HER
Un film di Spike Jonze. Articolo di Daniel Montigani
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Un eccesso di comodità portate dal progresso sempre più ingom-brante è destinato a condurre all’insoddisfazione, all’alienazione, all’illusione che lentamente si apre e si sfalda per poi disintegrarsi del tutto. E a volte le novità della tecnologia giungono a livelli così ambiguamente avanzati da creare geniali sistemi dotati di voce capaci di far realmente innamorare e, addirittura, di innamorarsi.
Lo scrittore Theodore, che vive in una Los Angeles di un futuro prossimo altamente hi tech, reduce da una dolorosa separazione dalla moglie, acquista un sistema operativo basato su un’intelligenza artificiale che si presenta sotto forma di una suadente voce femminile. Samantha – questo è il nome che la voce sceglie subito per sé – è dotata di capacità sbalorditive: legge per lui centinaia di e-mail nel giro di pochi secondi, si adatta alle sue esigenze, lo aiuta con impressionante facilità negli impegni quotidiani. Ma presto fra i due nascerà una vera e propria storia con risvolti sorprendenti e surreali. Partendo dal rapporto di morbosa dipendenza che le persone intrattengono con gli strumenti più incredibili della modernità, il regista descrive con delicatezza, e a tratti con ironia, l’amore, l’ambiguità stimolante e dolorosa dei sentimenti, le conseguenze imprevedibili e dure di una relazione sui generis come quella fra Theodore e Samantha. Ma Her è anche una riflessione eccentrica e immaginifica sulla solitudine, condizione che caratterizza soprattutto il protagonista (un ottimo Joaquin Phoenix), triste, nevrotico e spiritoso allo stesso tempo come un personaggio alleniano, quasi ebete a causa del suo insano bisogno di computer, surreali videogames e comandi vocali ma contemporaneamente intenso per tenerezza e umanità. Sorprendentemente, la solitudine e altri complessi e delicati sentimenti appartengono anche a Samantha, interpretata dalla voce di Scarlett Johansonn, così consistente e sensuale da farsi quasi paradossalmente corpo tangibile, autentica donna. Tutto questo isolamento umano è amplificato in maniera suggestiva dalle ambientazioni perfettamente reali eppure parallelamente oniriche: schermi giganteschi, grattacieli spesso in campo lungo che rimandano alle atmosfere livide dei romanzi di Ballard; l’ufficio di Theodore, dalle forme geometriche alla Mondrian che, dietro l’apparente calore dato dai colori, bloccano la figura umana nelle loro linee rigide; spiagge dove la sovrabbondanza di persone indica dispersività, confusione e mancanza di orientamento. Per questa abilità di far dialogare in modo contrastato ed espressivo i corpi, le voci e l’anima con l’ambiente circostante, di unire immagini visionarie a una storia che spazia dalla psicologia sociale, alla filosofia e all’antropologia, Spike Jonze firma la sua opera migliore, quella più ricca di temi e spunti visivi, talvolta così debordanti che sembrano fuoriuscire dallo schermo.
Daniel Montigiani
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Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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