“È proprio del dolore non avere vergogna di ripetersi.” |
Qualche giorno fa, un noto regista, Peter Greenaway, in visita a Palazzo Barberini a Roma, ha provocato gli astanti ricordando una frase attribuita a Rembrandt: Se avete gli occhi non è detto che possiate vedere. Greenaway ha sostenuto che il cinema sia morto e abbia contribuito alla sua stessa fine, divaricando quella distanza dalle immagini che, abituati fin da piccoli ai testi, alle parole e ancora alle parole, gli occidentali non sarebbero in grado, a parere del regista, di avvicinare nel modo più giusto. Per questo non resterebbe oggi che la cinearte, un tentativo di recuperare la bellezza delle immagini della nostra tradizione e il cui potere rivoluzionario non è stato ancora adeguatamente riconosciuto. Non siamo tanto noi a interrogare l’arte, infatti, ma è l’arte stessa a interrogarci. E se le immagini si ripetono (pensiamo al phatosformel di Aby Warburg che studiò proprio quegli stilemi continuamente ripetuti e a cui facciamo riferimento in modo più o meno consapevole) rischiamo