di 15/18 milioni di abitanti! Ma la sua forza del suo panorama è l’altissma catena montuosa, sempre innevata, che la circonda. L’Iran è pieno di contrasti la temperatura a Tehran, d’inverno, arriva anche a meno di 18°, mentre d’estate a più di 40°! Amo i suoi boschi, le montagne il mare, le tradizioni, il cibo, i colori e i sapori, la danza persiana. Ho amato molto le favole che mi raccontava mia nonna per addormentarmi. Ma tutta questa bellezza con la politica assurda che impera ora in Iran, crea un buco nero nei miei ricordi. Soprattutto perché la mia famiglia politicamente è stata molto coinvolta.
Per concludere, una frase o un’immagine che possa rappresentare la tua vita – di artista e di donna – in questo momento storico. E in fine ti dico che la mia vita è una continua trasformazione e un trovarsi davanti alle cose inaspettate. Dentro di me vive una bambina che non cresce mai abbastanza, lei sa di non sapere. |
Viviana Vacca
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Esposizioni:
Oltre trenta mostre di illustrazione, pittura e scultura in Iran, Giappone, Italia;
2010 - realizzazione pittorica dei fondali con lo scenografo Raffaele Del Savio, scenografie per balletto Don Chisciotte, presso il Teatro dell’Opera di Roma ;
- partecipazione a Simposio Marmo, Pontremoli;
- progettazione, realizzazione e rappresentazione per il balletto Per altri occhi al Teatro Verdi di Montecatini Terme;
- progettazione e realizzazione delle maschere per la rappresentazione di Tutto nel mondo è burla da Le allegre comari di Windsor di William Shakespeare, a Rocca Campiglia M.mma;
- partecipazione al tirocinio Scenari digitali, Laboratorio di Formazione Creativa, Teatro Studio di Scandicci, Prof. F. Crisafulli;
2010 - stage per tecnico delle luci e macchinista al Teatro Della Pergola;
2011 - assistente alla realizzazione pittorica dei fondali per Ernani di Giuseppe Verdi con lo scenografo Raffaele Del Savio, nella stagione d’opera 2011, Bologna Teatro Comunale;
- realizzazione delle scene di Salomè di Oscar Wilde, per la regia di Olga Melnik, Teatro La Fonte (recita anche nella parte di Salomè);
- realizzazione delle scenografie - sculture, cornicioni, lampioni - per la Traviata di Giuseppe Verdi per l’Arena di Verona, presso il laboratorio di scenografie Barbaro;
- partecipazione a Simposio Marmo, Pontremoli;
- decoratrice alla biennale dell’Antiquariato di Firenze a Palazzo Corsini;
2012 - Assistente alla realizzazione scenografica di (I Masnadieri) per il Teatro San Carlo ci Napoli, nel febbraio;
- Mostra personale di scultura e pittura Alice e il peso delle meravigile a Palazzo Bastogi di Firenze - regione Toscana, nel maggio;
- Vincitrice di Extempore by Subbiano;
- Partecipazione a fiera Arte Genova;
- Partecipazione a fiera AAM Milano;
2013 - Partecipazione a CARROUSEL DU LOUVRE;
Partecipazione a Awesome Expo international art exhibition of Barcelona
2019 - Mostra personale intitolato L'arte del sogno, Roma, teatro Le Sedie;
- Partecipazione alla mostra collettiva a Ortona, Palazzo Farnese luglio e agosto;
- Mostra personale intitolata "Arcadia" in galleria Area Contesa Arte in via Margutta di Roma.
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