Danzare per sopravvivere? Danzare per vivere.
Soddisfare l’esigenza di trovare uno spazio in cui esistere veramente. Esistere e resistere. Alla distruzione della società, dell’individuo. Combattere contro quel mondo che in questi tempi ci mette ogni giorno di più a dura prova, che ci fa chiudere, implodere. Saper rispondere positivamente ai cambiamenti implica il divenire flessibili e adattabili. Ma mai rassegnati, anzi, sempre presenti e dinamici, pronti. La danza fornisce gli strumenti per una visione diversa delle cose e per la coscienza di sé: apre la mente e affranca il corpo. Permette di congiungere terra e cielo, attraverso lo spazio abitare il mondo. È liberazione, gioco. La costruzione di un punto fermo, in movimento. Rende possibile riscoprire ciò che già sappiamo, che è nascosto dentro di noi, trovare un equilibrio e amare il disequilibrio.
Soddisfare l’esigenza di trovare uno spazio in cui esistere veramente. Esistere e resistere. Alla distruzione della società, dell’individuo. Combattere contro quel mondo che in questi tempi ci mette ogni giorno di più a dura prova, che ci fa chiudere, implodere. Saper rispondere positivamente ai cambiamenti implica il divenire flessibili e adattabili. Ma mai rassegnati, anzi, sempre presenti e dinamici, pronti. La danza fornisce gli strumenti per una visione diversa delle cose e per la coscienza di sé: apre la mente e affranca il corpo. Permette di congiungere terra e cielo, attraverso lo spazio abitare il mondo. È liberazione, gioco. La costruzione di un punto fermo, in movimento. Rende possibile riscoprire ciò che già sappiamo, che è nascosto dentro di noi, trovare un equilibrio e amare il disequilibrio.
Rende possibile la conoscenza dei propri limiti e nel contempo dona la consapevolezza che quei limiti sono più in là di quello che pensiamo: possiamo e dobbiamo concederci di più. Un lusso? Diceva Tchaikovsky “Che gioia essere un artista! Nell’epoca triste in cui viviamo soltanto l’arte è in grado di distogliere l’attenzione da una realtà difficile.
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Sedendo al pianoforte mi isolo completamente da tutti i problemi tormentosi che ci opprimono. È forse egoistico? Chissà, ognuno a modo suo serve il benessere generale; e l’arte è, a mio parere, un bisogno primario per l’umanità”. E la danza è arte. Non è uno sport. Come altre forme artistiche è un modo per trasmettere emozioni, per narrare delle storie. È comunicazione.
La danza ha una caratteristica speciale, l’immediatezza, la possibilità di essere compresa empaticamente dal pubblico senza la necessità della mediazione della parola. Perciò è sempre stata considerata modo di vivere appieno il mondo, oltre che un’occasione di condivisione e partecipazione sociale. Può nascere e vivere ovunque senza bisogno di nulla se non del corpo. Nel caso della danza contemporanea, in particolare, si abbattono le fondamenta delle forme codificate della rappresentazione, e si chiede allo spettatore una presenza interattiva, una profonda capacità di riflessione. Del resto ultimamente la danza entra sempre più in contatto con altre discipline, come la filosofia, l’antropologia.
La danza ha una caratteristica speciale, l’immediatezza, la possibilità di essere compresa empaticamente dal pubblico senza la necessità della mediazione della parola. Perciò è sempre stata considerata modo di vivere appieno il mondo, oltre che un’occasione di condivisione e partecipazione sociale. Può nascere e vivere ovunque senza bisogno di nulla se non del corpo. Nel caso della danza contemporanea, in particolare, si abbattono le fondamenta delle forme codificate della rappresentazione, e si chiede allo spettatore una presenza interattiva, una profonda capacità di riflessione. Del resto ultimamente la danza entra sempre più in contatto con altre discipline, come la filosofia, l’antropologia.
Poiché dunque la danza è un mezzo di comunicazione, elemento vivo e pulsante della società, è naturale che venga utilizza anche come strumento di lotta. Ed ecco, tra i tanti esempi, il caso di Sheema Kermani e Ben Yahmed. Sheema Kermani, esponente della danza classica indiana e attivista politica, in occasione della Giornata Internazionale della Donna mette in scena un dance-drama avente a oggetto la violenza contro le donne e la necessità di lottare per i propri diritti, per sensibilizzare il pubblico sul tema. La danzatrice afferma che così la danza diviene il simbolo della liberazione delle donne, e nel contesto del Pakistan, dove la danza è stata considerata da alcune forze fondamentaliste un tabù, diventa un vero e proprio atto di resistenza.
“Je danserai malgré tout” (“Danzerò nonostante tutto”) è invece un video che mostra la lotta per rivendicare il ruolo degli artisti nello spazio pubblico, organizzata da Bahri Ben Yahmed, fondatore del progetto ‘Danseurs Citoyens’ (‘Danzatori Cittadini’) con cui si porta la danza per strada, nel quotidiano delle persone.
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Il coreografo, cui era stato intimato da gruppi estremisti di non proseguire le sue attività performative, spiega “Da diversi i ‘danzatori cittadini’ hanno iniziato a portare per le strade di Tunisi l’arte, con performance senza preavviso. Il mercato diventa un palco per i giovani ballerini, così come le stazioni degli autobus o avenue Bourguiba. Uomini e donne, professionisti e autodidatti, sorprendono i passanti con elementi di danza di strada, balletto classico e danza moderna. La danza è la nostra forma di resistenza contro i dogmatismi sociali e religiosi”. Il motto iniziale è “Créer c’est résister. Résister c’est créer” citando Stéphane Hessel e Giles Deleuze, che diceva appunto “Liberare la vita dalle prigioni dell’uomo, questo è resistere. Lo si vede bene in ciò che fanno gli artisti. Non c’è arte che non sia la liberazione di una potenza di vita.”
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Sara Maddalena
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