Abbiamo già parlato in passato del progressivo indebolimento concettuale di Black Mirror, rinomata serie nata dalla mente visionaria di Charlie Brooker, e della sua conseguente perdita di credibilità tra gli aficionados. In particolar modo ci eravamo soffermati sul confronto tra la quarta stagione della serie e la seconda di The handmaid’s tale, quest’ultima ideata da Bruce Miller e tratta dal romanzo di Margaret Atwood.
Ne avevamo dedotto che la forza sconvolgente della serie distribuita da Hulu risiederebbe, oltre che nell’originalità della messa in scena, soprattutto in una narrazione cruda di un futuro distopico e allo stesso tempo passatista.
Insomma, pare che Netflix abbia solo anticipato una tendenza che forse avrà uno sviluppo successivo nell’industria cinematografica futura. È importante sottolineare però che Netflix non ha inventato niente di nuovo: nonostante la sorpresa generale, la piattaforma ha solo concretizzato e reso subito virale un prodotto che già in passato ha avuto degli esempi sul grande schermo, seppur fallimentari, e sul web (vedi Deliver me to hell, uno zombie movie interattivo lanciato su youtube da una catena di pizzerie neozelandese chiamata Hell Pizza).
Al contrario di quello che succederebbe al cinema però, sul piccolo schermo non vige alcun sistema democratico; è l’utente l’unico fruitore assoluto, il dio clemente o spietato, creatore del bene e del male. È chiaro quindi che Netflix vuole essere così esageratamente “demagoga” da dare ai suoi utenti non solo l’esclusività sulla visione, ma da ora anche la possibilità di costruire la propria visione. Una nuova forma di seduzione? Così sembra, ma almeno funziona? Sperimentando l’interattività del film, ci si accorge subito che, una volta avviato il contenuto, non c’è la solita barra di avanzamento che indica la durata totale: non si può quindi scorrere avanti e indietro velocemente.
La sensazione che prova sin da subito l’utente Netflix, oltre a quella di una fruizione anomala del film, è quella di essere costretto sin dall’interfaccia su un binario da cui non può deragliare. Inoltre l’utente ha 10 secondi di tempo per decidere quale delle due opzioni selezionare prima che la piattaforma decida da solo una delle due.
E non sono pochi i momenti durante i quali Stefan, ormai conscio di non essere più lui l’artefice del suo destino, si rivolge all’utente: per esempio, se dopo l’uccisione del padre da parte del ragazzo l’utente sceglie di fargli tagliare a pezzi il corpo anziché di seppellirlo, il ragazzo mostra chiaramente il suo stupore davanti la decisione di questo strambo deus ex machina.
Ci sono dunque dei momenti in cui l’interazione tra il protagonista e lo spettatore diventa così palese che i due mondi, quello filmico e quello della visione, si sovrappongono confondendosi e rendendo molto interessante le potenzialità dell’interattività.
Insomma, non staremo qui a sviscerare tutte le possibili strade e combinazioni concepite dagli autori. Quello che bisogna riconoscere è che Netflix ha trovato una formula per concettualizzare l’ideologia di un sistema, quello dello sharing mondiale di contenuti multimediali, che però dà solo la sensazione di essere totalmente svincolato da sovrastrutture che ne decidono lo sviluppo. Sembra di essere entrati in un’era di “populismo multimediale” in cui ci si barcamena tra i contenuti con la sensazione di essere finalmente liberi di scegliere.
Ma siamo proprio sicuri che questa interattività non ci abbia per un attimo mostrato il vero volto delle ombre riflesse su questa caverna virtuale che è Netflix? Fabiana Lupo
Scrivono in PASSPARnous: k Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Libera Aiello, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Nicola Candreva, Patrizia Beatini, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Davide Palmentiero, Maurizio Oliviero, Francesco Panizzo. |
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