Articolo di Alessandro Rizzo
L’aspetto ingegneristico, di progettazione pura, di studio del territorio e di definizione di interventi che apportino modifiche del paesaggio, si può sposare con la creatività visiva artistica di un fotografo: Luca Casonato, nasce a San Donà di Piave nel 1977, e non ha mai abbandonato il legame col suo territorio, celebrandolo nelle sue produzioni. È in questo ambito che possiamo notare una serie di produzioni che Luca proporrà, e che vedono il Veneto nel contrasto tra città e ambiente, definizione di un percorso umano che ci apporta verso una visione geopolitica del contesto territoriale, tale da denotare una lettura artistica, quanto scientifica, di un’opera dinamica. Luca ha uno stile chiaro, definito, che non abbandona nella sua attività fotografica, la inizia dopo essersi specializzato al CFP Bauer di Milano, nel 2005: ha un obiettivo fermo e trova nella sua ottica, il suo punto di vista, una creazione visiva e un disegno del soggetto, quasi fosse delineato da un tratteggio sicuro di matita, complesso e che vuole immortalare, quasi rendendolo testimonianza di un’epoca, di un tempo, di un periodo. È narrazione del cursus umano quella che Luca rappresenta nella sua arte: ne rimaniamo quasi rapiti, l’iperrealismo è un elemento incisivo nella fotografia di Casonato, tanto da darci e donarci squarci fortemente vivi e particolareggiati del panorama che va a rappresentare, come nella lunga rassegna di un tratto del litorale veneto. La mano è ferma e non vuole cogliere con la fissità dell’obiettivo puntato l’attimo fuggente, in quanto sua è un’arte di narrazione, di reportage, di documentazione. L’aspetto artistico ed estetico, però, si fanno strada all’interno di un quadro complessivo che vuole riprendere la città, Milano con Porta Nuova, inquadrandone quello sky line, la linea che delinea l’orizzonte urbano, come un gioco di forme che si compenetrano in geometrie, che ci inducono a uscire dall’ambito di una visione alienata, e quotidiana, per tuffarci in una prospettiva di futuro, di pensiero e di accoglimento di quelle particolarità che fanno di una città un oggetto degno di valenza artistica, e poetica. La fotografia di Luca è dirompente, quasi disarmante, nella sua oggettività, appunto: non vi è la presenza autorale di stampo egoico, Luca non legge, nè rilegge, i soggetti, nel suo percorso artistico che lo vede riprendere Venezia, Milano, la spiaggia e il litorale veneto, al l’inurbamento cinese, quasi testimonianza di un tempo fatto di contraddizioni, secondo una propria, unica e indissolubile, chiave interpretativa, non facendo trapelare le proprie emozioni, ma lasciando libero lo spettatore di affrontare il percorso che l’autore stesso ha realizzato. La fotografia di Luca è arte oggettiva: non vuole fare leva su quei sentimenti che colgono lo spettatore nella sua personalità e, in base alla sua provenienza e alla sua caratteristica soggettiva, appunto, suscitare in esso moti d’animo. Luca vuole semplicemente narrare la contemporaneità, il suo flusso, la sua eterna trasformazione, il suo evolversi, scevro da ipotesi didattiche o educative: l’arte fotografica di Luca Casonato è un intero diario dove vengono ripresi fatti, circostanze, atti tali da rilevarci un cammino e un filo rosso che unisce, e differenzia, l’intero globo. Le tinte, i colori e le unità cromatiche sono reali e ci riportano come specchi la dimensione naturale così come essa è, senza procedere in finzioni ottiche che una preponderante, orpello visivo, posproduzione può dare: le inquadrature disegnano una complessità panoramica, così come in quella serie di fotografie che riprendono le città cinesi, studio che ci pone difronte l’antitesi e il contrasto di vissuti e di realtà urbane e rurali che si intrecciano e diventano un tutt’uno inscindibile, aprendoci nuove prospettive estetiche, quanto sociali, mai immaginate, nuove e rinnovate. La natura è il principale elemento che percorre le opere di Luca, così come anche nei contesti urbani, nei contesti marittimi, oppure, semplicemente, in quell’aspetto macrofotgrafico che lo porta a immortalare l’uva, dove l’uomo è persona in un contesto più generale e comprendente la complessità dell’ambiente. Hong Kong è stata immortalata da Luca e, vediamo in questa serie un continuo cambio del punto di vista focale della ripresa, quasi fossimo in una continuità di fotogrammi di un film che ripercorre una storia, che è quella di una delle più grandi e popolose megalopoli mondiali: l’ambiente in cui sorge è suggestivo, pareti rocciose si elevano dietro a un comprensorio urbano, e presenta angoli di grande naturalità e di esplosione di reinvenzione del paesaggio. La telecamera, in questo caso la macchina fotografica, si sposta sulle cascate, sui danni ecologici che l’industrializzazione ha apportato, sulle brughiere, le foreste tropicali, le spiagge, le paludi. Il contrasto in questo scorcio artistico è un elemento estetico e di contenuto di grande valore: l’indagine artistica della narrazione fotografica di Luca, che si esplica in alfabeti cromatici e di luminosità senza pari, quasi pennellate di una tela, luci e ombre si susseguono in un’uniformità cromatica che prevede tonalità differenti e varie, ci porta a rilevare un tema che ricorre come costante nell’opera dell’autore, il contrasto, la contrapposizione, che si esplica in un linguaggio estetico, tra l’esplosività non regimentabile della natura e l’artificio dell’opera della mano dell’uomo, sempre sconvolgente quanto imprevedibile nei suoi effetti.
Alessandro Rizzo
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