L’INCOMUNICABILITÀ
ALLA FINE DEL MONDO. Juste la fin du monde un film di Xavier Dolan Articolo di Fabiana Lupo
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Se fosse un quadro probabilmente sarebbe la sintesi di due dei dipinti più rappresentativi della modernità: da un lato New York Interior, la raffigurazione hopperiana di una ballerina ritratta di spalle intenta a cucire qualcosa con un filo invisibile; dall’altro il suo controcampo, il dietro le quinte, L’urlo di Munch, la cui sofferenza non si fa né suono né parola, ma invade l’universo circostante per deformarlo.
I personaggi di Juste la fin du monde sembrano venir fuori da queste tele, incapaci come sono di comunicare il motivo reale del loro dolore, inermi davanti a un tempo che sembra essere sempre lo stesso da decenni. Il sesto lungometraggio del giovane regista canadese Xavier Dolan è infatti uno psicodramma claustrofobico in cui i personaggi sono intrappolati in un inferno infinito, la casa in cui vivono da sempre, la cui presenza di un orologio a cucù nel lungo corridoio sembra non scandire affatto le loro vite. A metà strada tra i personaggi sartriani e quelli ibseniani, i componenti di questa stramba famiglia attendono l’arrivo di Louis (Gaspard Ulliel), andato via di casa da dodici anni e mai più tornato. Anche della vita di quest’ultimo non si sa niente, se non che è un talentuoso scrittore a cui non resta che dare un ultimo saluto ai suoi cari. La condizione in cui si trova Louis, infatti, quella di un giovane all’inizio di una carriera promettente costretto a mollare tutto a causa dell’arrivo della fine del suo tempo terreno, è molto diversa da quella che trova al suo rientro a casa. È come se due dimensioni spazio-temporali diverse, quella di Louis da una parte e quella della sua famiglia dall’altra, si avvicinassero senza mai riuscire a toccarsi: se per la madre (Nathalie Baye), per la sorella Suzanne (Léa Seydoux) e per il fratello Antoine (Vincent Cassel) l’esistenza sembra una linea retta in cui tutto scorre immutabile per inerzia, per il protagonista, la cui fine è imminente, anche il singolo istante può contrarsi in un abisso e racchiudere in sé il significato della sua intera esistenza.
Se tutto questo lo si può già trovare nell’omonima pièce teatrale di Jean-Luc Lagarce, quest’opera da camera filmata e firmata Dolan aggiunge al testo una profondità visiva tale che l’utilizzo quasi esclusivo del primo piano diventa essenziale per introiettare lo spettatore nell’intimità impenetrabile dei personaggi. Il sorriso di Louis dietro cui si nasconde il non detto, gli sguardi d’ammirazione di Suzanne e quelli di Antoine carichi di gelosia nei confronti del fratello sono ripresi da una mdp che cerca di colmare il vuoto lasciato dalla parola. Una parola che spesso, nelle scene d’ensemble, sovrasta il reale bisogno di comunicare e che invece, nei tête-à-tête tra Louis e i singoli componenti della famiglia, si svuota di senso creando degli spiragli da cui filtra sottilmente la forte luce emotiva dei personaggi. Il rapporto tacito che si crea tra Louis e sua cognata Catherine (Marion Cotillard), fatto di silenzi e di sguardi, è forse quello più eloquente dell’intero film, quello in cui la necessità di parlare viene sostituita dal reale bisogno di entrare in contatto con l’altro.
Juste la fin du monde è la ripetizione di un atto mancato, di qualcosa che è sempre sul punto di essere detto ma che puntualmente diventa incomunicabile. E il paradosso che racconta Dolan è lo stesso che riguarda l’uomo e il suo legame con la morte: un evento a cui non si può venir meno, un punto di arrivo indicibile davanti a cui il linguaggio si fa da parte per lasciare posto al silenzio.
Non è un caso se nel film la malattia di Louis, l’AIDS, non viene mai nominata: a Dolan non interessa il vettore, ma lo spazio in cui esso si muove, ovvero l’esistenza stessa. Fabiana Lupo
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Aldo Pardi, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Francesco Panizzo.
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