Si può considerare a prima vista lo stile del pittore inglese, William Logsdail, parte di quella grande scuola che si può definire realistica pura. Lui si era seduto, sotto il nevischio gelido, in piazza a riprendere e immortalare, quasi anticipando le potenze ancora sconosciute della fotografia, St. Martin’s in the Fields, realizzando, così, una delle sue opere più rappresentative.
Logsdail si forma nell’ambito architettonico alla Lincoln School of Art: in questo contesto si respirava la dirompenza di nuove visioni artistiche che si facevano strada a quei tempi, spesso proiettate a documentare la società, la contemporaneità, non lasciando nessun margine interpretativo, ma una crudezza delle immagini nella loro quotidianità disarmante, già poesia di per sè.
Logsdail si forma nell’ambito architettonico alla Lincoln School of Art: in questo contesto si respirava la dirompenza di nuove visioni artistiche che si facevano strada a quei tempi, spesso proiettate a documentare la società, la contemporaneità, non lasciando nessun margine interpretativo, ma una crudezza delle immagini nella loro quotidianità disarmante, già poesia di per sè.
L’ambito urbanistico
e il paesaggio cittadino si ritrovano continuamente come sfondo nelle
opere dell’artista inglese, che ha esposto proprie pitture alla Royal
Accademy, alla Royal Society of British Artists, the Grosvenor Gallery,
alla New Gallery (London). Si nota nella produzione di Logsdail una certa tendenza all’impressionismo, iniziando quel percorso che lo porterà ad assapo-assaporare scene riproposte nella loro trasparenza e oggettivistica strutturale, anticipando la figura dell’autore che dipinge “en plein air”. L’artista, infatti, produce fuori dagli studi o dagli atelier, all’aperto, proprio perché vuole carpire, ed è riuscito perfettamente, l’essenza e la veridicità dell’oggetto raffigurato: la luce, i colori, le tinte sono come pennellate forti e decise che tratteggiano la fisicità e la corporeità della figura ripresa, dandole quasi volume. Lo scorrere del tempo viene fermato, astraendosi dal contesto e rendendosi momento infinito che oltrepassa la propria finitudine e il proprio irrefrenabile procedere. Anche il tempo, quindi, da convenzione umana diventa elemento narrativo di un percorso lirico e poetico, che pone al centro la realtà senza finzioni, senza orpelli estetico descrittivi, senza, infine, quella carica simbolistica e metaforica. A essere metafora e significante è lo stesso oggetto nella sua visione immediata, sincera, trasparente, chiara. Logsdail frequenta diverse accademie nella propria lunga for- mazione, portandolo in quello che si chiama essere il periodo siciliano, dove attenuerà certe tendenze prettamente realistico oggettiviste per giungere a esplorare altri elementi pittorici.
A l’École des Beaux-Arts Logsdail si forma sotto la guida del maestro Michel Marie Charles Verlat, ed è a lui che si deve la sua affermazione come pittore realista con una propria capacità elaborativa, estetica e conte-nutistica, autonoma e autorevole, tanto da dargli una propria originalità, senza mai, però, disconoscere quelle che sono le proprie origini formative, realistiche appunto.
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“Il mercato del pesce” è uno dei suoi quadri più rappresentativi e famosi, tanto da venire acquistato a nome della regina Victoria. Non si può fuggire nelle opere di Logsdail dalla capacità penetrante e, in un certo modo, rassicurante, dei soggetti oggettivistici ripresi nelle tele: è questa lucentezza che ci porta a dare contenuto e forma a quello spazio aereo, studio fisico e analitico degli elementi naturali che la natura ci presenta e ci riporta. Osservando le opere di Logsdail ci immergiamo nel luogo rappresentato, è qui la forza di un’estetica trascinante e pulsante, tanto da poter respirare quegli odori e sentire sulla propria pelle quel movimento delicato, pungente, spesso freddo e glaciale, di venti che spirano tra le case di una piazza cittadina invernale, avvertendo quasi quel rumore suggestivo che da essi promana. Il realismo, quindi, in Logsdail sprigiona una forza evocativa, lasciando spazio all’immaginazione dello spettatore, accom-pagnandolo, quindi, in un percorso che porta a elevare il dato oggettivo a dato ed elemento estetico poetico: non è, quello di Logsdail, il semplice realismo strumentale, ossia funzionale a una semplice, quasi divenendo documentario, critica sociale della contemporaneità. Il realismo di Logsdail è un’espressività che affonda le radici certamente nella realtà, ma che ci porta a inquadrare essenze non conosciute degli oggetti, diventando loro stessi, elementi lirici.
Venezia, così come altre città im- mortalate in molte tele dell’artista inglese, diventa quasi immagine di una fotografia, capace di dare risalto a ogni aspetto minimo e descrittivo: scene di strada, complessi edilizi storici, squarci architettonici risaltanti, danno segno di quella completezza artistica e di quella conoscenza tecnica proprie dell’autore, mentre freschezza e dinamicità si leg- gono nelle sue tele. |
La pittura di Logsdail
brilla, quasi risplende, dando testimonianza di una sapienza nel
trattamento dei colori, apportando quel senso di consapevolezza tecnica,
maestria compositiva, capacità di analisi, che solo le visioni
delicate, ma allo stesso tempo ferme e ben calibrate, delle proprie
opere ci possono offrire. Si prova, quindi, osservando le tele di Logsdail, quella sensazione di gradazione e di compenetrazione tra forme e ombre, luci e spazi. Si percepisce nell’opera di Logsdail un certo senso di spazialità: è il senso di apertura e di immensità che il pittore inglese sa declinare, pur limitato dagli oggetti rappresentati, la città, e dalla finitudine della tela. Leggiamo nelle opere del periodo “orientale”, esempio l’Arco del Califfo, un vigore e un’immediatezza, tali da renderci chiare quelle capacità da “colorista” di un Logsdail già maturo.
È così che nell’opera Piazza San Marco percepiamo come la gentilezza di un tratto riesca ad attribuire leggerezza a quelli che sono i ritratti nella sua pro- duzione, esempio ne è Portrait of Alice Crawford in the role of Olivia, Twelfth Night, 1907. British, 1859-1944.
Una certa forza e un indubitabile impeto promanano dalla rappresentazione pittorica di Logsdail: nulla sfugge all’occhio indagatore e impressionato dell’autore, tanto da evidenziare con attenzione meticolosa la riproposizione di quella certa contraddizione caratterizzata nella complessità dell’immagine e della realtà raffigurata. La realtà diventa, quindi, parte integrante della personalità del pittore, tanto che, come ogni pre impressionista può testimoniare, le opere di Logsdail rappresentano quella verità fisica come lo stesso autore la vede e la interpreta. In Logsdail tutto questo è possibile senza tralasciare quella freschezza e vitalità che derivano dalla potenza estetica dell’oggettivo raffigurato.
È così che nell’opera Piazza San Marco percepiamo come la gentilezza di un tratto riesca ad attribuire leggerezza a quelli che sono i ritratti nella sua pro- duzione, esempio ne è Portrait of Alice Crawford in the role of Olivia, Twelfth Night, 1907. British, 1859-1944.
Una certa forza e un indubitabile impeto promanano dalla rappresentazione pittorica di Logsdail: nulla sfugge all’occhio indagatore e impressionato dell’autore, tanto da evidenziare con attenzione meticolosa la riproposizione di quella certa contraddizione caratterizzata nella complessità dell’immagine e della realtà raffigurata. La realtà diventa, quindi, parte integrante della personalità del pittore, tanto che, come ogni pre impressionista può testimoniare, le opere di Logsdail rappresentano quella verità fisica come lo stesso autore la vede e la interpreta. In Logsdail tutto questo è possibile senza tralasciare quella freschezza e vitalità che derivano dalla potenza estetica dell’oggettivo raffigurato.
Alessandro Rizzo
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