Come si potrebbe considerare un artista che ama osare con il colore, esprimendo un messaggio interiore, in preda a un’ispirazione e a una guida esterna, andando oltre al rapporto mero che sussiste tra autore e rappresentazione della realtà o del pensiero? In Raffaele Cioffi, dal 1 marzo al 22 marzo esposto alla Villa Clerici di Milano in una sua personale curata da Vera Agosti, di certo autore giovane, seppure con un percorso che possiamo definire avere dei lati di maturità e di completamento di ricerche, tecniche quanto estetiche, è il colore a diventare mezzo metaforico, introducendoci in uno stile, in una tecnica e in un’estetica uniche e armoniose.
La pittura di Cioffi vive di quell’essenzialità che lo rende quasi vicino alla cultura minimalista, seppure non esca fuori dai canoni di un’espressionismo, tinte e tratteggi cromatici sono intensi quanto vibranti, che non vuole, però, essere accademicamente riproposto, ma rivisto sotto un’ottica astratta, dando alle forme una certa indefinitezza che solo la lucentezza dei tratti e delle pennellate possono assicurare nella loro portata quasi metafisica, spirituale. È in questo frangente che possiamo collocare quello che è la più viva eredità artistica di Raffaele Cioffi: un espressionismo astratto, un connubio di vibrazioni che dal colore e dalla sua limpidezza ci portano a trovare, quasi inventare, nel senso etimologico del termine, forme essenziali, semplici, che si incastrano e si incontrano, disegnando panorami che non possono essere percepibili attraverso una lettura veloce, quanto superficiale, della tela. Sono queste visioni che ci apportano delle metafore dell’inconoscibilità, che solo l’arte di Cioffi nella composizione quasi totale del quadro, lo inonda in ogni sua parte, in ogni suo angolo, in ogni sua porzione, ci porta ad assaporare, ponendoci delle domande che, istintualmente, ci conducono verso viaggi e itinerari nascosti della nostra anima. Ha qualcosa di spirituale l’arte di Cioffi: la sua produzione, trovando anche forme di simbolismo cromatico che attraversano una sua continua ricerca, estetica quanto compositiva e tecnica, lo porta ad affrontare, quasi come un nuovo Paul Klee, pittore che faceva del colore una narrazione, quasi fosse simbolo di un’evanescenza, tratteggiata attraverso le vibrazioni cromatiche, attraverso la sua portata dinamica, quasi cinetica, la pennellata che solo la forza di una visione istintuale, quanto subcosciente, porta a definire, a creare, a proporre. Quella di Raffaele Cioffi è un’estetica anti-figurativa, anche se in un primo periodo affronta anche questo percorso: è, la sua, un’espressione emotiva, forte di una guida interiore che lascia, come poesia e lirica, libera la manifestazione di un’interiorità, intimità, grido di una spiritualità infinita quanto eterna. In Cioffi il colore parla con l’anima, crea vibrazioni da cui non possiamo sottrarci, da cui non possiamo distoglierci, soprattutto quando si nota il gioco di luce e di ombre, quel gioco che taglia in orizzontale, fenditure che aprono orizzonti inesplorati e inesplorabili, ammantati da una luce potente quanto invasiva, gradualmente pervasiva, immanente. È, questo, un effetto quasi fisico come in un quadro di Kandinsky, colui che ha avuto l’ardimento di affermare che “l’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e indica il contenuto del futuro”. Quella di Cioffi è un’arte totale, ogni parte della tela viene curata, considerata, sfruttata, com’è nell’espressionismo astratto, pur non essendo classificabile come pedissequa riproposizione dell’astrattismo e dell’espressionismo: si vive una percezione fisica, le tonalità di colore e le sfumature cromatiche, spesso omogenee, con aperture luminose che irrompono in modo delicato quanto intenso, sono tali da dare quell’aspetto comunicativo con i sensi e con le emozioni interiori. L’aspetto psichico, che torna forte come messaggio incisivo dell’opera di Cioffi, quasi significante poetico di una composizione ad alta sapienza cromatica, deriva anche dalla verticalità che riporta alla memoria le tinte di colore separate da linee verticali in cui, spesso, si notano spazi che si aprono, aprendoci squarci orizzontali, aperture emotive che si offrono allo sguardo dello spettatore, quasi dilatandone l’osservazione in un equilibrio che si assapora nella continuità, decisa ed equilibrata, della pennellata. La tecnica, spesso, ci immerge in pieghe, in stesure porose della matericità fisica della tela, tanto da dare il senso di quell’intrattenimento che ci porta a indagare le increspature della superficie, portandoci a vivere di immensi spazi meditativi, contemplativi, riflessivi, interiori. Si parla più volte di “segnali di luce” nella produzione di Cioffi, in cui l’aspetto fisico è invito ad anteporre quelle dimensioni ancestrali, antiche, quanto immateriali che creano tensioni emotive interiori, tali da elevarci spiritualmente, in cui la pittura e l’arte dell’autore risultano essere ponte di comunicazione, meri strumenti di congiungimento con quell’iperuranio di idee astratte, quasi divine, che si esprimono attraverso la suggestione di colori trasparenti, che dissolvono e, allo stesso tempo, delineano le forme, geometrie di spazi interconnessi e intrecciati, evoluzioni vorticose ed equilibrate di note luminose e indefinite. Alessandro Rizzo
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Fotografia
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da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght
di Alessandro Rizzo |
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Aldo Pardi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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