Apparizioni rubrica diretta da Francesco Panizzo
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Rivista d'arte
diretta da F. Panizzo e V. Vacca |
La macchina bionica di Enrico Ratti Il 15 maggio scorso, con un editoriale sul Naw York Times, l’attrice americana Angelina Jolie ha rivelato di essersi sottoposta a una duplice mastectomia preven- tiva perché portatrice di un gene difettoso il Brca1, che innalza dell’86% il rischio di cancro al seno. |
Il volto più amato e più pagato di Hollywood, la cui amatissima madre morì di tumore a soli 56 anni, ha spiegato di aver voluto raccontare la sua esperienza per incoraggiare le donne che sono nella sua identica condizione a cercare informazioni dai medici e compiere scelte informate. Da quello che risulta dalla lettera, Angelina Jolie motiva la sua scelta come difesa dei suoi figli che non dovranno più temere di perdere la madre per cancro al seno.
Quella di Angelina Jolie è stata dunque una scelta. Una scelta rispetto ad una vita ideale e senza ostacoli. Senza difficoltà e senza ansia. Ma se c’è una forza straordinaria che sta al principio della vita è proprio la forza della libertà di non scegliere e tutto ciò che sta nell’assenza di alternativa e nell’assenza di scelta introduce l’ironia. L’ironia della vita dove non si sceglie neppure il nome. Niente. Ebbene, al contrario di ciò che si pensa nel luogo comune, la libertà sta proprio dove non si sceglie e questa, naturalmente, è la libertà più difficile da intendere. Nel luogo comune, in- vece, la libertà di scegliere è facile da capire perché è sempre guidata dai propri pregiudizi, dal conformismo o dal- l’idealità e decidere rispetto all’idealità non è decidere ma è mettersi dei ceppi ai piedi. C’è, a questo proposito, nella Bibbia, un famoso piatto di lenticchie rispetto a cui viene invocata un’idealità. Un’idealità che porta Esaù a vendere la sua primogenitura.
Quella di Angelina Jolie è stata dunque una scelta. Una scelta rispetto ad una vita ideale e senza ostacoli. Senza difficoltà e senza ansia. Ma se c’è una forza straordinaria che sta al principio della vita è proprio la forza della libertà di non scegliere e tutto ciò che sta nell’assenza di alternativa e nell’assenza di scelta introduce l’ironia. L’ironia della vita dove non si sceglie neppure il nome. Niente. Ebbene, al contrario di ciò che si pensa nel luogo comune, la libertà sta proprio dove non si sceglie e questa, naturalmente, è la libertà più difficile da intendere. Nel luogo comune, in- vece, la libertà di scegliere è facile da capire perché è sempre guidata dai propri pregiudizi, dal conformismo o dal- l’idealità e decidere rispetto all’idealità non è decidere ma è mettersi dei ceppi ai piedi. C’è, a questo proposito, nella Bibbia, un famoso piatto di lenticchie rispetto a cui viene invocata un’idealità. Un’idealità che porta Esaù a vendere la sua primogenitura.
Vendendo la sua primogenitura, Esaù ha fatto un gesto riflesso dell’idea di essere affamato. Tornato dal lavoro, sic- come la fame la faceva da padrona ed era un ostacolo alla vita ideale, Esaù ha subito pensato di essere libero di sfa- marsi. Invece lo stavano semplicemente prendendo per la gola. Ostacolo alla vita ideale, alla vita senza sofferenza, per Angelina Jolie sono stati, invece, i dieci anni di lotta della madre contro un tumore. Dopo aver conosciuto questo os- tacolo alla vita ideale, dopo averlo visto e toccato con mano, la star hollywoodiana ha pensato bene di evitarlo. Agisce nel senso proprio di ricostruire una vita per evitare la malattia e per inseguire l’ideale di un corpo bionico.
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Se l’ostacolo alla felicità sono gli organi, allora occorre toglierli.
Insomma, il racconto che la Jolie sta facendo al pianeta è un racconto
in cui lei dimostra di essere padrona del suo copro e di fare quello che
vuole. Proprio come accade nei suoi film dove il corpo, per l’appunto, è
costruito come, d’altronde, è costruita anche la sua famiglia. Una
famiglia a cui, altruisticamente, bisogna evitare ogni tipo di
sofferenza. Ma questo altruismo cosa comporta?
Comporta, per esempio, andare nei posti dove la sofferenza è standardizzata. Madonna è andata nel villaggio più sperduto dell’Africa per scegliere il figlio e lo ha letteralmente rapito dal posto dove le organizzazioni mondiali umanitarie hanno deciso che ci sia la sofferenza più standardizzata che si possa immaginare. Inoltre madonna questo figlio l’ha ottenuto spendendo una montagna di soldi. Soldi che potevano essere usati per risanare il villaggio o per costruire scuole e ospedali.
Comporta, per esempio, andare nei posti dove la sofferenza è standardizzata. Madonna è andata nel villaggio più sperduto dell’Africa per scegliere il figlio e lo ha letteralmente rapito dal posto dove le organizzazioni mondiali umanitarie hanno deciso che ci sia la sofferenza più standardizzata che si possa immaginare. Inoltre madonna questo figlio l’ha ottenuto spendendo una montagna di soldi. Soldi che potevano essere usati per risanare il villaggio o per costruire scuole e ospedali.
Ebbene, siccome questa fantasia di padronanza di to- gliere la sofferenza
dal pianeta non riesce, la Jolie ad un certo punto cosa ha dovuto fare
per proteggere i suoi figli dall’idea di morte? Togliersi le mammelle.
Sicché quello che per la Jolie è passato come altruismo non era nient’altro che un’idea di sé. L’idea di una donna che aveva l’86% di probabilità di ammalarsi e di morire di cancro. Le resta un dubbio per le ovaie. Se le toglierà? Si toglierà altro? È del tutto evidente che la Jolie è proprio sicura di ammalarsi di tumore. Infatti non prende nem- meno in considerazione l’ipotesi che per interrompere ques- |
to percorso devastante le possa cadere una tegola in testa e trovarsi in coma. Ma questa ipotesi non la prende in considerazione perché è una vera e propria chance di vita. Ebbene, siccome questa fantasia di padronanza di togliere la sofferenza dal pianeta non riesce, la Jolie ad un certo punto cosa ha dovuto fare per proteggere i suoi figli dall’idea di morte? Togliersi le mammelle. Sicché quello che per la Jolie è passato come altruismo non era nient’altro che un’idea di sé. L’idea di una donna che aveva l’86% di probabilità di ammalarsi e di morire di cancro.
Le resta un dubbio per le ovaie. Se le toglierà? E dopo cos’altro si toglierà? E’ del tutto evidente che la Jolie è proprio sicura di ammalarsi di tumore. Infatti non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi che per interrompere questo percorso devastante le possa cadere una tegola in testa e trovarsi in coma. Ma questa ipotesi non la prende in considerazione perché è una vera e propria chance di vita. La sua quindi è una padronanza im-possibile sul corpo, le idee e le cose, perché ciascuno di noi può constatare come nell’itinerario che la parola compie, e che ci travolge, la padronanza non riesce. Ma constatare che la padronanza non riesce esige un atto di umiltà e di generosità. Un atto che toglie la fantasia di ottenere ciò che si vuole. Sicché la felicità senza standard è quella felicità che avviene in un istante di intelligenza e di semplicità dove non si sa ciò che si fa. Questo istante di felicità si chiama tempo. E per Machiavelli felice è colui che è emulo del tempo che segue, cioè, il ritmo del tempo, la sua aritmetica.
Un tempo senza idealità e impossibile da padroneggiare, neppure supponendo di fare del corpo una macchina bionica.
Le resta un dubbio per le ovaie. Se le toglierà? E dopo cos’altro si toglierà? E’ del tutto evidente che la Jolie è proprio sicura di ammalarsi di tumore. Infatti non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi che per interrompere questo percorso devastante le possa cadere una tegola in testa e trovarsi in coma. Ma questa ipotesi non la prende in considerazione perché è una vera e propria chance di vita. La sua quindi è una padronanza im-possibile sul corpo, le idee e le cose, perché ciascuno di noi può constatare come nell’itinerario che la parola compie, e che ci travolge, la padronanza non riesce. Ma constatare che la padronanza non riesce esige un atto di umiltà e di generosità. Un atto che toglie la fantasia di ottenere ciò che si vuole. Sicché la felicità senza standard è quella felicità che avviene in un istante di intelligenza e di semplicità dove non si sa ciò che si fa. Questo istante di felicità si chiama tempo. E per Machiavelli felice è colui che è emulo del tempo che segue, cioè, il ritmo del tempo, la sua aritmetica.
Un tempo senza idealità e impossibile da padroneggiare, neppure supponendo di fare del corpo una macchina bionica.
Enrico Ratti
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