THE POSTMAN’S WHITE NIGHTS
Un film di Andrei Konchalovsky. Articolo di Daniel Montigiani
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Leone d’Argento alla 71° Mostra Internazionale d’Arte Cinemato-grafica di Venezia.
Il parco nazionale del Kenozero, nella regione di Arcangelo a nord della Russia, con il suo incantevole lago e i suoi villaggi incontaminati, assomiglia a una suggestiva dimensione in cui il tempo sia stato come costretto a ritirarsi e autosospendersi, senza aver potuto veramente lasciare pesanti tracce di sé, fatta eccezione per qualche radio e televisione. Ogni suo villaggio in mezzo all’acqua è un microcosmo considerato senza alcuno sforzo da coloro che lo abitano un vero e proprio mondo, ben distante da tutto il resto, e scarsamente collegato con qualche principio di “civiltà” industrializzata. Con il suo modesto ma efficace motoscafo, l’anziano ma attivissimo postino Lyokha (Aleksey Tryapitsyn) è un vero e proprio punto di collegamento vivente, il solo affidabile e appassionato “messaggero” fra Kenozero, i suoi abitanti e la terraferma. Nel suo sguardo, terrestre e sospeso allo stesso tempo, che si dimostra continuamente sia incuriosito che inquietato da ciò che sta al di fuori del suo villaggio, è racchiuso il senso sfuggente e indefinibile del luogo in cui è nato e abita. Konchalowski è rimasto così colpito dall’“eccentricità” di questi posti e dei suoi abitanti, dall’insieme di queste particolarità naturali e umane, da decidere di “narrarli”. Per farlo, però, ha optato per una sceneggiatura costruita di volta in volta, progressivamente, affidandosi sostanzialmente al fascino delle sensazioni dettate dalla sua visione, resa fertile da questa esperienza, e coinvolgendo perlopiù attori non professionisti (come il protagonista Lyokha, effettivamente postino nella vita reale). Con una grazia dai tratti opulenti ma priva di momenti gratuitamente estetizzanti, Konchalowski fa arrivare negli occhi l’atmosfera intatta del posto, valorizzandola e reinterpretandola con sguardo personale, facendo convivere la bellezza schietta, abbondante e severa della natura con la semplicità terragna del quotidiano, senza rinunciare a momenti magici e ironici, come le irresistibili sequenze del misterioso gatto e del bambino. La sua è una macchina da presa che, catturata dalle caratteristiche del luogo, sente la necessità di accostarsi con attenzione gentile anche agli “angoli” di questa quotidianità, a minuscoli dettagli come, ad esempio, il ronzio di una mosca, molesto ma perfetto per cercare di far percepire attraverso lo schermo l’autenticità di queste zone. Ma la visione di Konchalowski non cessa di incantare nemmeno nel momento in cui la pellicola comincia a farsi esplicitamente più narrativa, quando al protagonista viene rubato il motore del motoscafo e viene a sapere che la donna da lui amata sta per cambiare città col piccolo figlio. E così, a fine pellicola, si ha la piacevole e persino rilassante sensazione di aver assistito a un agglomerato di piccole situazioni cullate dalla maestosità della natura e dall’occhio sapiente di un regista assolutamente ispirato. Daniel Montigiani
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Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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