The end of the f***ing world. L’adolescenza è la fine del mondo.
Articolo di Fabiana Lupo
È inglese la serie del momento che sta unendo sia la critica che il pubblico di tutto il mondo. The end of the f***ing world è la risposta europea alla serie americana Stranger Things, che ha spopolato per due stagioni su Netflix grazie soprattutto ai chiari riferimenti cinematografici ai cult movie generazionali anni ‘80. La serie, basata sulla graphic novel di Charles S. Forsman e scritta per Channel 4 dall’attrice e scrittrice Charlie Covell, ha trovato il suo posto nell’olimpo di Netflix spopolando soprattutto per il suo carattere controverso e per i suoi toni da black comedy. |
Una serie di flashback ripercorrono alcuni momenti di vita passata del ragazzo, lasciando trasparire non solo il suo scarso senso dello humour, ma soprattutto la sua macabra propensione ad uccidere, finora solo animali di piccola e media taglia. James, incapace di provare emozioni di qualunque tipo, è marchiato non solo psicologicamente, ma anche fisicamente da tale limitatezza: a soli nove anni infila la sua mano sinistra nell’olio bollente della friggitrice. “Per sentire qualcosa”, dichiara. La sua mano raggrinzita è la cicatrice evidente di un trauma più intimo, una “deficienza affettiva”, ovvero la dolorosa perdita della madre.
Ignorato dal resto della scuola e seduto in disparte, il ragazzo beve un succo e si guarda intorno, come un leone nascosto nella savana, pregustando già il sapore della sua prossima preda, che stavolta vuole che sia di taglia più grande. In quell’esatto momento fa la sua apparizione Alyssa che si piazza davanti a James nel peggiore dei modi, giudicandolo per le sue scarse doti da skater. Da qui un nuovo flashback, un nuovo zoom in avvicinamento sul PP della ragazza, stesa sull’erba ai piedi di un albero, e la sua voce fuori campo. “Ci sono momenti in cui devo stendermi perché tutto sembra troppo per me. Guardo in alto e vedo blu, grigio, nero e sento di fondere anch’io. E tipo per mezzo secondo mi sento libera.”
Alyssa, al contrario di James, è un’adolescente sopraffatta dai propri pensieri e dalle proprie emozioni: la sua irrequietezza è il sintomo di una ribellione silente nei confronti di una madre che ha accettato di lasciarsi sottomettere dal suo nuovo compagno, le cui mire nei confronti della ragazza non sono del tutto chiare. Anche Alyssa come James, ma in modo diametralmente opposto da lui, cerca di colmare un vuoto affettivo che ha segnato la sua infanzia, ovvero l’abbandono del nucleo familiare da parte del padre. Un inizio mozzafiato che sintetizza sin da subito le intenzioni narrative dell’autrice Charlie Covell: come in un confessionale davanti al padre confessore, i due ragazzi ammettono le proprie colpe allo spettatore ma le nascondono l’uno all’altro, manifestando esteriormente una facciata di indifferenza generale che sfocia chiaramente nel comico.
I due iniziano così un road movie al limite tra Natural Born Killers e Thelma e Louise, durante il quale i due si ritroveranno per la prima volta a fare i conti con se stessi e a distruggere, nel finale, le trincee emotive che circondavano i loro campi di battaglia. La forza della serie sta non solo nella sua scrittura rapida, sfumata qua e là di toni dark e grotteschi, ma soprattutto nell’intensità recitativa dei due attori, Alex Lawther e Jessica Barden, lui già visto in un episodio di Black Mirror (Shut Up and Dance), lei in The Lobster e in Penny Dredfull. I due riescono a recitare i loro personaggi con una disinvoltura tale da dare allo spettatore la possibilità di leggere, dietro microespressioni facciali o piccoli gesti, le loro intenzioni nascoste. Quello che recitano i due attori è una finzione all’interno di una finzione: Alex Lawther recita la parte di James che a sua volta recita la parte di un adolescente che finge di aderire con interesse a qualsiasi azione ribelle proposta dalla ragazza; Jessica Barden recita la parte di Alyssa, una ragazza dietro la cui sfacciataggine si nasconde un’estrema fragilità e un bisogno disarmante di affetto. Inevitabile sono i risvolti comici della vicenda, che vengono fuori soprattutto grazie all’uso accurato e circoscritto delle loro voci fuori campo, sottolineando così le vere intenzioni e i veri sentimenti dei due.
The end of the f***ing world è quel genere di serie che va vista soprattutto da coloro che guardano con scetticismo alla serialità e che amano la cinematografia europea. Otto episodi di circa 20’ l’uno, per un totale di 160’ di puro godimento, durante i quali è difficile non sorridere delle assurdità dei due protagonisti ma, allo stesso tempo, è impossibile non ritornare con la mente alla propria di adolescenza e, a quel punto, sorridere un po’ anche di noi stessi. Fabiana Lupo
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Giovane e Bella
Un film di François Ozon di Daniel Montigiani Via castellana bandiera,
Un film di Emma Dante di Daniel Montigiani |
Scrivono in PASSPARnous: k
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Plamieri, Francesco Ferrazzi, Giovanni Ferrazzi, Francesco Panizzo.
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