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Dicevamo di Gertrude Whitney come di una mecenate: si dedicò alla promozione delle giovani figure artiste a partire dalla musica, finanziò in gran parte la Guild Composer International, spazio che dava espressione all’esecuzione della musica moderna. Garantì la costituzione in una delle sue proprietà, quelle che teneva con il marito, il Whitney Studio Club nella 8 West 8th Street al Greenwich Village, quasi precursore della filosofia che, più avanti, potremo trovare nella postuma Factory di Andy Warhol, luogo di contaminazione e crescita, evoluzione, emancipazione di creatività e poetiche giovanili. Chi era Gertrude Whitney artista? La scultrice può essere ascrivibile alla corrente, di cui si è sempre nutrita tecnicamente e stilisticamente, dell’Arte Moderna: concetti simbolisti possono essere ravvisati nelle sue opere, che si elevano concrete e si innalzano matericamente come espressioni allegoriche di un reale che deve essere interpretato.
Oltre al dato tangibile e fisico si può procedere nel leggere il dato recondito di un messaggio che si fa interpretazione di simboli e di metafore che si inverano nella produzione. Nessun riferimento e nessuna cita- zione di un passato ormai superato, e qui sta l’avan-guardia della scultrice americana, si intravedono nelle sue opere, ma un nuovo modo di leggere e di esprimere il concetto artistico, autonomamente, magari imperme- abile a una visione superficiale, necessitante di un ap- profondimento più attento e più sensazionale, quasi emotivo, toccando quelle corde che vibrano nel nostro animo, quello dello spettatore. La sperimentazione è presente nelle forme delle sculture di Whitney: forme che giocano su presupposti geometrici, su intersecazioni di visioni e di oggetti che diventano qualcosa di irre- petibilmente innovativo, non identificato dalla logica razionale dell’individuo, ma rimandante a panorami es- tetico e visivi diversi, altri per l’appunto.
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Nessun canone tecnico può essere decifrato con un aggettivo semplice: è la narrazione in sé di fantasie che diventano reali e che spiegano in un itinerario la complessità dell’umanità, della contemp
L’aspetto di innovazione sta proprio nel rendere la propria produzione unica, senza precedenti, assoluta quindi, nel senso di assenza totale di legami di dipendenza: una funzione dell’arte che utilizza espressioni e impieghi differenti della natura, dei materiali per una funzione non educatrice, né civilizzatrice, né tanto meno impressionista, ma espressiva e incisiva della forma nella sua essenza primigenia e pura, essenziale. La forma diventa fine a sé stessa, quasi primordiale tratto e simbolo, un segno primitivo e ben deciso, marcato, delineato: diventa essa stessa sostanza, oltre che visione estetica e formale. L’astrazione è l’effetto, quindi conseguenza di quell’espressività incisiva, che ci procura la stessa opera. È qui che si tratteggiano tinte che possiamo definire iperrealiste, se per iperrealismo si intende quel surrealismo corredato da una cele- brazione della vita, nella sua bellezza, l’utilizzo del sogno e dell’imma- ginazione come liberazione della persona da quella strutturazione soffo- cante e stereotipante della realtà. Il surrealismo è quello spazio meta- fisico, ma percepibile, che ci porta ad assaporare le dimensioni umane di una razionalità che si spoglia delle sue componenti eterodirette ed etero-dirigibili, per apportarci verso uno svincolamento dal limitato finito, in un’atmosfera onirica che trova il compenetrarsi equilibrato tra il reale e il sogno, immaginazione che si nutre di realtà, ma che ci apporta verso l’in-
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l’indagine delle pieghe recondite del nostro inconscio, senza nessun tipo di rottura e di discontinuità, né estetica, né sostanziale e compositiva.
La scultura di Whitney si accondiscende la critica artistica internazionale a lei contemporanea, rendendola fenomeno innovativo artistico e poetico senza precedenti: e così la ricordiamo ora, leggendo e interpretando la sua produzione.
Alessandro Rizzo
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