Adoro leggere nella produzione di Mauro Pavan aspetti che, se uniti in una sintonia dirompente, poetica quanto estetica, ci portano ad assaporare l’epica originalità artistica di una denuncia che nasce come grido dell’indignazione, o semplicemente della presa d’atto, della finitudine, imperfetta quanto misera e naturale, spontanea, della condizione umana, dell’essere umano moderno. Mi riferisco alla sapienza cromatica con la quale, maestro della composizione, riesce a dare rilievo alla necessaria introspezione interiore, sondando le pieghe, drammatiche e fortemente vive, dell’essere umano, immerso nella sua contemporaneità, complessa, contrad-dittoria, fluida.
Esiste e irrompe, se si segue attentamente l’evolu- zione della produzione di Mauro Pavan, sempre in fieri, un divenire incessante di idee e di soggetti, lui stesso spirito autocritico tendente a un progressivo cam- biamento delle proprie conoscenze artistiche raggiunte, una certa e identificabile letteratura del colore, celebrando vibrazioni che promanano da tinte e da pennellate, affrontate con sicurezza e fermezza.
Si approfondisce nella pittura di Pavan uno stile autonomo, proprio, indiscutibilmente irripetibile: non vi è un rifiuto del passato, dei grandi che hanno segnato e solcato la storia dell’arte, da un Caravaggio che rivive nei calibrati giochi di luce e di ombra a un Van Gogh per il tripudio cromatico di cui le opere si compongono, ma una volontà di autoaffermare un proprio stile e una pro- pria ricerca poetica, forte della personalità di un uomo |
uomo che utilizza l’arte figurativa per esprimere la propria vita vissuta. La
simbologia è il risultato di quella chiarezza artistica, nello stile,
nella tecnica e nel contenuto, caratteristica limpida e trasparente di
un percorso narrativo, quale quella che si respira nell’arte di Mauro
Pavan, pronto a evolvere. Dicevamo della vita, quasi fosse una religione che si identifica nel sapiente tratteggio e nella sapiente dimensione artistico pittorica di Pavan, come soggetto unificante la produzione dell’autore: non può albergare senso di staticità, nè nella forma nè nel contenuto, nelle sue opere, ma di progressiva evoluzione, non assoggettandosi mai alla limitatezza finita che incontrovertibilmente la pittura ci porta a dover incontrare. Un’evoluzione unica si percorre, quindi, nell’itinerario artistico di Mauro Pavan: passa dall’espressionismo, componente presente, giungendo alla ritrattistica folgorante nelle luci e nelle ombre, per arrivare a proporre, linguaggio che Mauro Pavan fa proprio, quel simbolismo di un artista “maledetto”, di un artista “visionario”, di un artista che abbatte i confini, osando mettere in discussione quelle “verità” preconcette e pregiudiziali che si impongono nella storia dell’arte.
Mauro Pavan parla dei geroglifici come luoghi artistici di riferimento, radice che si nutre della sostanza della sua opera: come le pitture antiche, le opere di Pavan ci portano a identificare un racconto, una narrazione di un’esistenza, piena di esperienze, in una continua ricerca di quella filosofia di vita, che diventa mano conduttrice e ispiratrice della sua azione artistica. Il colore è il linguaggio che porta Mauro Pavan a esprimere incisivamente e indelebilmente quel patrimonio umano, fatto di idee, valori, sentimenti e sensazioni, che hanno costellato, e ancora costellano, l’esistenza tutta dell’artista: l’effetto è magico, sorprendendo con tinte e tonalità cromatiche lo spettatore, si passa con maestria e consapevolezza dall’oro all’argento, facendone scorgere quel pensiero che fa dell’autore un essere umano vivo e pulsante.
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È Mauro Pavan un artista maturo? La risposta risulta palese se si osserva quel percorso che lo porta a considerarsi artista completo, seppure mai fermo, mai contento dell’obiettivo raggiunto: è la vita, l’esistenza, la sua personalità che, essendo elementi mutabili, portano l’autore a superare schemi, identità stilistiche e contenutistiche fino a quel momento raggiunge. Mauro Pavan, quindi, non fa segreto della propria evoluzione personale, essendo la sua produzione diario narrativo di sè e del suo rappresentare ciò che ama rappresentare: è un artista sincero, possiamo dire, trasparente quanto dinamico, dandogli quell’attribuzione virtuosa di un’arte senza precedenti. L’elemento decorativo, è pulsante, si vede e si afferma nella produzione di Mauro Pavan, tanto da configurare alle sue opere quell’alone magico che ci coinvolge come un turbine simbolico. La carnalità umana, presente e viva nei suoi ritratti, si nutre di quei colori che possono essere definibili come difficili, perchè particolari e singolari, da trattare: è in questo lato che si afferma ancora di più la capacità di Pavan di sorprendere e di sorprenderci con argenti e ori che si calibrano, diventando loro stessi elementi accesi e avvolgenti l’attenzione e il pensiero dell’osservatore che, solo alla fine dell’intero percorso di astrazione, si delinea nella sua completezza. Alla fine di tutta la composizione artistica di Pavan si legge quel che viene definito pensiero, che è poesia, lirica, affermazione di un’estetica complessa e coerente.
L’informale si fa, così, strada nelle opere di Mauro Pavan, riportando quella conoscenza che si esplica in una capacità autonoma creativa, che prende origine dal suo aspetto autobiografico, le sue esperienze, molte, da lui vissute real- mente, interiormente, alcune drammaticamente, in cui risalta quell’anelito continuo verso una ricerca esistenziale. Tutto viene tradotto, qui è l’impeto allegorico, in metafora di una condizione umana che desidera essere gridata, esplodendo, lo si percepisce esteticamente e fisicamente, nel quadro. |
L’aspetto
figurativo, quindi, unito all’aspetto astratto, ci dona quella
complessità contraddit- toria che si percepisce e si vive in
quell’esaltante vortice e turbine compositivo, consapevolmente
approntato da una mano decisa, salda, sicura, il tratto cromatico è
pulito e incisivo: il corpo umano è parte centrale della
rappresentazione artistica di Mauro Pavan. La
poesia, che vive del dramma e delle molteplici emozioni, esprime le
visioni delle problematiche attuali, quotidiane, in cui il corpo, i
corpi umani, sono fondamenta intorno a cui si erge tutto il costrutto
artistico: una ritrattistica forte e autonoma, autorevole è l’autore, indipendente, non di maniera, ci porta a trovare citazioni, continue nelle sue opere, della più grande scuola figurativa ed espressionista, senza scadere in accademismi, in inutili esercizi formali, incedendo verso prospettive estetiche e di contenuto mai affrontate, portando a dare non solo plasticità, ma energia palpabile e pulsante alle fisicità, che percorrono la sua produzione come figure che ci conducono in una lirica visiva, universale quanto coinvolgente. Pavan ama “mettersi in gioco” con “simboli e con letture” di un’esistenza che diviene essa stessa arte: un significante permea l’evoluzione, mai cristallizzabile, ma sempre dinamica e progressiva, della sua produzione.
Alessandro Rizzo
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