Rivista d’arte diretta da F. Panizzo - Codice ISSN: 2281-9223 - Numero XI mese di Settembre, 2013 - Anno II
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Il mondo è rotondo?
Non ne sono più sicuro. Forse ha la forma di conchiglia e la perla è dove vivi tu [...] E una strana vertigine Che fa si che io resti qua Anche se temo l’altitudine... Malchevadacadrò. (Chicco di riso - LatoPerlato)
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Viaggiar leggeri – À bout de souffle Testo di Davide Ostinatumtempo Faraon |
Mi piace pensare d’esser una valigia e come essa riempirmi di sensazioni e ricordi, visi e sorrisi, timori e riappacificazioni.
Ogni viaggio per me è così, un grande turbinio di emozioni, di momenti, anche di scoramento sarei ipocrita a non dirlo, simili a una variopinta parata in perfetto stile felliniano che intacca benignamente l’animo!
Ma non mi riferisco solo ai viaggi oltre le distanze siderali per “vedere cose che voi umani..” etc.. etc.. O per arrivare ai confini del mondo. No, un viaggio è svincolato da tempistiche e distanze. Importa solamente come ci si pone nei suoi confronti. Prevedendo, prima di partire, anche di dover sopportare ripensamenti personali e, soprattutto, sfiducie altrui.
Per me è bello viaggiare, fondamentale viaggiar leggeri. Leggeri nel bagaglio, perché i movimenti devono essere fluidi e la strada da percorrere, forse anche a piedi, parecchia. Leggeri nella compagnia. Si sa che il paradiso può essere un inferno se vissuto con le persone sbagliate e viceversa, qualsiasi girone infernale sembrerà una fucina di piacere se convissuto con la compagnia ideale. E non per ultimo, leggeri nei pensieri, per esser pronti a non aver certezze se non quella di tornare cambiati; cambiati tanto quanto il paesaggio fuori dal finestrino.
Un bisogno, al limite dell’assurdo, di guardare, o per meglio dire osservare con attenzione, venire rapiti, dal tutto essere attratti, per accorgersi che proprio di quel tutto facciamo parte. Ma questo cos’è, se non lo scopo di una vita intera; perdersi per ritrovarsi e riconoscersi. In poche parole, riappacificarsi con se stessi.
Cercare pace non sempre è sinonimo di relax (anzi quasi mai, se non mai) e per questo non mi piace l’idea di dover adagiarmi accorpandomi a schemi da villaggio turistico, bensì preferisco dover abituarmi e adattarmi a entrate oblique, imprecisati imprevisti e repentini cambiamenti.
Le solite necessità lasciano il posto ad altre necessità...
Verso CapoNord
In questa cartolina sonora è la mia esperienza di viaggio dell’estate del 2009. Ho cercato di fissare su pellicola le sensazioni ricevute dai lunghi tragitti in treno e in bus postale, tra le foreste di betulle e di abeti, tra le sterminate praterie e i fiordi a picco sul mare, e la bianca Helsinkj e la caotica Stoccolma in pieno Kulturen Festival; dallo sguardo dei Sami, popolo fiero che da poco più di 50 anni ha abbandonato il modo di vivere nomade ma che ha preservato la sua autonomia culturale con cura, e la tranquillità quasi surreale dei piccoli paesi di pescatori a ridosso sul mare, dove d’estate la notte non arriva.
E che dire degli spazi immensi, dove l’occhio si perde osservando l’indistinguibile linea tra cielo e mare dal promontorio di NortKap, se non che mi hanno tolto il fiato?
Linea editoriale
del mio viaggio - |
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Naturalmente le immagini video non restituiscono ciò che ha colto l’occhio umano, ma spero comunque che il filmato vi trascini lì dove non vi porti.
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Le musiche le ho scelte con molta cura e nel montaggio hanno avuto un ruolo fondamentale:
Minor Swing di Django Reinard, adatta a certi miei giorni frenetici in una Helsinki invasa dai fans di Madonna, in attesa che il mio bagaglio arrivasse da Riga in Lettonia, dove era stato smarrito, ha lasciato il posto a Society di Eddie Vedder, tratta dal film Into the Wild e al brano L’ombra della Luce di Franco Battiato, da me cantata e ricantata tantissime volte durante tutto il tempo, quasi come una preghiera. Norwegian Wood dei Beatles e Cavatina di Stanley Myers, tratta dal film Il cacciatore, ben supportano le immagini di Karasjok, capitale del popolo Sami. Viste dal finestrino del bus, le foreste di abeti in prossimità del circolo polare artico, qui chiamato Napapijri hanno il sapore di quei paesaggi raccontati in quel viaggio per eccellenza, quello di Jack Kerouak in On The Road. Cosa, meglio di un classico country americano, I’m So Lonesome I Could Cry cantata da Jonny Cash e Nick Cave. Like a Rolling Stone di Bob Dylan conclude la serie in una popolatissima e giovane Stoccolma.. Su In volo, incisa nella chiusa durante il decollo, la canzone Ai confini della città è suonata dai LatoPerlato, un progetto musicale (ci sono dei riferimenti anche durante il filmato), nel quale cantavo e decantavo, con Daniele Brotto al Basso, Matteo Gaggiato alla chitarra, Luca Ramon alla batteria e Alberto De Lazzari alla tastiera e piano elettrico. Sento il dovere di ringraziarli.
Minor Swing di Django Reinard, adatta a certi miei giorni frenetici in una Helsinki invasa dai fans di Madonna, in attesa che il mio bagaglio arrivasse da Riga in Lettonia, dove era stato smarrito, ha lasciato il posto a Society di Eddie Vedder, tratta dal film Into the Wild e al brano L’ombra della Luce di Franco Battiato, da me cantata e ricantata tantissime volte durante tutto il tempo, quasi come una preghiera. Norwegian Wood dei Beatles e Cavatina di Stanley Myers, tratta dal film Il cacciatore, ben supportano le immagini di Karasjok, capitale del popolo Sami. Viste dal finestrino del bus, le foreste di abeti in prossimità del circolo polare artico, qui chiamato Napapijri hanno il sapore di quei paesaggi raccontati in quel viaggio per eccellenza, quello di Jack Kerouak in On The Road. Cosa, meglio di un classico country americano, I’m So Lonesome I Could Cry cantata da Jonny Cash e Nick Cave. Like a Rolling Stone di Bob Dylan conclude la serie in una popolatissima e giovane Stoccolma.. Su In volo, incisa nella chiusa durante il decollo, la canzone Ai confini della città è suonata dai LatoPerlato, un progetto musicale (ci sono dei riferimenti anche durante il filmato), nel quale cantavo e decantavo, con Daniele Brotto al Basso, Matteo Gaggiato alla chitarra, Luca Ramon alla batteria e Alberto De Lazzari alla tastiera e piano elettrico. Sento il dovere di ringraziarli.
Tengo a precisare che queste cartoline sonore non vogliono essere null’altro che dei documenti dal valore probabilmente, strettamente personale, nelle quali è tangibile quel dilettantismo, voluto e umilmente ricercato, da super 8 con audacia, che è suo marchio di fabbrica.
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Non mi resta che augurarvi buona partenza. Con infinito piacere Davide Ostinatumtempo Faraon HomePlate 10/08/13 |
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