_Codice ISSN: 2281-9223 Rivista d’arte diretta da F. Panizzo - Numero di Settembre, 2013 - Anno II
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Se leggerezza è alleggerimento ecco che dei mattoni divengono simboli e personaggi talvolta insigniti del loro peso altre volte trasformati in pupazzi, in vicende.
W è “il grido di vittoria di chi supera la prova di resistenza senza morire”: W (prova di resistenza) è il titolo dello spettacolo di Beatrice Baruffini, in scena nell’ambito di SHORT THEATRE 8. Democrazia della felicità, rassegna internazionale di teatro contemporaneo che quest’anno ha luogo a Testaccio, a La Pelanda, negli spazi dell’ex mattatoio, ora utilizzato dal Macro Museo di Arte Contemporanea di Roma.
Una performance di venti minuti efficace e interessante.
“La prova di resistenza è una prova caratteristica del mattone forato. Viene fatta applicando un carico di peso sempre maggiore su tutti e tre i lati del mattone, fino a raggiungere il carico di rottura e stabilire così il grado di resistenza del mattone forato.” Così viene spiegato nell’incipit dello spettacolo. Qualcuno potrebbe ricordarsi de L’uomo dei palloncini, film di Marco Ferreri, dove Mastroianni cercava di capire quanta aria potesse soffiare nel palloncino per trovare il famoso punto di rottura. Una faccenda intrisa di pathos pscologico verso quella soggettiva follia del protagonista. Ma in W – prova di resistenza il punto di rottura è un altro, è un fatto storico: nei quartieri popolari di Parma, nel 1922, gli abitanti, in una lotta collettiva, resistettero per cinque giorni, innalzando delle barricate, per difendersi dall’aggressione dei fascisti.
W è “il grido di vittoria di chi supera la prova di resistenza senza morire”: W (prova di resistenza) è il titolo dello spettacolo di Beatrice Baruffini, in scena nell’ambito di SHORT THEATRE 8. Democrazia della felicità, rassegna internazionale di teatro contemporaneo che quest’anno ha luogo a Testaccio, a La Pelanda, negli spazi dell’ex mattatoio, ora utilizzato dal Macro Museo di Arte Contemporanea di Roma.
Una performance di venti minuti efficace e interessante.
“La prova di resistenza è una prova caratteristica del mattone forato. Viene fatta applicando un carico di peso sempre maggiore su tutti e tre i lati del mattone, fino a raggiungere il carico di rottura e stabilire così il grado di resistenza del mattone forato.” Così viene spiegato nell’incipit dello spettacolo. Qualcuno potrebbe ricordarsi de L’uomo dei palloncini, film di Marco Ferreri, dove Mastroianni cercava di capire quanta aria potesse soffiare nel palloncino per trovare il famoso punto di rottura. Una faccenda intrisa di pathos pscologico verso quella soggettiva follia del protagonista. Ma in W – prova di resistenza il punto di rottura è un altro, è un fatto storico: nei quartieri popolari di Parma, nel 1922, gli abitanti, in una lotta collettiva, resistettero per cinque giorni, innalzando delle barricate, per difendersi dall’aggressione dei fascisti.
È possibile affrontare con facilità e poesia, una questione atroce e dolorosa come la resistenza al fascismo, in uno spazio scenico in cui vi siano solo una donna e dei mattoni? Beatrice Baruffini, giovane attrice formatasi al Teatro delle Briciole di Parma, è riuscita nel difficile proposito. Si dice che per indurre interesse verso cose “astratte” bisogna saperne trasferire la forza nel mondo concreto. Ali che poggiano sulla terra con artigli ben avvinghiati. |
Ebbene, quegli ordinari mattoni forati sono l’alata necessità scesa in terra per ostacolare il male, mattoni che si prestano perfettamente all’intento di scendere dal cielo alla terra, dal mondo dell’astrazione a quello del pragmatismo.
Assistiti da importanti tagli di luci e dalla voce della brava attrice, conquistano un ruolo evocativo: il materiale pare acquisire coscienza e volontà.
Assistiti da importanti tagli di luci e dalla voce della brava attrice, conquistano un ruolo evocativo: il materiale pare acquisire coscienza e volontà.
Ma i mattoni non sono solo l’opposizione al male, con qualche semplice espediente, divengono Io ausiliari dell’interprete, si trasformano continuamente: da comuni laterizi diventano personaggi, buoni, cattivi, appartamenti di un condominio, parte di un muro, eroi. E gli spettatori, accettando le regole del gioco e tornando in una dimensione d’infanzia, ci credono. Si sente un sussulto tra il pubblico quando un mattone dalla posizione verticale passa a quella orizzontale: il personaggio è morto? Per quanto nel teatro degli oggetti resti comunque fondamentale il ruolo del soggetto che li aziona, che in questo caso è il narratore sempre presente in scena, i protagonisti sono loro, i mattoni.
In questo genere di spettacoli, come spiega la studiosa Christine De Camy, “l’accento è posto sul fatto che alla realtà delle cose si sostituisce la finzione, dalla deformazione dell’oggetto si passa a ciò che questo ha di più concreto, di più funzionale, di più comune, sul fatto cioè di distruggere l’immaginario del momento per poi ricrearlo. L’oggetto è portatore di parola, di spessore corporeo, ricevente ed emittente, messaggero danzante”.
In questo genere di spettacoli, come spiega la studiosa Christine De Camy, “l’accento è posto sul fatto che alla realtà delle cose si sostituisce la finzione, dalla deformazione dell’oggetto si passa a ciò che questo ha di più concreto, di più funzionale, di più comune, sul fatto cioè di distruggere l’immaginario del momento per poi ricrearlo. L’oggetto è portatore di parola, di spessore corporeo, ricevente ed emittente, messaggero danzante”.
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Sara Maddalena - Francesco Panizzo
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