James Leeds (William Hurt) è l’insegnante dal curriculum “più sorprendente” che il Direttore della scuola per sordomuti, dove fa domanda di assunzione, abbia mai visto. Nonostante abbia insegnato nelle “migliori scuole del paese”, eccolo qua: per inspiegabili motivi, cerca di farsi assumere in una scuola che ben non si capisce dove si trovi, anche se la prima scena del film ci presenta Leeds su un traghetto intento a raggiungere l’Istituto con il suo pickup che dunque, pare legittimo supporre, sia sito in località isolana; ed effettivamente un occhio attento riconosce in un cartello allo sbarco: The Island of Kittridge.
I motivi che lo portano a questa scuola sono inspiegabili, non tanto perché incomprensibili, quanto perché durante tutto lo svolgimento del film non vengono mai chiariti. Solo a un certo punto Leeds, confessandosi a Sarah Norman (Marlee Matlin), le dirà che “è stato ferito”, quindi legittimandoci a pensare che sia stata una delusione sentimentale ad allontanarlo dalla sua vita precedente sulle “isole più grandi”. Inoltre va fatto notare che, sempre nella scena del colloquio di assunzione prima citata, dopo aver saputo che Leeds ha insegnato nelle migliori scuole del paese, il Direttore aggiunge: “Lei ha girato tutto il paese Signor Leeds!”, che ci porta a prendere in considerazione due tesi che non si escludono a vicenda: 1) che Leeds è un nomade, o ha uno spirito nomade, a vantaggio del suo essere l’insegnante progressista che ci vuol far credere di essere, vagabondo perciò per carattere/destino e/o per divulgare i suoi metodi di insegnamento; 2) che le delusioni sentimentali vissute siano tante quante le città e le scuole che ha cambiato per allontanarsi, di volta in volta, dalle relazioni che le hanno causate. Con queste premesse ci viene offerto un James Leeds passionale, intelligente ed empatico insegnante con “molte risorse” e un qualche sospetto desiderio di voler “cambiare il mondo”, a differenza, invece, del Direttore della scuola che ben più umilmente e disincantato si accontenta di “aiutare qualche ragazzino sordomuto a cavarsela un po’ meglio”. Il film prosegue con Leeds che incomincia a lavorare con i ragazzi mantenendo irrisolta però una questione significativa: perché fa quel che fa?, cosa lo porta ad aver imparato il linguaggio dei segni? Una condizione familiare forse: la madre o la sorella?, oppure un importante incontro della sua vita o una semplice curiosità? Più avanti, in una scena al ristorante mentre ballerà con Sarah, lei gli porrà questa domanda, ma lui risponderà evasivamente con una battuta: “Forse perché mi piace sentire il suono della mia voce”. Nient’altro ci viene offerto riguardo al vero motivo per cui quest’uomo abbia deciso di dedicare la vita all’insegnamento del linguaggio dei “figli di un dio maggiore” ai “figli di un dio minore”, obbligandoci ad accontentarci della sua empatia per coloro che non possono condividere con lui l’ascolto del Concerto per Due Violini in D minore di Bach. Al termine del primo giorno di lezione con i ragazzi - una classe di sei studenti di cui quattro “parlano” mentre gli altri due no - alla mensa della scuola, con tanto di isterico assolo di pentole degno di un batterista rock, fa la sua comparsa Sarah, da cui James rimane “colpito”, o audioleso.. Chiedendo informazioni su di lei al tavolo degli insegnanti scopre che Sarah è in quella scuola da vent’anni, essendovi entrata a cinque come allieva e lavorandoci, ora, come inserviente. Viene inoltre definita dal Direttore come una “spina nel fianco” e anche “una delle allieve più brillanti”. Questa contraddizione fa nascere in Leeds una curiosità che è evidente preambolo alla sua, forse ennesima, infatuazione. Il lavoro con la classe incomincia a dare i primi ottimi risultati nello sforzo di James di comunicare loro il ritmo e il tempo del Rock & Roll, tanto che poche scene dopo a una festa per le famiglie, i ragazzi della sua classe (tutti eccetto uno, Johnny, di cui tratteremo) eseguiranno una coreografia accattivante sulle note di Michael Convertino’s, Boomerang, conosciuto più semplicemente nella stratosfera del sordomutismo come Ba Bum a Rang Rang. Nel frattempo Leeds ha avuto modo di scoprire diverse cose riguardo a Sarah, prima tra tutte che è più ostinata di quanto non potesse sospettare. Si rifiuta di parlare, o leggere il labiale, nonostante la sua evidente intelligenza e perciò capacità di apprendimento, e va a cercarne le cause dalla madre di lei. Qua scopre che Sarah e la madre non si vedono da otto anni e che quando la ragazza da piccola (poiché completamente sorda dalla nascita) tentava di parlare “diventava orribile”, così i coetanei la mortificavano con le loro prese in giro. Questo, in aggiunta di ciò che si scoprirà in seguito, è sufficiente per giustificarne il rifiuto di proferir parola alcuna. James Leeds fa ritorno alla scuola più convinto che mai che il suo dovere sia proprio quello di aiutare questa ragazza a superare il suo trauma e rifiuto verso l’apprendimento del linguaggio delle persone “normali”, e insegnarglielo. Quando però le confessa che ha parlato con la madre, lei va su tutte le furie, finché non sarà lei a confessargli che nel sesso ha trovato un linguaggio comune, un ponte comunicante con gli altri. Gli altri chi? Gli altri che si interessavano a lei, gli altri che le prestavano attenzioni. Vedendola sbocciare nell’adolescenza della sua bellezza, gli amichetti della sorella hanno iniziato a interessarsi a questa misteriosa e taciturna ombra di fiore, e la sorella, forse gelosa delle attenzioni sottratte, non ha impedito in alcun modo la prematura prostituzione gratuita nella quale Sarah, isolata com’era, deve aver trovato qualche effimera eventualità di conforto. “Niente presentazioni, niente discorsi”, dice Sarah a James “si andava in un posto al buio e… Non mi invitavano neanche a bere una Coca cola prima”. La frustrazione di Sarah, obbligata a esser sempre stata lei a dover imparare la lingua degli altri e mai nessuno che si fosse preoccupato di venirle incontro per imparare la sua, l’ha portata a trovare gratificazione comunicativa nel linguaggio del corpo, vivo di altri sensi, dizionario di un altro linguaggio. A questo punto il nostro James si accorge di aver pescato un pesce più grosso di quanto non si aspettasse, e cogitabondo se ne va sotto la pioggia con la mente occupata da Sarah e le tante declinazioni del suo essere di cui inizia a sentire, o ascoltare, la complessità. È veramente solo suo (di lei) il compito di adeguarsi al suono degli altri, oppure anche gli altri potrebbero imparare da quella sua soggettiva forma di silenzio? Abituati come siamo - come James è!, anche solo per deformazione professionale - a considerare l’altro il disabile, l’altro colui che ha bisogno del nostro aiuto, James Leeds impara, o meglio, incomincia a intuire la possibilità concreta dell’apprendimento della propria disabilità: il suo punto di vista, assunto come giusto, che disabilita se stesso e gli altri nel decretarne la loro disabilità, risulta essere un’ingiustizia. James irrompe nella piscina dove lei la sera, solitamente, nuota nuda e le confessa il suo amore per la sua diversità. Queste le parole di Leeds: per “il tuo mistero, la tua bellezza e la tua vitalità”. Cade ironicamente nella piscina e fanno l’amore sott’acqua, per quanto lo consentono i polmoni, nel calmo suono delle vibrazioni di un universo più fluido, un pianeta protetto dall’assordante rumore della terra. La relazione si instaura e, giorno dopo giorno, intensifica. Intanto la classe fa progressi, eccezion fatta per Johnny che, agli atavici esercizi di James preferisce starsene con il suo libro o quaderno, chiuso nel suo sordomutismo; Johnny più di tutti, più ancora di Sarah, è per Leeds lo specchio della sua impotenza, o difficoltà, di insegnante. Infatti, cosa si può insegnare a coloro dai quali non si vuole, a nostra volta, apprendere? Un giorno James per riposare “mani e occhi” vuole ascoltare il solito buon vecchio Bach, ma dopo poco interrompe l’ascolto perché non può condividerlo con lei. Allora lei gli chiede di descriverglielo e lui cerca di trovare nei gesti una dignitosa traduzione di quella musica sublime, senza però riuscirci. Ma ciò che riesce è l’accrescere dell’amore, proprio grazie alle difficoltà comunicative. Altre scene mirabili sono: quella durante una passeggiata al porto, dove Sarah parla a James con ammirazione della sua amica plurilaureata che li ha invitati a una festa per sordomuti, dopodiché lui le chiede: “Che cosa senti? È solo silenzio?”, lei gli risponde che “nessuno può mai entrare in questa situazione per scoprirlo”, allora lui: “Vuoi che ci provi io?”; oppure quando, dopo la festa appena citata – durante la quale è stato James che, vista la velocità di gesticolazione dei presenti, si è sentito escluso, disabile – i due affrontano una lite in cui Sarah ribadisce l’imparità dei ruoli nella loro relazione, poiché lui continua a “sopprimere la sua personalità” (questa la percezione) e perciò “non potrà mai penetrare nel suo silenzio, né conoscerla”. Quindi si separano e una scena significativa vede James immerso nella piscina dove hanno fatto l’amore la prima volta (qui una regia più attuale probabilmente avrebbe evitato di mettere un sottofondo musicale per intensificare l’esperienza cinematografica) alla ricerca di ciò che sente Sarah, della sua voce. L’ultima scena in classe ci mostra un James cambiato dall’assenza di Sarah, che interroga i ragazzi riguardo al loro libro preferito, finché il suo sguardo si ferma su quello di Johnny. Quest’incontro sembra comunicarci, più di ogni altro dialogo del film, la penetrazione di Leeds nel sentimento dei figli di un dio minore, un dio incapace di produrre quella perfezione dell’uomo abilitato a fruire di tutti i sensi concessi, forse un dio malvagio o semplicemente un dio impotente, un dio disabile: la complessa incomunicabilità tra pianeti diversi, e a loro volta, i diversi linguaggi che li esprimono. Se nelle parole di Nietzsche leggiamo “Quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male”, perché - come suggerisce James Leeds stesso nell’ultima commovente scena di dialogo con Sarah -, non può avvenire anche “al di là del silenzio e dei suoni”? Tommaso Dati
Scrivono in PASSPARnous: Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Libera Aiello, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Nicola Candreva, Patrizia Beatini, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Davide Palmentiero, Maurizio Oliviero, Francis Kay, Laureano Lopez Martinez, Francesco Panizzo. |
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