Crocifiggere per credere. La “Pasqua” di Elijah. Glass di M. Night Shyamalan. Articolo di Fabiana Lupo
Se lo showdown si fosse svolto davvero sull’Osaka Tower di Philadelphia, allora sì che Shyamalan ci avrebbe preso tutti in giro. Invece no, nessuno scontro finale spettacolare, nessun riflettore puntato sui tetti della città. Tutto in Glass (2019) si svolge coi piedi per terra, nel parcheggio dell’ospedale psichiatrico in cui sono rinchiusi David, l’indistruttibile paladino della giustizia, Kevin, il serial killer che convive con un’orda di personalità, e Elijah, l’uomo di vetro.
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Ed è chiaro, sin dal titolo, che sarà proprio quest’ultimo il motore dell’intero film. Anche se per più di un’ora non parla e non si muove, immerso in uno stato catatonico che lo schiera apparentemente su un piano secondario, Elijah diventa la mente dietro cui si nasconde il piano di un fervido credente, di un profeta che vuole essere ascoltato.
Nel capitolo successivo, Split, di cui abbiamo già parlato a suo tempo (http://www.psychodreamtheater.org/rivista-passparnous-ndeg-52---cinema---il-montaggio-e-la-sua-8203trasposizione-nel-profilmico-split-di-m-night-shyamalan---un-articolo-di-fabiana-lupo.html), Shyamalan dà forma a un personaggio psicologicamente complessato, quello di Kevin Wendell Crumb, interpretato da un istrionico James McAvoy, i cui tratti interiori portano il film verso risvolti decisamente più thrilling che comics.
Elijah ha finora cercato la propria fede in atti concreti e spettacolari (vedi l’attentato al treno del primo capitolo). Come il profeta Elia, il cui nome in ebraico significa “il mio Dio è Jahvè”, solo nel silenzio, nella brezza leggera di un sussurro, l’uomo di vetro è in grado di ritrovare il segno di Dio.
L’interiorità dell’uomo di vetro è tutt’altro che frammentata e cangiante, al contrario, si rafforza nel silenzio. In un finale in cui lo scontro tra i due rappresentanti di Dio in terra, David e Kevin, diventa il sacrificio estremo, Elijah si fa al tempo stesso profeta vivente e agnello sacrificale: una crocefissione, la sua e quella dei suoi due supereroi, che diventa liberazione da falsi idoli, transizione (la parola “Pasqua” deriva dall’ebraico pesah, “passaggio”) dall’Antico al Nuovo Testamento. Un sacrificio estremo per far sì che il mondo sappia. Fabiana Lupo
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