Tenui come passate di pastello, sapore leggero e armonioso di tinte dal tocco delicato quanto aereo, si possono apprezzare nella loro portata quasi neoclassica come ipotesi visiva nelle opere di Martin Cambriglia, in esposizione in una collettiva alla Galleria Plaumann di Milano. Martin è un autodidatta e si forma come musicista in composizione e oboe presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Si prepara, così, in questo periodo, a conclusione dei suoi corsi musicali, ad accogliere uno spazio, sempre più presente nella sua vita, all’arte visiva, tanto da iniziare quel percorso di pratica formazione presso la bottega da maestri e presso la scuola d’arte applicata del Castello Sforzesco di Milano. In questi anni Martin riuscirà gradualmente ad avvicinarsi a un suo stile e a una sua poetica, facendola propria, trattando con la tela come se fosse quella zona neutra su cui operare e su cui riportare, quasi come fossero stratificazioni di prospettive e di forme nelle forme, figure geometriche che delineano paesaggi irreali, surreali, visioni di visioni, raffigurazioni fantastiche e metaempiriche. Qualcuno definisce l’opera di Martin una rappresentazione metafisica, andando a cogliere quelle sfumature che rendono le figure, appartenenti come elementi a un contesto immaginario e non reale, quasi onirico, fantasioso, tanto da ripercorrere certe visioni, amalgama di colori e di variazioni cromatiche, tenui quanto leggere e tali da suggerirci in modo suggestivo quelle dimensioni fantastiche appartenenti a un’interiorità, che si immerge in quelle visioni suggestive quanto oniriche della nostra intimità. Le dimensioni sono quasi fiabesche, quelle riprese nelle opere di Martin, e diventano delle vere e proprie danze, degli armoniosi giochi di intrecci di forme e di linee, tali da garantirci quell’effetto vorticoso che ci attrae e che ci conduce in un sogno, immersi nello stupore e in quel candore, tutto naturale e spontaneo, di apprezzamento delle semplici figure e della loro armonia fluttuante. Martin risente molto, ed è un pregio, della sua formazione musicale: quelle vibrazioni, intense quanto incisive, che si avvertono tramite il suono di uno strumento, vengono riversate, tradotte, in un alfabeto tutto visivo, geometrie nelle geometrie, figure rappresentative di quel sentimento che scaturisce dall’ascolto di una melodia e che si protrae e si palesa in una visione rappresentativa. Notiamo una certa tendenza all’Art Nouveau nel momento in cui diverse sue opere ci portano ad addentrarci, con grazia e con leggerezza, in quella dinamicità che ci suggerisce alcuni andamenti geometrici di figure e forme, tanto da farci pervenire in modo quasi suggestivo quelle vibrazioni fluttuanti di note musicali che diventano colori, tenuemente a pastello. Si ripercorrono quei soggetti che sono appartenenti alla natura, alla vita, dalle piante ai fiori, dagli elementi naturali alle figure quasi evanescenti. Come nell’Art Nouveau, in Manuel notiamo la tendenza a usare sempre nuove tecniche, nuove rappresentazioni, alto il livello di sperimentazione che imprime attraverso la sua produzione, tanto da donare all’opera un certo simbolismo, che ci esprime messaggi e significanti, lirici e poetici, attraverso quel fluttuare, leggero e leggiadro, di immagini e di fisionomie che ci conducono nelle pieghe emotive della nostra interiorità: un viaggio intellettivo che si nutre dell’estatica e stupefatta contemplazione di un turbine armonioso e coerente di elementi che si compenetrano e si propongono in modo conseguente e consecutivo, qui la sintonia di una sinfonia quasi musicale, vibrazioni intense di figure e colori, che ci addentrano in astrazioni figurative, in quei giochi visivi disegnati, tali da donarci quelle espressioni suggestive e immaginifiche dalla purezza dei contorni e dei tratti, appunto.
Alessandro Rizzo
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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