Speciale Festa del Cinema di Roma 2019. DOWNTON ABBEY. Un film di Julian Fellowes -. Articolo di Fabiana Lupo

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Revue Cinema Sezione diretta da Fabiana Lupo

SPECIALE FESTA DEL CINEMA DI ROMA 14ª edizione.

DOWNTOWN ABBEY

Articolo di Fabiana Lupo

Come in ogni rassegna di cinema che punta ad essere democraticamente riconosciuta e che strizza l’occhio ai series addicted, anche quest’edizione della Festa del Cinema di Roma ha avuto il suo film folk: Downtown Abbey è il film tratto dalla popolarissima serie televisiva inglese, ambientata nell’omonima tenuta, che racconta le vicende di una famiglia aristocratica alle prese con un evento inaspettato che sconvolge la loro quotidianità.

Robert Crawley, il conte di Grantham, riceve una lettera direttamente da Buckingham Palace in cui viene ufficializzato il soggiorno dei reali inglesi presso il proprio castello. Questa notizia crea uno scompiglio generale sia tra i componenti della famiglia che all’interno della servitù: saprà Downtown Abbey essere all’altezza di ospitare Giorgio V e sua moglie?

L’eccitazione dei preparativi viene subito placata dall’arrivo del maggiordomo di corte, dello chef reale e di tutti i dipendenti che abitualmente servono il re e la regina. Questo, per la servitù dei Grantham, è inaccettabile.

Per tenere alto l’onore della casa, insieme escogiteranno una strategia per mettere fuori uso i nuovi arrivati e far sì che la sera della cena possano servire con dignità la coppia reale.

Attorno a questa trama ruotano le vite degli inquilini di Downtown Abbey, divisi gerarchicamente su due piani della tenuta: nella parte alta risiede la famiglia aristocratica, nei bassifondi la servitù.

Una divisione fisica che però non riflette i rapporti che i due “gruppi sociali” intrattengono tra di loro. Lady Mary ha a che fare direttamente con i suoi dipendenti e scende nei piani bassi per organizzare la venuta dei reali con la domestica Anna e con il signor Carson. Anche il resto della famiglia intrattiene rapporti alla pari con la propria servitù, denotando uno scarto profondo tra quella che è la vecchia aristocrazia e un tipo di nobiltà più moderna.

Il problema del film è che non riesce a superare la dimensione “televisiva” a cui è strettamente legato: ci sono esempi di trasposizioni cinematografiche tratte da serie televisive che riescono ad avere una loro rispettabilità, ma Downtown Abbey, nonostante gli sforzi, risulta sotto tutti i punti di vista un film da piccolo schermo. Oltre al costrutto narrativo, semplicistico e scontato, alle trame che trovano tutte una risoluzione troppo buonista e superficiale, al finale smielato con un lieto fine generale, alla musica sontuosa e quasi sempre presente che accompagna sottolineando ogni momento, il film non si spinge oltre.

Le battute sarcastiche di Lady Violet sono l’unica cosa apprezzabile, proprio perché fuori dal coro, esattamente l’opposto di quell’affettazione che edulcora ogni scena del lungometraggio. Insomma, anche se si parla già di un sequel, forse solo i fans della serie possono apprezzare tutte le sfumature presenti nel film, ma che non rendono la pellicola di per sé un prodotto autonomo e meritevole del grande schermo.

Fabiana Lupo

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