Quello
che appare entrando in sala è una struttura a due piani. Il piano di sotto è un
interno d’appartamento ingombro d’oggetti, tavoli, quadri, per lo più sedie in
varie declinazioni, Al centro della scena appunto una sedia illuminata. Il
piano di sopra scombro per lo più se non per un’immagine di sedia anch’essa
illuminata che si staglia al centro della scena. Viene subito in mente per
analogia l’opera di Kossuth 1,100,1000....sedie dove la sedia, l’immagine di sedia
e la definizione di sedia appaiono contemporaneamente tutte riferentisi alla
stessa cosa eppure appartenenti a mondi diversi e contigui.
Così comincia la piece. Quattro storie per quattro cineasti si disegnano sulla scena intrecciandosi con le storie da loro immaginate che prendono vita al piano di sopra, così che realtà vissuta e realtà immaginata si intrecciano, a volte si sincronizzano, si sviluppano affiancate, sovrimpresse, Viene ricordata la teoria di Ejsenstein: quando due immagini diverse si affiancano ne evocano fatalmente una terza. La percezione è di trovarsi di fronte alla storia di Chuang Tze, quella di quando sogna di essere una farfalla e che al risveglio è incapace di distinguere se è Chuang Tze che ha sognato di essere una farfalla o è una farfalla che sta sognando di essere Chuang Tze. Il ritmo è serrato, perfetta la tecnica degli attori, l’abilità di sincronizzarsi in piani differenti, di entrare e uscire dalle storie in altre storie. Perfetto anche l’intreccio e lo sviluppo delle immagini, a volte moltiplicantesi tra sopra, sotto e schermi del computer che si intrecciano e si confondono. La prima ora è decisamente affascinante, ma alla lunga il susseguirsi di storie diviene scontato, e rovina un po’ quest’opera peraltro estremamente viva e vivace. La simultaneità delle azioni e a volte dei dialoghi costringe lo spettatore a crearsi un proprio montaggio, un proprio spettacolo, perché deve scegliere cosa vedere. Lo spettacolo di Mariano Pensotti è sicuramente da vedere, interessante anche perché propone un teatro argentino non propriamente assimilabile ai cliché culturali europei sul Sudamerica. Enrico Pastore
Scrivono in PASSPARnous:
Aldo Pardi, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Un teatro
occupato da una x: il carisma ossessivo della follia importante di Antonio Rezza. di Daniel Montigiani 1952:
un anno chiave nella produzione teatromusicale di John Cage di Enrico Pastore Un grande particolare
A Novi Cad con il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards di Francesco Panizzo SEMPLICI
RICOSTRUZIONI? Beatrice Baruffini in W (PROVA DI RESISTENZA) di Sara Maddalena e Francesco Panizzo Intervista a
Claudio Ascoli nella Libera Repubblica delle Arti di S. Salvi - Firenze di Francesco Panizzo LA GUERRA DI PIPPO
TRA CENERE E DIAMANTI Intorno a Dopo la battaglia di Pippo Delbono di Viviana Vacca Incontri verticali
con Jurij Alschitz di Mariella Soldo Sottrazioni -
Conferenza in commemorazione di Carmelo Bene al Caffè Letteraio Le Murate di Psychodream Theater |
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