ADIEU AU LANGUAGE Un film di Jean-Luc Godard Articolo di Daniel Montigiani
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“Chi manca di immaginazione si rifugia nella realtà”: è con questa frase che ha inizio Adieu au language di Godard, che, a ben ottantaquattro anni, non si è affatto stancato di sconvolgere, storpiare e ricreare la macchina cinema a suon di innovazioni dettate dalla sua inesauribile fame di sperimentare, verbo, quest’ultimo, sempre stato al centro del suo personalissimo mondo cerebrale e, quando vuole, alquanto poetico.
Una frase d’apertura che si pone anche come avvertimento e ammonimento: la realtà è una scelta che si abbraccia quando si fallisce miserevolmente nel tentativo di operare con la fantasia o, peggio ancora, quando questa non la si possiede proprio. Eppure, a giudicare dal contenuto di molte sequenze e di molti argomenti, l’opera sembrerebbe invece trovarsi con tutta se stessa dentro la vera e propria realtà, declinata in vari aspetti, da quelli più tragicamente delicati (La Storia, il terrorismo, le lotte operaie), a quelli più intimi e personali (una coppia in Svizzera il cui amore rischia di perdersi, il loro cane), ed altri che spingono a riflettere, a tracciare una demarcazione fra il presente/futuro e il passato (come è cambiato l’uso delle nostre dita e mani in molti ambiti, passando dallo sfogliare un libro al toccare il – falso – miracolo di uno schermo gelido di un ipad o di uno smartphone). E ancora citazioni letterarie, cinematografiche, e, addirittura, il fare con assoluta serietà (e credibilità) della filosofia e delle considerazioni nel bel mezzo di un’evacuazione. Si tratta di realtà, certo, la quale, però, venendo “corrotta” dalle scelte stilistiche di Godard, prende le sembianze di un universo surrealmente nuovo e magistralmente indefinibile, di un Blob intinto in uno sguardo ufo: distorsioni, un montaggio straniante costituito da stacchi bruschi, ralenti che estrapolano parti del reale per lanciarle in un campo dove il pensiero critico si unisce alla poesia della parola, anche quella più assurda (come il domandarsi se sia possibile “produrre un concetto di Africa”), uno sgualcire il visibile con soluzioni quasi astratte che possono far pensare a Brakhage o Burri. È un’immaginazione che, senza sminuire la propria essenza di altro, grazie ai continui cambi di sequenza, ambienti e immagini, così rapidi da sembrare strappi, trasmette la profonda frammentarietà che caratterizza sempre di più la società e il modus vivendi. Una frammentarietà, forse, a causa della quale, siamo stati portati a dire addio al linguaggio, alla comunicazione reale, spesso sostituita o naturalmente deformata dall’uso (sbagliato?) di dispositivi, tablet e dintorni. Contemporaneamente, viene sottolineata la “potenza” corrosiva dei limiti della comunicazione stessa, e la si confronta con la natura e il mondo animale, incarnati dal cane della coppia, il cui sguardo, intenso e vergine, potrebbe rappresentare un’alternativa rigeneratrice ai paletti che l’umanità e le parole si costruiscono da sole. Effettivamente, il volto innocente dell’animale potrebbe essere il punto di partenza per eliminare le scorie verbali e visive che ci siamo creati passo dopo passo. È un addio, dunque, che , nel bene e nel male, va verso il dissolvimento di ciò che siamo, verso l’astrazione. Potrebbe, appunto, dato che Adieu sfugge a qualsiasi definizione, ama orgogliosamente farsi beffe dello spettatore con le sue varie, possibili interpretazioni. Adieu au language si propone come un’esperienza cinematografica difficile da pensare: è la bellezza di essere ostici in un mondo di fruizioni sempre più facili, scontate e svuotate di senso, è un tentativo di criticare da lontano il mondo, di rifondarlo facendo un puzzle personale con le sue macerie, è un qualcosa di nuovo – o comunque di spiazzante - che vuole superare la banalità e i limiti di ciò che è e di ciò che è stato. Sapendo, forse, che si tratta di una mera illusione. Daniel Montigiani
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Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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