Witz rubrica diretta da Sara Maddalena
“Le storie della danza contemporanea” è un progetto che prevede una serie di incontri, da ottobre a maggio, presso il Maxxi di Roma, museo nazionale delle arti del XXI secolo: insigni studiosi raccontano i protagonisti della danza contemporanea degli ultimi cinquant’anni, con particolare attenzione a influenze e contaminazioni con il mondo dell’arte. Dopo Maria Pia d’Orazi, Francesca Pedroni, Patrizia Veroli, Vito Di Bernardi, il 9 marzo è la volta di Ada d’Adamo con “La nouvelle danse francese, un’etichetta, molti autori. La relatrice ripercorre con chiarezza l’importante momento di rinnovamento della danza francese: grazie anche a influenze provenienti da Germania, Oriente, Stati Uniti, negli anni’80 si è infatti assistito a un significativo superamento della tradizione del balletto classico e delle tecniche della modern dance, giungendo ad una vera e propria explosion del fenomeno della, anche detta, jeune danse. Il merito è di geniali coreografi, a volte addirittura autodidatti, che si sono messi in gioco personalmente, osando sperimentare, utilizzando conoscenze eterogenee per realizzare le proprie indimenticabili creazioni autoriali. Come sottolinea Ada d’Adamo, “li accomuna il desiderio di affermare con qualsiasi mezzo la propria individualità di autori: il vissuto personale, spesso specchio di una dimensione comunitaria della vita, diventa il fulcro di una ricerca che, a partire da se stessi, si nutre del piacere giovanilistico di una affermazione priva di legami con il passato. Il cinema d’avanguardia, l’arte, la letteratura, ma anche la cultura pop, moda, pubblicità, videoclip, alimentano il loro immaginario.”
L’appoggio del governo francese alla nascente nouvelle danse ha rivestito un ruolo di fondamentale importanza per lo sviluppo e la visibilità della danza contem-poranea e ciò comporta necessaramente una riflessione sul tema degli aiuti istituzionali al settore dello spettacolo. Invero il rag- giungimento dell’ottimo risultato francese è imprescindibilmente legato al sostegno economico, legislativo e pubblicitario gover-
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nativo, nonché alla contestuale nascita dei Centres choré-graphiques nationaux, diretti proprio da giovani coreografi emergenti quali Dominique Bagouet, Jean-Claude Gallotta, Maguet.
Marin. Tuttora esistenti, i 19 centri, sostenuti oltre che dallo stato anche dalle municipalità e dalle Regioni, sono stati istituiti con la finalità di permettere la creazione in strutture idonee di nuove produzioni, la diffusione delle stesse, la sensibilizzazione del pubblico all’arte della danza. La formazione, infatti, dovrebbe riguardare non solo il danzatore ma anche lo spettatore, che se messo nelle condizioni di conoscere il linguaggio contemporaneo della danza, potrebbe avvicinarsi a quest’arte con maggiore attenzione e consapevolezza. Il modello del Centro Core- ografico Nazionale risulta vincente e dimostra come si possa utilmente investire nella cultura, nella danza, nell’arte, che dalle istituzioni d’oltralpe vengono tenacemente rispettate, difese e sostenute in quanto valori irrinunciabili di una società che voglia dirsi civile e avanzata.
Tristemente nota è invece la situazione italiana, in cui negli ultimi anni si è progressivamente assistito a un taglio dei fondi allo spettacolo, al punto che lo sguardo al futuro della danza contemporanea è quasi esclusivamente demandato all’iniziativa personale dei singoli e alla loro capacità di sopravvivenza nonostante gli ostacoli di carattere economico e legislativo.
È perciò auspicabile che grazie ai cambiamenti in corso nel nostro Paese venga posto in essere tutto quanto neces- sario affinché la danza contemporanea possa godere delle dovute risorse, si riescano a realizzare spazi di ricerca e luoghi in cui le compagnie di danza possano interagire con il territorio, e finalmente si giunga all’attuazione di un proficuo incontro tra movimenti artistici e politica culturale.
Marin. Tuttora esistenti, i 19 centri, sostenuti oltre che dallo stato anche dalle municipalità e dalle Regioni, sono stati istituiti con la finalità di permettere la creazione in strutture idonee di nuove produzioni, la diffusione delle stesse, la sensibilizzazione del pubblico all’arte della danza. La formazione, infatti, dovrebbe riguardare non solo il danzatore ma anche lo spettatore, che se messo nelle condizioni di conoscere il linguaggio contemporaneo della danza, potrebbe avvicinarsi a quest’arte con maggiore attenzione e consapevolezza. Il modello del Centro Core- ografico Nazionale risulta vincente e dimostra come si possa utilmente investire nella cultura, nella danza, nell’arte, che dalle istituzioni d’oltralpe vengono tenacemente rispettate, difese e sostenute in quanto valori irrinunciabili di una società che voglia dirsi civile e avanzata.
Tristemente nota è invece la situazione italiana, in cui negli ultimi anni si è progressivamente assistito a un taglio dei fondi allo spettacolo, al punto che lo sguardo al futuro della danza contemporanea è quasi esclusivamente demandato all’iniziativa personale dei singoli e alla loro capacità di sopravvivenza nonostante gli ostacoli di carattere economico e legislativo.
È perciò auspicabile che grazie ai cambiamenti in corso nel nostro Paese venga posto in essere tutto quanto neces- sario affinché la danza contemporanea possa godere delle dovute risorse, si riescano a realizzare spazi di ricerca e luoghi in cui le compagnie di danza possano interagire con il territorio, e finalmente si giunga all’attuazione di un proficuo incontro tra movimenti artistici e politica culturale.
Sara Maddalena
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