Si può pensare che una tecnica e uno stile diventino funzione e, pertanto, elementi armonici con il soggetto, quindi la poetica, di un’opera? Nella produzione di Nacha Piattini, Maria Ignacia Piattini, tutto questo è possibile e diventa realtà artistica tangibile nel momento in cui si esplica nelle varie serie che la stessa autrice ha realizzato, in una produzione ricca ma, soprattutto, non monotona, esplorando sempre nuovi panorami, paesaggi e, soprattutto nuove espressività del soggetto ripreso. È l’umanità nella sua visione più intrinseca e intima che viene comunicata attraverso l’utilizzo leggero della pennellata, donando una sensazione di leggerezza e realtà, di sobrietà e immediatezza, di delicatezza e sincerità. La linea di confine tra un idealismo e un realismo, tra un dover essere e un essere, tra fantasia e verità viene abbattuta in un’amalgama dai toni gentili e dalle cromaticita’ quasi soffuse, vibrazioni che tendono a donare alla visione complessiva una propria profondità. Vediamo trionfare i vari lati della personalità e della natura umana, partendo con il tango, diverse serie dedicate da Nacha al famoso ballo dalla sensualità spiccata e forte, tipico del suo amato paese di origine, l’Argentina, tale da garantirci quella sensazione di trasporto in una visione complessiva che sa di dinamismo, di mobilità, di persuasive letture dei movimenti delle fisicità.
Si vive la rassegna della serie come un progredire incessante di fotogrammi, quasi si attendesse la realizzazione di un’opera animata, narrazione, documentazione e scrittura artistica di emozioni, reportage di una danza coinvolgente e avvolgente. I contorni dei profili dei soggetti risaltano nel loro stare avvinghiati in una sintesi esplosiva, sempre tramandata e introdotta sotto la leggerezza delle tonalità e sotto l’eleganza delle forme. Si incontrano e si fondono parti dei corpi dei ballerini, quasi dimensioni altre dal figurativismo classico, scoperta di particolari fisici che esprimono una tensione sensuale. Esiste una ricerca nel percorso di Nacha, artista ufficiale di Emotions of The World, www.emotionsoftheworld.com, che la porta a diventare attenta osservatrice, un puntuale studio delle anatomie e degli effetti fisico chimici degli elementi, caratteristica che la rende credibile nel suo figurativo, da un’intensità lirica, che dona all’opera una complessità psicologica molto incisiva e penetrante. L’arte si incontra con l’impegno civile, quasi informativo, in alcune serie dell’autrice, senza scadere nello scontato e nel paternalismo: tutto riesce a essere trasmesso con semplicità e sincerità, andando a sondare quelle situazioni in cui l’umanità si trova in difficoltà. È in questo contesto che si inserisce una serie dedicata alla fame nel mondo, Sete di vita: e non possiamo non rimanere stupiti e rapiti dalla vividezza e dalla drammaticità, mista ad amore, che si trasmette negli sguardi che reciprocamente il bambino, che accoglie l’acqua portagli dalla madre in un tappo di tanica, simbolo della greve povertà vissuta con dignità, e la mamma che osserva con premura e con preoccupazione il proprio figlio. È un inno, questo, all’affetto materno, all’intensità dell’espressivita umana, alla sincerità degli affetti, alla forza d’animo di saper proseguire e progredire. L’Iperrealismo si esplica, la tecnica a olio rende questo possibile, nella particolarità con cui Nacha ha reso l’acqua contenuta nel tappo di tanica con una forza reale, sembra vera nella sua trasparenza: esiste una sapienza artistica compositiva tale da ripercorrere le visioni di tanti autori del passato, che hanno saputo narrare la natura in un naturalismo convincente, quasi a dire di ritornare a certe opere manieriste o umanistiche. Prosegue l’intensità lirica e poetica della narrativa artistica di Nacia, sempre pronta nella sua autonomia compositiva ad andare oltre agli obiettivi raggiunti, sconfinando in nuove soggettività di un figurativismo, ritrattismo, che si esplica nel contesto in cui è inserito, diventando la tela spazio universale e fisicamente totale all’interno del quale si propone l’opera, non tralasciando spazi vuoti, riempendone la superficie e dando una figurazione completa alla scena proposta: una scena che testimonia la capacità di saper utilizzare con consapevolezza le unità cromatiche, in una loro scelta chiara e precisa, che comunica intensità e sensazioni, uniche quanto umane, genuine e naturali. Alessandro Rizzo
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Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght
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