Sezione Ecosofia Alphaville Sezione diretta da Viviana Vacca e Silverio Zanobetti
Rubrica Interventi critici
. Per una Ecosofia del futuro
Il quindicesimo numero della rivista PASSPARnous
per la “Sezione Filosofia”.
per la “Sezione Filosofia”.
“È misera cosa un vecchio,
un mantello stracciato sopra uno stecco, a meno
che l’anima non batta le mani e canti, e canti più forte
per ogni brandello della sua veste mortale…”
(W.B. Yeats, Sailing to Byzantium, in The Collected Poems of W.B. Yeats, Macmillan, London 1952, p. 217.)
un mantello stracciato sopra uno stecco, a meno
che l’anima non batta le mani e canti, e canti più forte
per ogni brandello della sua veste mortale…”
(W.B. Yeats, Sailing to Byzantium, in The Collected Poems of W.B. Yeats, Macmillan, London 1952, p. 217.)
Venire in vecchiezza è un tra-versare in purissime estensioni! Un albeggio in assolvenza (fade in)! In avventurosa eccentricità rispetto al nostro esser internati, tal protendersi all’indietro, all’ingiù e all’infuori ci gravita infine alla vita.
Quale improprietà è alle immagini d’uscita di scena, di
crepuscolo, sì tanto segnato dai fuochi, di dissolvenza, per dar le tinte della
stupefacente vecchiezza… immagini da tempo corrosivo di giovanezza, ch’ella in
fondo solo s’intacca.
Un corpo che si ritrae, s’assottiglia e si restrin- ge, sé dissecca dall’umida infestata mascherante personalità. |
La porosità ‘benedetta’,
che il rinsecchirsi induce, fa vacillare la certezza dei propri confini, e ogni
attaccamento a quelli, e gravita fuori; vi accede ora in intima adesione, con
gusto. Un kósmos di tenera bellezza, per tanto tempo rimasto là fuori, rifrange e fluttua nello sguardo antenato che integra l’ombra, rivelando un’insospettata estraneità a se stessi. “Piegati come uno stelo di riso sotto il peso dei chicchi maturi”[1], con la pelle che straborsa attratta dalle tante gravità, i vecchi sono svegli al mondo che è sotto il mondo, alla notte, all’invisibilità essenziale che obbliga all’esercizio spirituale dell’immaginazione. La danza degli spiccati sensi non più li trattiene, ormai incerti e vacillanti essi.
I fili perduti estendono, poi, all’indietro la radura, “lasciando più spazio agli uccelli che vogliano venire a trovar(li)”[2], per una rassegna che apre a una distensione, alla misericordia e alla venerabilità. Più l’im- maginazione prende respiro sull’ampio spazio che s’estende indietro, più si sfuoca la memoria del quotidiano, quasi fastidiosa ormai… e la vista batte i territori del lontano.
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Si
lascia a poco a poco la presa e si indugia in iterazioni archetipiche,
in singolari ripeti-zioni, che fan del mondo qualcosa di sempre meno personale, cadute le intime adesioni a ciò che sembrava preservarci. “Invecchiare non è un accidente”[3], ma quanto di più voluto dal corpo sottile dell’anima: nel vecchio smaglia, intensa, l’immagine unica d’uno stile che a ognuno è proprio, coltivato da valori invisibili via via scelti e trattenuti.
“Il processo di invecchiamento costituisce forse il modello più perfetto di sintesi passiva”[4].
“Il processo di invecchiamento costituisce forse il modello più perfetto di sintesi passiva”[4].
L’intensità delle linee visibili sulla faccia delle cose, come
delle persone, il disegno d’una movenza, il fascio dei tratti d’una voce, le
rughe d’un carattere, a conferirli sono un istinto valoriale, un daimon, che sfonda nella sophia, o perizia del timoniere, al fin
di portare a compimento uno dei tanti magici destini che il cosmo inferisce.
Venire in vecchiezza è allora anche il raggomitolarsi nella propria preziosa vocazione estetica, l’immiarsi dell’angelo al coriaceo corpo che sempre più evanescente s’intua a un cosmo, che assorbe le sue immagini tutte, intime e straordinarie.
Venire in vecchiezza è allora anche il raggomitolarsi nella propria preziosa vocazione estetica, l’immiarsi dell’angelo al coriaceo corpo che sempre più evanescente s’intua a un cosmo, che assorbe le sue immagini tutte, intime e straordinarie.
Natalia Anzalone
Note:
[1] J. Hillman, La forza del carattere. La vita che dura, Adelphi, Milano 2012, p. 115;
[2] Ivi, p. 134;
[3] Ivi, p. 11;
[4] E. Levinas, Justifications de l’éthique, in The Levinas Reader, a cura di S. Hand, Basil Blackwell, Oxfort 1989, p. 80.
[1] J. Hillman, La forza del carattere. La vita che dura, Adelphi, Milano 2012, p. 115;
[2] Ivi, p. 134;
[3] Ivi, p. 11;
[4] E. Levinas, Justifications de l’éthique, in The Levinas Reader, a cura di S. Hand, Basil Blackwell, Oxfort 1989, p. 80.
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