EP: Come è nato Ex Ponto Festival?
DD: Ex Ponto è iniziato nel 1993 come movimento per dare ospitalità agli artisti in fuga dalla Bosnia Erzegovina, specialmente registi e artisti. Siamo stati la prima associazione a dare aiuto agli artisti bosniaci affinché potessero ricominciare una nuova vita artistica qui in Slovenia. A partire dal 1999 abbiamo cominciato a dare al festival un taglio più internazionale, iniziando collaborazioni e progetti con le nazioni confinanti e ora siamo un festival internazionale a tutti gli effetti ospitando artisti provenienti da tutta Europa. Negli ultimi anni abbiamo ulteriormente ampliato la nostra vocazione internazionale avviando numerose coproduzioni che coinvolgono istituzioni in diverse regioni e stati europei. Nel programma di Ex Ponto Festival abbiamo anche una sezione dedicata alla danza al fine di unire nel programma un vasto spettro di live arts. Nel corso degli anni abbiamo ospitato artisti non solo dalle regioni balcaniche ma anche da Russia, Ungheria, Spagna, Italia e molte altre nazioni europee. A partire dal 2004 siamo stati leader nella creazione di NETA, The New European Theatre Action, una rete internazionale di festival e istituzioni europee, fondata da me a da altri due colleghi. Oggi NETA conta la collaborazione di 68 tra festival e istituzioni in 19 nazioni. Nel 2011 abbiamo vinto un bando europeo di cofinanziamento per il periodo 2011-2013. Siamo stati tra i 25 festival riconosciuti su 680 che hanno fatto domanda. Questo riconoscimento è stato un grande motivo di orgoglio in quanto riconosceva che Ex Ponto era cresciuto come realtà divenendo uno tra i festival più importanti d’Europa. Vorrei quindi porre l’attenzione sul nostro percorso da piccola associazione culturale nata con lo scopo di aiutare gli artisti in fuga dalla Bosnia, una associazione nata nell’underground di una piccola nazione e ora, con un percorso sviluppatosi in più di vent’anni, siamo uno tra i festival più riconosciuti nella realtà europea. EP: Quali sono gli obbiettivi del festival oggi? DD: Ex Ponto festival ha ogni anno un tema su cui focalizza il suo programma che proponiamo come argomento di riflessione al nostro pubblico. Questo tema si declina in eventi connessi alla vita di tutti i giorni che tentiamo di proporre in una forma teatrale. Per esempio nel 2007 il tema era “politica e religione”, quest’anno era Words of my own, per il 2016 sarà For a New Tradition, mentre per il 2017 ci focalizzeremo sulla questione del Crimine, cose intendiamo oggi per crimine. Quando nacque l’Associazione B51 nel 1991, l’ente che gestisce Ex onto festival, io e i miei collaboratori abbiamo redatto un manifesto (manifesto che è interamente pubblicato in calce all’intervista nda.) che contiene le linee guida della nostra attività. Nel corso degli anni abbiamo ospitato molti importanti registi del calibro di Pippo Delbono, Rodrigo Garcia e molti altri, oggi vorremo stabilire nuove collaborazione e coproduzioni con giovani e intraprendenti registi. Il nostro scopo è di avviare collaborazioni che forniscano un ponte tra la cultura dell’Europa dell’Est con l’Europa dell’Ovest, creare un background culturale formato da diversità che prescindano dai problemi politici. Questo tipo di filosofia è sottesa anche all’attività del NETA Network che presto coinvolgerà nella rete anche un festival di Parigi e stiamo aprendo degli uffici anche a Bruxelles con dei nuovi partner in Belgio. La nostra filosofia è che l’arte possa essere un ponte che collega le persone, le mette in contatto, e che queste connessioni operate dall’attività culturale possano aiutare a diminuire i problemi e le divisioni in campo politico. Per questo motivo siamo sempre aperti a progetti di coproduzione con altri soggetti europei. Le connessioni tra culture diverse sono necessarie per superare i problemi politici. EP: Qual è il panorama culturale in Slovenia? Quali sono le opportunità per i giovani artisti in Slovenia? DD: A partire dal 1991 quando è iniziato il processo di democratizzazione a partire dalla dissoluzione della Jugoslavia abbiamo vissuto un periodo eccellente di sviluppo artistico supportato dalle varie agenzie preposte a partire dal nostro Ministero della Cultura che hanno supportato gli artisti e i festival attraverso varie attività. Questo supporto è quello che ci ha permesso di fare il salto di qualità come festival. Il risultato di questo processo di democratizzazione della cultura è stato l’incremento delle attività artistiche e culturali in Slovenia, processo che ha permesso la nascita di diverse realtà che ora sono un’eccellenza. A Ljubljana sono presenti molti festival e artisti che svolgono un’attività di alto livello qualitativo. Ovviamente a partire dall’avvento della crisi economica mondiale questo livello di supporto da parte delle istituzioni è mano a mano calato. Questo è uno dei motivi per cui mancano delle connessioni tra l’attività culturale slovena e le istituzioni preposte alla scuola e all’educazione. Non c’è un piano di sviluppo che coinvolga le singole azioni culturali, ognuno agisce da solo e indipendente. Un altro problema è ovviamente che la Slovenia è una piccola nazione e le nazioni confinanti non sono realmente interessate ad avviare progetti di cofinaziamento e coproduzione. Si può vedere bene per esempio nel modo in cui si affronta l’emergenza dei migranti dalla Siria che giungono alle frontiere con la Slovenia. Questo in un certo qual modo ci fa tornare alle origini del nostro festival quando abbiamo avviato la nostra attività proprio per aiutare i migranti che fuggivano dalla guerra in Bosnia. Siamo di fronte a una situazione che ci impone un nuovo inizio. Il settore culturale però ora non è così interessante per le istituzioni nell’affrontare questo nuova ondata di migrazione. La cultura stessa è fuggitiva e migrante. Se puoi scappare dalle ragioni della guerra e collegarti a nuovi partner allora riuscirai a sopravvivere, se resti fermo, se non scappi probabilmente morirai. Restare fermi è pericoloso. Come ho detto prima siamo nel mezzo di una crisi economica, e dipende da noi come vogliamo tirarcene fuori e mantenere le nostre attività. Se riusciremo a connetterci con al tre realtà, a stabilire collaborazioni allora riusciremo a sopravvivere e a mantenere l’alta qualità come festival e come artisti, nel caso contrario le cose non andranno altrettanto bene. Dobbiamo essere aperti e sviluppare nuove relazioni, specialmente con Bruxelles, e trovare nuove vie di finanziamento per le nostre attività e non aspettare passivi degli aiuti dalla nostra nazione. EP: Questo penso sia il destino di noi tutti in Europa se vogliamo sopravvivere come comunità. Se le singole nazioni non cominciano a pensare di crescere e svilupparsi collaborando tutta l’idea di Comunità Europea verrà a cadere. DD: Sono d’accordo. Il vero problema non è la crisi economica ma la crisi del nostro pensiero. Se non pensiamo e agiamo in maniera diversa non ci sarà futuro. É una nostra responsabilità reagire a questa situazione. EP: Che tipo di pubblico c’è qui in Slovenia? C’è un pubblico che cerca le performing/live arts? Oppure è difficile incontrare e trovare un pubblico? DD: Noi siamo molto fortunati. Noi abbiamo sviluppato eccellenti connessioni con festival e istituzioni estere, specialmente con la Bosnia e la Croazia, ma anche con altre nazioni, e questo ci permette di sopravvivere anche se non abbiamo un grandissimo pubblico. È interessante notare come il nostro pubblico sia formato per il 30% da un pubblico tra i 18 e i 30 anni, per il 40% tra i 30 e i 50 anni, e per il restante 30% di persone appartenenti alla fascia più anziana. Il nostro festival è focalizzato sul contemporaneo e riesce ad attrarre un pubblico principalmente giovane. Questo ci rende molto orgogliosi. Abbiamo quindi un pubblico con un eccellente background e con diversi background. L’attività connessa con il NETA Network è quello che ci permette di poter ospitare artisti provenienti da diverse nazioni e questo ci aiuta ad attrarre pubblico non solo interno alla Slovenia ma proveniente anche da altre nazioni. Ma non solo il pubblico, anche i professionali e i buyers. Enrico Pastore
Manifesto di B51
1. We acknowledged the possibility of ontological subsumption of the historical genesis. 2. Due to the fact that the culture corresponds to the anachronistic anarchy of the universe, we radically gave up any consistency, knowing that this very renunciation is the source of consistency. 3. We belong to the post-revolution, the period illustrated by the syntax ‘verge of madness’. 4. Paradox is the constituent element of our activity. 5. Contraband is our only relation to tradition. 6. Our look is directed to a detail, to what objectifies pleasure. 7. Our activism is concrete, expressed affirmatively, in a way which allows to get rid of the tedious melancholism. 8. We bet on theatrality, luddism, merry catastrophism, and the production of positive chaos. 9. B-51 is an element and a protagonist at the same time. 10. The role of B-51 is the role of a schizophrenic agent who loves culture due to its enlightening(ness) and simultaneously rejects it due to the fact that the culture considers itself a saviour. 11. B-51 doesn’t have a uniform conceptual apparatus. It only triggers the process of revealing. 12. B-51 materialises the coexistence of most various cultural and other social practices, and confronts them. 13. We don’t lie, performers do. Our truth is just naked manifestation. 14. We are not interested in the ideological articulation of pathologic particularities. 15. Our telos is the destruction of the integrative and regulating mechanisms of the society and the establishment of a de-socialised society. 16. We don’t take ourselves deadly serious. Scrivono in PASSPARnous:
Aldo Pardi, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
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