Quando nella cosiddetta realtà convenzionale irrompono gli animali fantastici? E in quali circostanze l’animale fantastico riesce utile a una certa economia?
E perché per rispettare le convenzioni si usa separare le circostanze in favorevoli e in sfavorevoli? Per rispondere a queste domande anzitutto occorre distinguere tra realtà convenzionale e realtà intellettuale. La realtà convenzionale è quella che vediamo quotidianamente davanti agli occhi. La realtà intellettuale preserva, invece, le proprietà culturali e artistiche di ciò che in un determinato momento ci provoca e ci interroga. Inoltre, noi, convenzionalmente, siamo abituati a separare le circostanze in bianche e nere, positive e negative. Ma nella realtà intellettuale la circostanza ha una proprietà che è quella dell’ironia. E l’ironia appartiene alla logica del due, alla logica pitagorica, dove il positivo e il negativo procedono simultaneamente senza, cioè, essere separati. Per cercare di dare una rappresentazione linguistica a questa proprietà originaria della parola che è l’ironia e per coniugare i contrari, la realtà convenzionale ha imposto l’animale fantastico.
E questo è potuto succedere perché una delle caratteristiche più salienti dell’animale fantastico è presto detta: egli ha la prerogativa di materializzarsi immediatamente nel presente. Mi spiego meglio. Se un tale, per esempio, ha fregato il suo socio in affari, quale può essere l’animale fantastico che, nel repertorio linguistico, più gli si addice? Il vampiro di sicuro. Ma non sfigurano nemmeno il caimano, lo sciacallo, lo squalo, la iena, il serpente, la vipera, il sorcio. Insomma ciò che noi chiamiamo persona, ovvero la maschera, nella realtà convenzionale di tutti i giorni assume le sembianze di un animale fantastico. Un animale fantastico che furoreggia soprattutto sulle prime pagine di giornali, tv e internet. Infatti quante volte ab- biamo letto sui media che la nostra è la Repubblica dei nani e delle ballerine?
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Anche
il nano è un animale fantastico come lo sono, d’altronde, le ballerine,
le olgettine, le mignotte e le zoccole. In questo contesto gli animali
fantastici sono proprio ben rappresentati e si comprendono al volo.
Sicché, proprio a motivo di questa immediatezza cognitiva, diventano
stereotipi sociali. Quindi convenzionali. Ebbene, su questi animali
fantastici oggi prospera un colossale business. E chi ne trae il massimo
vantaggio sono i siti web dei giornali. Essi, infatti, hanno sulla parte destra
della colonna della loro pagina dei cazzeggi tipo il gatto che culla il topo o
il leone che accudisce la gazzella. E i click più numerosi sono proprio sui
siti di questi giornali, per dir così, buonisti. L’Huffington post di Lucia Annunziata, per esempio, recentemente aveva nella sua colonna di destra una serie di cazzate tipo il gatto che si è innamorato del cane, la sfilata carnevalesca di Rio con le donnine impiumettate e le foto di Antonella Clerici che tra il marito e l’amante se la faceva con un terzo uomo.
E così più questi animali fantastici sono presenti, più le visite a questi siti aumentano. E aumentando aumentano anche gli inserzionisti pubblicitari. E allora succede che schiere di fotografi vengono mandati a caccia di questi animali fantastici da rendere presenti, ossia presentabili sulle pagine dei giornali. Se poi l’animale fantastico ha le smagliature allora lo scoop è assicurato.
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E i fotografi vanno fin
sotto le gonne delle belle del pianeta a immortalare le loro
smagliature. Poi le redazioni aggiornano costantemente i servizi per
tenere aggiornati in tempo reale i lettori sulle nuove smagliature di Sharon Stone, di Kate Moss e di Christina Aguilera.
Un altro notissimo animale fantastico è il fondatore di la Repubblica, Eugenio Scalfari detto Barbapapà. Barbapapà viene descritto come un uomo dagli occhi miti e dalle manine effeminate ma con un carattere duro come l’acciaio. Sicché, nell’immaginario collettivo della redazione egli ha rappresentato quell’animale fantastico capace di coniugare i contrari. Solo così Barbapapà è riuscito a tenere insieme la sua ciurma di assoggettati. Ci sono poi delle realtà in cui questa circolarità dell’animale fantastico è utile in una certa economia. Prendiamo, per esempio, gli squali e i lupi che girano di banca in banca, di azienda in azienda, a fare il lifting ai bilanci.
Un altro notissimo animale fantastico è il fondatore di la Repubblica, Eugenio Scalfari detto Barbapapà. Barbapapà viene descritto come un uomo dagli occhi miti e dalle manine effeminate ma con un carattere duro come l’acciaio. Sicché, nell’immaginario collettivo della redazione egli ha rappresentato quell’animale fantastico capace di coniugare i contrari. Solo così Barbapapà è riuscito a tenere insieme la sua ciurma di assoggettati. Ci sono poi delle realtà in cui questa circolarità dell’animale fantastico è utile in una certa economia. Prendiamo, per esempio, gli squali e i lupi che girano di banca in banca, di azienda in azienda, a fare il lifting ai bilanci.
Questi animali fantastici, con il pelo sullo stomaco alto co- sì, sono utilissimi alla realtà convenzionale bancaria dove pe- riodicamente bisogna fare delle operazioni di lavaggio dei bilanci da presentare agli agenti di borsa. E questi bilanci, generalmente, vengono ripuliti introducendo dei prodotti derivati che tolgono le perdite e fanno salire gli utili. Proprio come è avvenuto con i lifting fatti a Londra ai bilanci del Monte dei Paschi di Siena. Lo spread, poi, è diventato l’ani- male fantastico per eccellenza. Infatti, agitato come uno spauracchio ha fatto cadere un governo.
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Ma lo spauracchio è come lo spaventapasseri; solo chi si avvicina si accorge che è fatto di strac- ci e paglia. Da lontano, invece, sembra un terribile mostro. Ma, allora, che fascino può avere una vacca innamorata o che paura può incutere un uomo di paglia?
Enrico Ratti
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