|
Rivista d’arte diretta da
F. Panizzo e V. Vacca |
Tra documentarismo e concettualismo: la fotografia di Thabis Sekagala di Alessandro Rizzo È il gioco, con cui si interpreta la funzione e il ruolo dei soggetti, suddivisi in classi, religioni e censo economico, su cui Thabiso Sekgala, fotografo sudafricano, vuole im- postare, e ha sempre teso a farlo, la dinamica poetica e creativa della sua produzione artistico fotografica. La let- tura del territorio in Sekagala viene rilevata attraverso lo scatto, cercando di carpire il momento giusto in cui la re- altà territoriale, naturale, sociale esprime sé stessa, uscen-
|
Non è, la sua produzione, un esercizio accademico, né tanto meno un percorso strumentale di ricerca: la sua espressività si districa tra un concettualismo, mai astratto e di maniera, e una ripresa quasi documentaristica. Le due categorie sono originali nella dimensione artistica di Sekagala, giovane artista, nasce nel 1981, in quanto non sono quelle canoniche che notiamo in quella letteratura fotografica e performativa che ha caratterizzato parte del secolo scorso. Sono, queste due categorie, contaminate e rivisitate dalla personalità di un autore che vuole narrare, discos-tandosi quindi dal puro reportage, spesso fredda disanima di un reale, arricchendo, così, la narrazione fotografica di quella valenza tipica di un presente contrastante, complesso, contraddittorio. Sekgala non ama indugiare in sterili astrattismi quasi onirici, finzioni in quanto l’arte e l’espressione diventano funzionali a fare procedere la mente umana e la visione dello spettatore in qualcosa di altro: la consapevolezza del reale e delle sue dicotomie tangibili fanno da file rouge eterni nella composizione del fotografo sudafricano.
Il Sudafrica, patria che è diventata autodeterminata dopo una lunga lotta di liberazione, condotta dalla sa- pienza e dalla lungimiranza del loro leader Mandela, piena di ricordi, spesso cruenti, certamente disumani, dai contorni bellicosi e molto violenti, come il lungo apartheid a cui fu sottoposta la popolazione nera da parte dei dominatori: da questo ricordo la capacità e la poetica dell'autore riescono a fare rilevare letture di un passato che è sempre presente e che, in un futuro, diventerà riferimento, affinchè culturalmente certe sof- ferenze esistenziali possano essere superate. La sua pro- duzione ci annuncia, così, la conoscenza dei territori naturali e sociali di cui è intrisa, attraverso le proprie immagini, delle storie che sono persone e che diventano collettive, patrimonio, immortalato sotto forma visiva, di
|
un’umanità viva, pulsante, palpitante. L'interesse e l’osservazione del paesaggio viene concepita nella fotografia di Thabiso Sekgala nella sua portata totale, completa: anche la possibile assenza del soggetto umano, si configurano diverse sue opere sulla mera ritrattistica contestualizzata, diventa elemento narrativo ed estetico pieno di significante poetico, andando oltre a quel dato realistico e documentaristico che, a una prima lettura, sembrerebbe avere come parte principale della produzione. La fotografia di Thabiso Sekgala ci porta, quindi, a indagare, pensare, concepire: ci porta a realizzare una visione che ci comunica concetti, non puri esercizi estetici a volte alquanto ambigui e labili, ma fermi percorsi di una riflessione che intercorre in quello spazio narrativo infinito esistente tra un’immagine, una rappresentazione e una parola, un segno, un significante significato, appunto.
Siamo agli antipodi dell’artificio impressionista di certa arte che fa leva sulle emozioni e sugli stati d’animo dell’osservante: quella di Thabiso Sekgala è un’arte che apporta un’idea, una riflessione che parte da un oggetto, paesaggio o panorama umano visivo e percepito, per giungere a rompere con una tradizione troppo “paternalistica”, dove alta è la presenza dell’artista nella sua autorevolezza d’autore, giungendo verso una rappresentazione minimale ed essenziale del dato oggettivo, in cui il concetto e il suo concepimento è sia la mano portante, sia il punto di arrivo. Innovazione nella tecnica e nello stile si coniugano, così, con l’aspetto tradizionale di lettura di un’umanità plurale e complessa. La produzione di Thabiso Sekgala ci nutre di quello che siamo consueti e usi definire Land Art, ossia la trasmissione performativo visiva del nesso vivo e celebrato tra azione, l’uomo, e la natura, il territorio, fatto delle sue componenti: siamo lontani da una staticità del naturalismo, così come siamo in Sekgala lontani da un formalismo tipico del surrealismo, oppure da quel minimalismo pop-artistico: l’oggetto si rileva in connessione con il contesto che, seppure leggibile in un’ottica a-temporale, vede legami con l’ambito in cui è inserito, percependone, così, quell’elemento strutturale e sostanziale di contenuto logico rappresentativo.
Siamo agli antipodi dell’artificio impressionista di certa arte che fa leva sulle emozioni e sugli stati d’animo dell’osservante: quella di Thabiso Sekgala è un’arte che apporta un’idea, una riflessione che parte da un oggetto, paesaggio o panorama umano visivo e percepito, per giungere a rompere con una tradizione troppo “paternalistica”, dove alta è la presenza dell’artista nella sua autorevolezza d’autore, giungendo verso una rappresentazione minimale ed essenziale del dato oggettivo, in cui il concetto e il suo concepimento è sia la mano portante, sia il punto di arrivo. Innovazione nella tecnica e nello stile si coniugano, così, con l’aspetto tradizionale di lettura di un’umanità plurale e complessa. La produzione di Thabiso Sekgala ci nutre di quello che siamo consueti e usi definire Land Art, ossia la trasmissione performativo visiva del nesso vivo e celebrato tra azione, l’uomo, e la natura, il territorio, fatto delle sue componenti: siamo lontani da una staticità del naturalismo, così come siamo in Sekgala lontani da un formalismo tipico del surrealismo, oppure da quel minimalismo pop-artistico: l’oggetto si rileva in connessione con il contesto che, seppure leggibile in un’ottica a-temporale, vede legami con l’ambito in cui è inserito, percependone, così, quell’elemento strutturale e sostanziale di contenuto logico rappresentativo.
Da tutto questo nasce un razionalismo espressivo e si può anche dire, nelle
tinte e nei colori, nelle luci, es- pressionista. Il gioco, dicevamo, nelle
relazioni inter-personali ma anche nell’eterno rapporto tra uomo e territorio:
un lato artistico che rende sempre dinamico e mutevole la rappresentazione
estetica e contenutistica del reale. L’artista sudafricano è ospite ed espositore in
uno dei più importanti avvenimenti legati alla fotografia mondiali: Les Rencontres ad Arles. Il mio lavoro – as- serisce il fotografo - è l’arrivo
di oltre un anno di esplo-razione della memoria”. E sono quelle memorie di un passato che rendono
la sua espressione fotografica ar- tistica eterna, imperitura, in quanto sono
elementi strutturali e meta-temporali che si inverano nei volti dei soggetti,
inelle igeometrie, isempre iminimali, idegli spazi
|
urbani e dei paesaggi naturali, analizzando con la forza della visione e delle visioni il concetto di patria e di territorio, soprattutto nell’esperienza dei giovani e del loro rapporto con il luogo di appartenenza, sopravanzando dal dato fisico e temporale specifico. Il lavoro di Sekgala non è ancora concluso e vede un rivisitazione e una sperimentazione sempre nuove dell’utilizzo dei materiali e delle tecniche, creando nuovi panorami interpretativi e concettuali: una messa in discussione continua e permanente che lo vedranno presto rappresentare il Lagos e dove maggiormente ci si addentrerà, attraverso la narrativa dei contorni cromatici e delle luci e ombre, nell’analisi del concetto di terra e di luogo, nella sua accezione più naturalmente genuina e immediata: ed è qui che si inserisce la documentazione concettuale dei paesi delle ex colonie africane Zimbabwe e Sud Africa che si inerpica nella visione economica e sociale, la ricchezza di un patrimonio comune e collettivo appartenente ai pochi, per, poi, risaltare quelle fratture e quei contrasti che rendono il territorio, appunto, oggetto di interpretazione visiva, lontana dalle strutture stereotipate e pregiudiziali proposteci dai media. Il sito ufficiale dell’artista http://www.thabisosekgala.net, è una vetrina attra- verso cui trovare beneficio.
Alessandro Rizzo
|
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall'immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall'immagine sottostante.
Click here to edit.
Vuoi entrare nella redazione di Edizioni Psychodream,
o collaborare con Psychodream Theater?
Direttore: Francesco Luigi Panizzo | [email protected]
Responsabili di redazione: Viviana Vacca | Fabio Treppiedi | Massimo Acciai | Anna Novello | Gaia Grassi | Alessandro Rizzo | Daniel Montigiani
Per affiliazioni pubblicitarie | [email protected]
Per collaborazioni e progetti | [email protected]
Tutti i contenuti di questo sito possono essere utilizzati da altri media e siti internet, giornali o televisioni con la clausola
di esporre a citazione, tramite il seguente link, la Edizioni Psychodream oppure la pagina di riferimento.
Per info: ooooooooooooooooooooooooo
[email protected]
[email protected]
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati