Apparizioni rubrica diretta da Francesco Panizzo
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Rivista d'arte
diretta da F. Panizzo e V. Vacca |
E chi si assumerà la responsabilità di accusare, di combattere e di opporsi a quel compromesso che partendo da quello storico e passando dal compromesso giudiziario e dal compromesso dell’opinione comune oggi si è tramutato nel luogo comune per eccellenza, internet? Un luogo comune che è diventato l’altra faccia della mentalità buonista e conformista, ma anche supporto e promotore di schieramenti in bande, in fazioni, dove tutti i discorsi e le fantasie ruotano intorno al personaggio o al fatto del giorno, costruito sia dal tribunale che dallo show business o dagli avvenimenti internazionali. E’ dunque partendo da persone come Aldo Moro, Enzo Muccioli, Enzo Tortora, Anna- maria Franzoni, Eluana Englaro e Silvio Berlusconi che in Italia si sono costruiti tutti i più feroci schieramenti di questi ultimi quarant’anni di vita democratica della nostra Repubblica. Schieramenti che mercificando l’arte e la cultura la rappresentano nel personaggio da Grande Fratello. E questa mercificazione funziona nei cervelli dei cittadini proprio come una droga o uno psicofarmaco, a volte ipnotico a volte magico, sempre comunque capace di influenzare e di dirigere i pensieri, i gesti e i comportamenti verso un obiettivo prefissato dai nuovi doganieri dei palinsesti masmediatici. Un obiettivo che è la base e la condizione del consenso e del dissenso, del conformismo e dell’anticonformismo, dell’euforia e della disforia su cui prospera la nuova società segregativa. In questa sorta di idiozia videocratica, digitale e onnivisiva, può dunque succedere che molti giovani si trovino ad avere l’impressione che tutto il mondo inizi e termini tra i pulsanti e i tasti di un telecomando o di un computer, che il deserto avanzi, che l’acqua e l’aria siano avvelenate, che il fuoco celeste riduca in cenere le torri gemelle della nuova Babilonia, che la grandine devasti la terra e che un colossale buco nero, infine, inghiotta il vivente. Ecco le immagini dell’Apocalisse moderna, presa tra terrorismo e catastrofe cosmica e con le cose condannate a rimanere perennemente immutabili, ineffabili, inerti, immobili, amorfe e senza più speranza. Insomma, in questo contesto, l’impressione è quella di perdere l’orientamento, la qualità della vita, della parola, della poesia, dell’impresa e della scrittura. E allora, tagliando corto con il sogno e la dimenticanza, ecco pronta la buona sostanza, la medicina sacramentale, lo psico-farmaco o, all’occorrenza, la cattiva sostanza, la medicina profana, la droga. Sia lo psicofarmaco che la droga garantiscono il consumo, la somministrazione, la mediazione, la fine del tempo, della vita e della speranza, in vista del diluvio prossimo venturo. O del pozzo dell’abisso.
Dall’obbligo del Tso (trattamento sanitario obbligatorio), all’obbligo dello psicofarmaco o del metadone, il risultato viene raggiunto sempre più velocemente votando alla morte il malcapitato in una complicità strategica tra famigliari, operatori sanitari e operatori sociali. Si tratta, ormai, di genocidio. Si tratta, in fin dei conti, della realizzazione del programma di Hitler. Infatti il Terzo Reich costituisce l’esempio storico più lampante di una società fondata sull’iso-lamento, sulla sorveglianza e sullo sterminio dell’ebreo, dello zingaro, del delinquente, dell’alienato, del malato e del drogato. Ebbene, è proprio a partire da questo tipo di società segregativa che si inventa quella psicoterapia che propone se stessa come psicofarmaco da assumere, per realizzare la mitologia romantica della necropoli terrena. Ed è su questi presupposti che, dal dopoguerra in poi, è prosperato lo jungomarxismo: una nuova disciplina psichica che intende la psicoterapia come strumento di controllo sociale da coniugare con la psicologia militare, affinché il popolo diventi massa coesa da dominare e da dirigere facendo leva sui tabù sociali e, all’occorrenza, pigiando un tasto.
Insomma quello che oggi si propone al pettegolezzo masmediatico, in maniera tanto drammatica quanto comica, come emergenza droga e alcool, non è che il risultato dell’ideologia dello psicofarmaco, nonché della mitologia sostanzialista che nega la cultura in favore dell’imbecillità eretta a dogma. E allora è urgente chiedersi se la famiglia, la società e le istituzioni moderne consentano, oggi, l’articolazione del disagio dei giovani senza farli passare dallo psicofarmaco direttamente all’obitorio.
Dall’obbligo del Tso (trattamento sanitario obbligatorio), all’obbligo dello psicofarmaco o del metadone, il risultato viene raggiunto sempre più velocemente votando alla morte il malcapitato in una complicità strategica tra famigliari, operatori sanitari e operatori sociali. Si tratta, ormai, di genocidio. Si tratta, in fin dei conti, della realizzazione del programma di Hitler. Infatti il Terzo Reich costituisce l’esempio storico più lampante di una società fondata sull’iso-lamento, sulla sorveglianza e sullo sterminio dell’ebreo, dello zingaro, del delinquente, dell’alienato, del malato e del drogato. Ebbene, è proprio a partire da questo tipo di società segregativa che si inventa quella psicoterapia che propone se stessa come psicofarmaco da assumere, per realizzare la mitologia romantica della necropoli terrena. Ed è su questi presupposti che, dal dopoguerra in poi, è prosperato lo jungomarxismo: una nuova disciplina psichica che intende la psicoterapia come strumento di controllo sociale da coniugare con la psicologia militare, affinché il popolo diventi massa coesa da dominare e da dirigere facendo leva sui tabù sociali e, all’occorrenza, pigiando un tasto.
Insomma quello che oggi si propone al pettegolezzo masmediatico, in maniera tanto drammatica quanto comica, come emergenza droga e alcool, non è che il risultato dell’ideologia dello psicofarmaco, nonché della mitologia sostanzialista che nega la cultura in favore dell’imbecillità eretta a dogma. E allora è urgente chiedersi se la famiglia, la società e le istituzioni moderne consentano, oggi, l’articolazione del disagio dei giovani senza farli passare dallo psicofarmaco direttamente all’obitorio.
Enrico Ratti
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