Rivista d'arte
diretta da F. Panizzo e V. Vacca |
Il pop-Surrealismo
nelle tele di Angelo Barile: un mondo ignoto ma presente Osservare le opere di Angelo Barile ci incute un po’ di inquietudine, sensazione utile e funzionale a rendere più forte e incisivo l’effetto artistico che promana da un suo lavoro. L’ossessione dell’artista, quella particolare attitu- dine che crea la poetica e suggerisce scenari culturali inte- ressanti, è quella di suggerire suggestive visioni presenti e permanenti nell’immaginario infantile, quello spazio parti-colare dove l’innocenza, la fantasia, l’astrazione in un irre- ale quasi metafisico sono le parti principali portanti. La versione in cui Barile ci propone la sua produzione è dis- sacrante, se per sacralità si intende quell’aurea in cui generalmente, e spesso affetti da una certa stereotipiciz-zazione, si ascrive l’ambiente bambinesco: il paradosso che |
crea la liricità dell’onirica rappresentazione dell’autore ci porta a immergere figure innocenti e ingenue in un ambito espressivo fortemente malizioso e provocante, quasi malevolo e insidioso. Ed è la produzione di Angelo Barile che ci porta ad accostarci a una corrente artistica non così consuetudinaria nell’ambito artistico italiano e mediterraneo: il pop-Surrealismo, ossia un incontro e un compromesso gradevole e naturale tra due correnti che hanno segnato e scritto pagine della letteratura artistica del secolo scorso. Sarà una derivazione post moderna di due arti e pensieri estetici, che hanno contribuito a dare vita a produzioni importanti e centrali nelle varie realtà internazionali, ma la produzione di Barile assume un suo carattere originario, non volendo approdare a un mixage fine a sé stesso delle due visioni ma, anzi, a creare una nuova dimensione, indipendente e utile a trasportarci nell’indagine, soggettiva e generale, delle contraddizioni che si vivono quotidianamente nella propria natura umana.
I grandi temi che tanto attanagliano la nostra contemporaneità, lo sfruttamento minorile, la violenza in famiglia sui bambini, l’uti- lizzo della purezza infantile per promuovere prodotti di consumo e le relazioni spesso contrastanti tra genitori e prole sono così vivi e presenti nelle sue produzioni, in cui quella patina di paradisiaca innocenza viene superata, quasi cancellata, drasticamente annien- tata a favore di un’immagine più scaltra e ingannevole, che si acu- isce in un abbigliamento intrigante e impudente, in uno sguardo e in un’espressione derisori e sarcastici, in un sorriso cinico e ironico, come quello che spesso è presente sul viso della bambina, soggetto presente nella produzione di Barile. Questi profili campeggiano in primo piano in un contesto tecnico estetico, la tela nella sua gene- ralità, privo di sfondo, in una prospettiva distorta, una vera e pro- pria visione quadrangolare, quindi improbabile seppure verosimile, della fisicità immortalata dal tratto deciso e sicuro dell’autore.
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I colori, e in questo caso possiamo apprezzare un lato tipico della tecnica di Barile che lo porta a pieno titolo nell’area dei pop-surrealisti, anche e soprattutto per la calibratura particolare delle luci e delle ombre, danno un’immagine e un impatto tipico grottesco molto forte, una dimensione orrorifica in alcuni aspetti, misteriosa quanto astratta da una temporalità, e riproponente elementi comuni della nostra contemporaneità, a volte disumanizzata.
I vivaci cromatismi, quasi fossero pennellate di pastelli, ci conducono a dare risalto a quella estetica che comporta una riflessione inevitabile, interiore e intima, che sono la conseguente impressione dello spettatore, fortemente stu- pito e colpito, quasi indignato e infastidito da uno sguardo invadente, di sfida, altamente impertinente e sfrontato, del soggetto rappresentato. Si garantisce, così, la rappre-sentazione della voce a propria di un dissidio interno, che provoca l’apertura a significati innovativi e a realtà sovra-dimensionali, lontane dal comune e canonico sentire col- lettivo e generalizzato. Le bambine, protagoniste molto presenti nella produzione di Barile, riprese in un primo piano deformante i lineamenti anatomici, lo zoom è una tecnica molto utilizzata dall’autore, con indubbia abilità e ineguabile destrezza, sembrano uscire dalla tela ineguagli-
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abile destrezza, sembrano uscire dalla tela e osservarci con insistenza quasi da incuterci soggezione e disagio, sensazioni necessarie e funzionali ad addentrarci in una nostra riflessione. Si vuole scandalizzare senza eccedere nello scandalismo e nel puro esercizio dello stupire senza contenuto: questo stato d’animo ci porterà, dall’inizio alla fine, nell’osservazione completa e attenta dell’opera di Barile. La suggestione verso cui ci arreca l’arte di Angelo Barile è tale da proporci modelli e pensieri differenti e vari, in quanto molteplici risultano essere i significanti incontrati nella nostra immaginazione, astratta dall’elemento empirico contingente e limitato.
La figura è risaltata, quindi, da un’organizzazione delle luci tale da disegnare scenografie non previste né prevedibili, ma uniche a dare visione a uno spettro quasi fantastico e magico dell’interezza dell’opera e della figura, in cui ogni espressione viene celebrata tramite una posizione particolare delle ciglia, un’inclinazione pre- cisa della pupilla, una piega specifica della capigliatura. Tutto è in gioco, assume un significato funzionale ed è utile a ritrarre lo stato d’animo di un soggetto trasformista, in quanto ha saputo abbandonare la dimensione dell’innocenza tipica dei protagonisti dell’animazione per addentrarsi in un mondo di antieroi, di volti quasi criminali, di sguardi fortemente impudichi, abbandonando un percorso passato esistenziale a noi ignoto, non visibile, ma non per questo inesistente, quindi presente e incisivo nel cambi-amento caratteriale, estetico e figurativo del personaggio rappre-sentato. Angelo Barile non attingerà nelle proprie opere a un campionario conosciuto e noto della politica internazionale o dei protagonisti del mondo dell’animazione.
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I personaggi di Barile non sono di dominio pubblico eppure diventano comunicanti qualcosa a noi familiare, presente nel nostro inconscio, oggetto di inquietudine e inadattabilità, soprattutto per le contraddizioni vissute e reali del nostro animo complesso. Con le opere di Barile siamo proiettati in una caduta libera dall’universo fatato dell’in-nocenza e dell’incontaminazione a un mondo immaginifico, ma non irreale, della disillusione verso il genere umano maggiormente rilevato da una rappresentazione quasi gotica nello stile e dark nelle tonalità del soggetto raffigurato. Pop, glamour, surrealismo, animazione, classicismo sono ingredienti che si incontrano e si contaminano nello scenario artistico di Barile: ed è in questa scia, in questo percorso, in questa visione che l’autore ci raffigura un mondo rivoluzionato, rein- ventato, inatteso, imprevisto e funzionale a destrutturare le costruzioni del nostro pensiero, suggerito dalle convenzioni e dalle circostanze, opposizioni tangibili a un accesso alla liberazione dell’immaginazione e della riflessione interiore che diventa generale nelle sue variabili e varianti definizioni.
Alessandro Rizzo
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