Sezione Filosofia Alphaville Rubrica diretta da Viviana Vacca e Silverio Zanobetti
Rubrica Interviste e discussioni
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. Per una Ecosofia del futuro
Il nono numero della rivista PASSPARnous presenta la “Sezione Ecosofia”.
Parola: atti unici di
creazione di Viviana Vacca
Il garzone di bottega Anton Cechov tiene strette a sé le quattro declinazioni della parola perché nella lingua russa: zacem (a che scopo?) è il perché ingenuamente pasticcione dei tartari e della candida inerzia di Oblomov, una vita a cercar risposte e a smaltire con il sonno l’inquietudine. A questo si oppone il drammatico zacto (per che cosa? a che pro?), il perché che si oppone alle ingiustizie nei Racconti di Sebastopoli di Tolstoj oppure si insinua vertiginoso nella forma dell’otcevo’ dei Karamazov. Ma esiste un perché sem- plice, che balbetta indifeso: pocemu, il perché dei bambini che cominciano a far domande inanellando altri perchè. Un interrogativo vago e greve che contiene e assomma in sé tutti i possibili perché, senza escluderli o superarli, pronto a ricominciare là dove quelli finiscono o si placano. E Cechov - una vita da bottega in mezzo a troppe cose, troppo inutili e da medico in mezzo alle parole degli altri, troppe e troppo inutili - lo sa bene nella storia non - storia di un’esercizio di contemplazione presentato in forma di racconto. Come una linea nell’occhio, il perché dell’atto di creazione si incastra nell’irripetibilità del- l’evento unico della filosofia. Si abdica alle strategie invasive della comunicazione e dell’informazione a favore di un movimento di doppia cattura tra la filosofia e l’altro dalla filosofia. Quella vita spirituale in movimento nel cinema direbbe Deleuze tale da fare della filosofia stessa non un esercizio di riflessione ma attori creazione che piega e cortocircuita nelle pratiche artistiche. Non c’è opera d’arte che non si rivolga a un popolo che manca: in questo atto di creazione l’opera d’arte fa contro-infor- mazione e resiste alla morte. Flusso preciso di intensità che si concatenano nell’evento, l’atto di creazione della filosofia conosce il futuro. Spesso il futuro è illusorio per chi scrive ma rimane un medico ironico, un ossequioso garzone di bottega; la doman- da di Masa nelle Tre sorelle “qual’è il senso di tutto” è la domanda di moda che riguarda il logos e si perde nelle parole e nelle genera-lizzazioni, nelle chiacchiere dell’infinito pre- sente di un salotto di provincia. Ogni atto di creazione avviene nel desiderio al futuro di una vita come nel finale sorprendente del racconto La signora col cagnolino: “E sembrava che mancasse poco e si sarebbe trovata una soluzione; e allora sarebbe cominciata una vita nuova, meravigliosa; e a tutti e due era chiaro che alla fine mancava ancora tanto e che il momento più complesso e difficile cominciava solo ora”.
Viviana Vacca
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Desiderio
-piacere di Silverio Zanobetti
Il piacere ostacola il desiderio perché permette quel momento di tranquillità prima che il desiderio riprenda. In quel momento i flussi smettono di congiungersi e intrecciarsi. Cosa ben diversa accade nell’amore cortese (la castità è un flusso), un concatenamento di desiderio in cui il flusso guerresco e il flusso erotico si congiungono, il coraggio diventa esso stesso interno all’amore e l’amore co- mincia ad includere la prova. Deleuze adotta l’esempio dell’amor cortese per mostrare, tra l’altro, come le linee di fuga non siano sempre palesemente rivoluzionarie; le linee di fuga sono linee oggettive che attraversano la società e non sono create da soggetti marginali o espilicitamente rivoluzionari rispetto all’or- dine esistente. La linea di deterritorializ-zazione in questo caso consiste nell’intro- duzione dei temi dell’amor cortese che deterritorializzano il precedente amor caval-leresco. L’amor cortese trattiene con prudenza il compimento del coito, solo così può costruire un campo di immanenza. Non c’è compimento della sessualità, la sua attività vive della coniugazione reale con altri flussi.
Posso sopportare il tuo viso unicamente su un sottofondo di Chopin. L’amor cortese è una questione macchinica, non una questione dialettica: l’amore non è un’incarnazione concreta della dialettica. Due soggetti sono nulla al di fuori del concatenamento macchi- nico variabile in cui sono presi. Le posizioni emotive dei personaggi si costituiscono interamente tramite le vesti e gli oggetti che incrociano e disfanno (costi-tuendoli continuamente) i soggetti stessi. L’amor cortese non ha niente a che fare con una trascendenza, è piuttosto l'immanentiz- zazione dell’amore. I due amanti non riusci-rebbero a captare nuove forze dall’incontro se non trascurassero l’amante come persona (che è un dispositivo bioetico liberale performati- vo) per cogliere piuttosto i suoi divenire-musica, i suoi divenire ballerina, le sue goffaggini che creano transiti di un divenire carcassa. Sono innamorato di te perché sono stregato dalla metrò di Parigi. Sono innamorato di te perché sono rivoluzionario e non il contrario. Il tuo gesticolare mi suggerisce un nuovo modo di fuggire; quel tuo distenderti a guisa di catacomba suggerisce un nuovo modo di riposare. Il tuo corpo è la roulette vivente sulla quale si gioca e si registra la cartografia del desiderio nel campo sociale. Silverio Zanobetti
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Le Rubriche di Alphaville
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Scrivono nella rivista: .
Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Silverio Zanobetti, Fabio Treppiedi, Roberto Zanata, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Francesco Panizzo.
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