NYMPHOMANIAC
Un film di Lars Von Trier Articolo di Daniel Montigani
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Un film basato sul sesso, che ha come protagonista una ninfomane la cui passione instabile e pericolosa arriva a deformare la sua vita e la sicurezza di questa; una locandina che mostra volti in primo piano dei vari attori presumibilmente nudi, come trafitti da orgasmi di un piacere quasi grottescamente doloroso. Erano queste alcune delle notizie disponibili ai più prima dell’uscita ufficiale della versione piu soft (approvata da Lars Von Trier) di Nymphomaniac. E adesso che ormai - finalmente - il film è a disposizione delle visioni di tutti può colpire, vagamente sorprendere il suo inizio alquanto calmo, spiazzante, comunque ben lontano dalle atmosfere carnalmente esagitate del trailer di questo primo volume: uno schermo completamente nero, rumore di pioggia. In seguito generosi, quasi maestosi movimenti della macchina che seguono la pioggia e un edificio in maniera precisa, quasi da film impressionista. Ma il corpo disteso, emaciato di una donna – Joe, la protagonista – accompagnato dall’aggressiva musica dei Ramnstein ci comincia a portare ufficialmente nell’autentico meccanismo di Nymphomaniac. Tutto ciò che, dunque, precedeva la sagoma violentemente distesa non era altro – forse – che un depistaggio da parte di Von Trier, una preparazione al “sessualissimo poi” di tutto il film. La donna, dopo essere stata letteralmente raccolta da un anziano signore che la porta in casa, comincia a raccontare la sua storia di ninfomane, iniziando addirittura dai primi anni di vita.
Il sesso cercato, praticato da Joe è come dettato da un desiderio quasi indifferente nel suo palesarsi in maniera prepotente, che sembra provenire da un ordine interno di alienazione, scatenato ma freddo. È un continuo desiderio carnale dipinto come una sassata, un lancio pericolosamente autocompiaciuto. E l’innegabile ironia che spesso qui lo accompagna, non è soltanto uno strumento di alleggerimento di questo coacervo (anche) sgradevole di ossessioni, ma, al contrario, anche elemento che aggiunge strati di morbosità al tutto. Sesso, insomma, come una matematica spietatamente rigida, glaciale eppure selvaggia allo stesso tempo: notevole in questo senso la scena in cui ogni penetrazione (anche anale) ricevuta da Joe durante il suo primo rapporto sessuale corrisponda a dei numeri che compaiono sullo schermo e che vengono in seguito sommati. In Nymphomaniac il sesso è presente anche sotto forma di simbolo, di segno: il già citato buio iniziale come gigantesco particolare di vulva, il pesce e la pesca, il treno, corde che, piuttosto “fallicamente”, pendono dall’alto. Lars Von Trier fa insomma in modo che la ninfomania di Joe sia la “regina” del film, capace anche di generare (in maniera talvolta alquanto fascinosamente bizzarra) rimandi interdisciplinari e alquanto intellettuali: la matematica, Pitagora, Bach, Edgar Allan Poe e non solo. In questo modo si sviluppa un’opera che, sia per tematiche che per stile, assomiglia a momenti ad alcuni arditi film di Peter Greenaway, dove, spesso, una sequenza non è una vera sequenza se non è riempita di riflessioni articolate, di continui rimandi, di scritte, numeri e sovrimpressioni, di improvvise inquadrature fuori dallo spazio e dal tempo narrativo che si “intromettono” nell’evolversi di una scena. Peccato però che Lars Von Trier non abbia ricoperto in maniera più estesa la pellicola di ingredienti baroccamente interdisciplinari, poiché a tratti la secchezza dell’opera pare assumere la forma della sciatteria involontaria (come tutta la sequenza girata in bianco e nero del padre della protagonista all’ospedale), della fretta, dove un eccesso di parlato non è sempre accompagnato da uno adeguato sguardo cinematografico. Bel film, indubbiamente, certo, con sequenze di alto livello (le associazioni fra strumenti musicali e sesso è forse il momento più geniale), ma da un regista (pre)potente come Lars Con Trier forse ci si aspettava maggiore maestosità, più cura. Sarà forse più presente nella seconda parte dell’opera in uscita il 24 di aprile?
Daniel Montigiani
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Scrivono in PASSPARnous: k
Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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