Equilibrio
Articolo di Enrico Ratti
Per cercare di descrivere, in breve, la parabola scientifica e umana di John Forbes Nash (Bluefield, West Virginia, 1928), uno dei massimi matematici viventi e Premio Nobel per l’economia, occorre partire da quella famosa mattina del 1959 quando lo scienziato, in preda al delirio, entrò nella sala di
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lettura
del dipartimento di matematica del Mit e incominciò a sventolare in
faccia ai colleghi una copia del New York Times.
Egli, lasciandoli di stucco, affermò che l’articolo di spalla della prima pagina era un messaggio cifrato proveniente da un impero extraterrestre. Un messaggio che lui avrebbe decifrato senza problemi. Solo dieci anni prima con una scarna paginetta, senza nemmeno formule matematiche, Nash aveva rivoluzionata la teoria dei giochi e di conseguenza parte delle scienze economiche ma, anche, la teoria delle decisioni razionali e perfino la teoria dell’evoluzione biologica.
Nel suo brevissimo lavoro, egli, era riuscito a dimostrare come due idee apparentemente contraddittorie (quella di un “punto fisso” preso in una trasformazione di coordinate e quella di una strategia più razionale che un giocatore può adottare, quando compete con un avversario anch’esso razionale) portassero, invece, a un punto di equilibrio da allora detto “equilibrio di Nash”). Egli non aveva fatto nient’altro che introdurre il principio di equità tra due giocatori che una volta trovato il punto di equilibrio non hanno interesse a distaccarsi, ciascuno andando per proprio conto, da quel punto stesso. Nash ci insegna che tale punto di equilibrio è l’unico che garantisce a entrambi i giocatori il miglior guadagno possibile nella peggiore della situazioni immaginabili.
Egli, lasciandoli di stucco, affermò che l’articolo di spalla della prima pagina era un messaggio cifrato proveniente da un impero extraterrestre. Un messaggio che lui avrebbe decifrato senza problemi. Solo dieci anni prima con una scarna paginetta, senza nemmeno formule matematiche, Nash aveva rivoluzionata la teoria dei giochi e di conseguenza parte delle scienze economiche ma, anche, la teoria delle decisioni razionali e perfino la teoria dell’evoluzione biologica.
Nel suo brevissimo lavoro, egli, era riuscito a dimostrare come due idee apparentemente contraddittorie (quella di un “punto fisso” preso in una trasformazione di coordinate e quella di una strategia più razionale che un giocatore può adottare, quando compete con un avversario anch’esso razionale) portassero, invece, a un punto di equilibrio da allora detto “equilibrio di Nash”). Egli non aveva fatto nient’altro che introdurre il principio di equità tra due giocatori che una volta trovato il punto di equilibrio non hanno interesse a distaccarsi, ciascuno andando per proprio conto, da quel punto stesso. Nash ci insegna che tale punto di equilibrio è l’unico che garantisce a entrambi i giocatori il miglior guadagno possibile nella peggiore della situazioni immaginabili.
Ma questo tipo di guadagno era possibile nell’epoca della guerra fredda, nell’epoca della minaccia dell’olocausto nucleare, nell’epoca con- trassegnata dall’apoteosi del discorso occidentale con la sua idea di fine del tempo e delle cose? Evidentemente no perché in quel periodo, dove tutto doveva essere pianificato, normalizzato e sottoposto alle gerarchie politiche, non si tolle- rava che qualcosa sfuggisse al controllo di un sistema che aveva come fine ultimo lo sterminio
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dell’umanità. In definitiva il guadagno intellettuale, l’equa suddivisione sociale dei beni e del godimento della vita nulla condividevano con l’idea di sterminio, di olocausto e di sacrificio che i governi degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica andavano pianificando con tanto puntiglio e con tanto spreco di denaro. Infatti se qualcosa di anomalo sfuggiva alle rigide procedure sacrificali con cui si esprimeva lo spirito dell’epoca subito veniva represso o eliminato al fine di mantenere sempre efficiente il sistema mondiale del terrore basato sulla minaccia nucleare. Con la sua follia Nash, ha forse voluto dimostrare che la strategia dell’equilibrio è proprio quella variante che mette in crisi un sistema di riferimento (il discorso occidentale con la sua passione per la morte), ritenuto immutabile nei secoli dei secoli.
Insomma di sicuro John Forbes Nash brucia d’amore per l’umanità ma, con la sua bellissima parabola, ci insegna che non è necessario lo sterminio dell’umanità per dimostrare a Dio come l’unica via per rinnovare e purificare la terra dal male passi necessariamente attraverso il rogo o l’olocausto.
Insomma di sicuro John Forbes Nash brucia d’amore per l’umanità ma, con la sua bellissima parabola, ci insegna che non è necessario lo sterminio dell’umanità per dimostrare a Dio come l’unica via per rinnovare e purificare la terra dal male passi necessariamente attraverso il rogo o l’olocausto.
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