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In un bel testo dal titolo Il calcolo dei dadi. Azzardo e vita quotidiana, Marco Dotti tratteggia in filigrana le combinazioni e le ricombinazioni che il gioco (abbandonati i panni del ludens) ha assunto nella dimensione dell’azzardo. L’azzardo o il servilismo all’essenza del caso domina le esistenze a margine di giocatori che, animati da quella che Bataille chiamava la volontà di chance, rischiano nella partita più importante: quella della vita.
Il buon giocatore sa che la partita perfetta conosce regole sottili solo apparentemente eluse nel momento in cui abita totalmente il gioco stesso; la dimensione d’azzardo (decaduta a vuoto e reiterato simulacro del vissuto) inghiotte ogni spazio di creatività e dimentica la vera essenza ludens: l’abbandono di ogni calcolo interessato a favore della reale messa in gioco di se stessi. È un gioco – quello sotteso alle pratiche artistiche – che corteggia i confini del possibile, nella maniera in cui il colpo di dadi di Mallarmé sovverte le regole implacabili del tempo. I giochi dell’arte si espongono al desiderio, hanno nostalgia del futuro perché non si esauriscono nel tempo presente di una partita sola, smarcano i territori dalla noia delle attese. Nel lanciare i dadi, la mano compie un movimento: l’atto di creazione dell’artista é sospeso nell’equilibrio funambolico dell’irripetibile.
Come nella Casa dei doganieri di Montale, l’impossibilità di rinchiudere il gesto artistico nell’orizzonte del calcolo apre la dimensione del ludens a nuove possibilità creative. Al giocatore non resta che spingere l’azzardo fino ai limiti del possibile. Per continuare a vivere.
Il buon giocatore sa che la partita perfetta conosce regole sottili solo apparentemente eluse nel momento in cui abita totalmente il gioco stesso; la dimensione d’azzardo (decaduta a vuoto e reiterato simulacro del vissuto) inghiotte ogni spazio di creatività e dimentica la vera essenza ludens: l’abbandono di ogni calcolo interessato a favore della reale messa in gioco di se stessi. È un gioco – quello sotteso alle pratiche artistiche – che corteggia i confini del possibile, nella maniera in cui il colpo di dadi di Mallarmé sovverte le regole implacabili del tempo. I giochi dell’arte si espongono al desiderio, hanno nostalgia del futuro perché non si esauriscono nel tempo presente di una partita sola, smarcano i territori dalla noia delle attese. Nel lanciare i dadi, la mano compie un movimento: l’atto di creazione dell’artista é sospeso nell’equilibrio funambolico dell’irripetibile.
Come nella Casa dei doganieri di Montale, l’impossibilità di rinchiudere il gesto artistico nell’orizzonte del calcolo apre la dimensione del ludens a nuove possibilità creative. Al giocatore non resta che spingere l’azzardo fino ai limiti del possibile. Per continuare a vivere.
Scrivono nella rivista: .
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Buona lettura..
Viviana Vacca |
Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Francesco Panizzo.
Le immagini di copertina sono foto di alcuni quadri del pittore Claudio Massini
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