Rivista d'arte
diretta da F. Panizzo |
La luce e l’ombra sono gli elementi che rendono forma d’arte
le opere del giovane artista Francesco Ragno, la cui osservazione ci porta già
all’interno di un panorama e di un paesaggio tangibile, quasi tridimensionale
nel suo svi- luppo. La fotografia esprime sempre un’espressività che va oltre il limite fisico tangibile, spaziando in qualcosa che si assapora come ultrareale, seppure dal reale scaturente. La luce e l’ombra sono gli elementi che rendono forma d’arte le opere del giovane artista Francesco Ragno, la cui osservazione ci porta già all’interno di un panorama e di un paesaggio tangibile, quasi tridimensionale nel suo sviluppo. In una produzione quasi interamente in bianco e nero il gioco della luminosità e dei cambiamenti di tonalità sono essenziali per dare quella visione centrale agli oggetti che diventano protagonisti di una visione quasi pittorica nella sua interezza.
In una produzione quasi inte- ramente in bianco e nero il gioco della luminosità e dei cambi-amenti di tonalità sono essen- ziali per dare quella visione cen- trale agli oggetti che diventano protagonisti di una visione quasi pittorica nella sua interezza.
Possiamo notare, infatti, in Ragno una complessità di stili e di correnti artistiche che fanno parte di una formazione di un autore che sa mostrare senza nes- sun tipo di esitazione la certezza della propria creatività, la fermez- |
mezza della ripresa, la stabilità del panorama ripreso. La fissità del dato oggettivo immortalato, reso eterno dall’obiet- tivo, è rotta in modo quasi temporale e fisico da una nota di colore che irrompe e che fa il proprio ingresso all’interno di un contesto in bianco e nero generale: la nota rende dinamico ciò che è fissile, garantisce quasi una metafora sim- bolistica di un immaginario che ci conduce attraverso un piccolo pertugio a rileggere la dimensione narrativa dell’o- pera nel suo complesso. Il particolare diventa, così, parte funzionale a dare una nuova interpretazione della fotografia elaborata. Si va oltre al dato reale, a quelle forme che definiscono i limiti visivi del nostro sguardo per distrarci e inoltrarci in una nuova dimensione dove l’oggetto acquista un aspetto proprio, autonomo e che riporta alla memoria connessioni ulteriori e altre rispetto alla visione superficialmente fattuale e concreta. Il colore ci porta a dare un aspetto tridimensionale all’intera opera realizzata ed è questo che l’amore per il concettualismo rende matura la produzione di Ragno, dandole un quadro narrativo che non si fossilizza sulla semplice carica caratteristica del reportage fine a sé stesso ma, bensì, delinea storie e racconti, intrecci e incontri che si contaminano. Ogni oggetto diventa, così, presupposto per connessioni immaginifiche e rappresentative con altri luoghi, esprimendo messaggi da una carica poetica e lirica di forte rilevanza. L’attenzione estetica viene, così, puntata sulla linea descrittiva dell’ele- mento ripreso, dando voce alla centralità del circoscritto in un quadro universale più comprensivo e comprendente.
L’evento è, così, “dinamico, unico, irripetibile” direbbe Cartier Bresson. La traccia del reale diventa già interpretata ed espressa dall’emozione umana dell’autore: tutto questo rende l’intera opera soggettivamente interpretabile, mu- tabile e mutevole nella sua sostanzialità contenutistica, in base alla ricerca umana interiore che scaturisce da quella semplice visione di un oggetto in essa definito ma non definibile, non circoscrivibile, non categorizzabile, non cris- tallizzabile.
L’evento è, così, “dinamico, unico, irripetibile” direbbe Cartier Bresson. La traccia del reale diventa già interpretata ed espressa dall’emozione umana dell’autore: tutto questo rende l’intera opera soggettivamente interpretabile, mu- tabile e mutevole nella sua sostanzialità contenutistica, in base alla ricerca umana interiore che scaturisce da quella semplice visione di un oggetto in essa definito ma non definibile, non circoscrivibile, non categorizzabile, non cris- tallizzabile.
La poetica pittorica, così come la sua tecnica estetica che a essa vuole apportare, ci porta a disegnare realtà e oggetti che non siano mai realistici ma, bensì, pittoricamente iperrealistici, conducen- doci verso nuove espressività concettuali di un’immagine naturale e concreta ma, allo stesso tempo, ponte verso nuovi significanti, che si esprimono tramite significati molteplici. L’immagine diven- ta rappresentazione del reale: non vuole, come nell’opera di Ra- gno, superarlo tramite artifici visuali e performativi poco interes- santi ma, bensì, ivuole dargli una carica tutta propria per essere ri-
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Ogni sguardo
assume un’intensità critica soggettiva dato che la poliedricità narrativa dell’immagine
e dell’oggetto immortalati ci porta a considerare i diversi significanti
attraverso la molteplicità dei suoi significati. In tutto questo gioca un ruolo
fondamentale per Ragno la forma geometrica, lo studio minuzioso e mai
puntiglioso, naturale e semplice senza esagerare nell’ossessione per il
dettaglio nella ricerca nella natura e nel reale, in quei giochi architettonici
quasi matematici in cui si inseriscono soggetti mobili: la staticità del
paesaggio urbano e naturale si alterna e si contrappone al movimento di
elementi che transitano in una chiave dinamica.
Ogni scatto ripropone qualcosa
di realmente esistente ma ricol-locato in una sua visione complessiva rinnovata,
sempre mutevole nel suo concetto e nella sua dimensione. Le forme geometriche
preci-samente predisposte e definite danno credito a un’intelligenza artis- tica e
stilistica dell’autore tanto da dare importanza a quella fase di elaborazione e
rielaborazione, che si predispone nel minimo lasso di tempo intercorrente tra l’ispirazione
e l’esecuzione dell’opera, di indi- viduazione dei limiti esistenti nella
produzione e di una loro elabo-razione che porta a dare quell’intensità di
significato estetico e compo-sitivo. Tutto questo induce a tributare centralità,
quasi celebrativa, al- l’oggetto, rivedendolo sotto una visione più emozionale
mai abban-donata, non licenziabile come puro elemento finito, inquadrando l’og- getto
naturale sotto le sue diverse accezioni, attraverso un’analisi, una comprensione, una sua rilettura non falsificante: le varie potenzialità estetico artistiche che ne scaturiscono, così, sono rivisitate e ripro- poste nella loro linearità e nella loro credibilità fondata.
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Alessandro Rizzo
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