Sono almeno dieci anni che frequento il Torino Film Festival e ho potuto constatare molte trasformazioni. Dai tempi di Turigliatto dove la ricerca la faceva da padrona ma i numeri latitavano, passando per Moretti, Virzì, fino a oggi. Insomma un bell’arco di tempo per farsi un’idea di una manifestazione, e devo dire che, per quanto sia ancora un bel festival benché un po’ oppresso dalla concorrenza soprattutto italiana, è un evento che ha un po’ perso la propria anima. Sembra un festival alla ricerca di una sua missione, di un suo status. Per ora sembra un contenitore dove mettere un po’ di tutto alla ricerca disperata di pubblico. L’esempio lampante è la rassegna retrospettiva dedicata alla fantascienza Cose che verranno, dove accanto a belle riscoperte come The day of the triffids, L’ultimo uomo sulla terra di Ubaldo Ragona del 1963, uno dei più bei adattamenti di io sono leggenda di Matheson, La decima vittima di Elio Petri e lo strano The Quiet Earth, film neozelandese dell’85, si propongono titoli blockbuster in copie neanche rare come Mad Max, Blade Runner, Crash o Strange days. Insomma un calderone con titoli caldi per il prime time e titoli più ricercati per i cinefili. Un occhio al botteghino un occhio ai palati fini.
Questo si potrebbe dire di un po’ tutta la programmazione del festival, e non è una critica negativa, è solo una constatazione. In tempi di crisi sono anche strategie necessarie. Quello che vogliamo dire è che bisognerebbe decidere dove stare che linea prendere. Dare un colpo al cerchio e uno alla botte alla lunga potrebbe penalizzare. C’è molto genere nel programma, soprattutto nella sezione After Hours, ma anche qui accanto agli Horror, - segnaliamo tra gli altri Hellions, bel film ambientato ad Halloween dove l’incubo che si materializza è quello della maternità -, alla fantascienza, - ottimo Evolution, inquietante e perverso -, al catastrofico come il norvegese The Wave, e al thriller, - ricordiamo The girl in the photoghaphs dell’americano Nick Simon -, troviamo anche Sion Sono che trascende il genere. Lascia perplessi la retrospettiva su Orson Wells con soli tre film e neanche con copie pregiate. Forse era meglio farne una completa o non farla affatto. Buone sorprese dagli italiani. Soprattutto Mia madre fa l’attrice di Mario Balsamo, un bel film-ritratto della madre del regista Silvana Stefanini che negli anni ‘50 aveva fatto per qualche tempo l’attrice. Un lungometraggio tra il documentario e la fiction, tra metacinema e commedia, dove il rapporto amore-odio tra l’autore e sua madre diventa materia calda e avvolgente, divertente e graffiante. Una menzione anche per il bel film di Ferdinando Cito Filomarino Antonia, un film biografia sulla poetessa milanese Antonia Pozzi morta suicida in giovane età. Un film che racconta una vita di entusiasmo, di poesia e di tremenda solitudine, di una donna che ha molto amato ma come isolata, tremendamente separata dal mondo. Piace la delicatezza come d’altri tempi con cui si narra una catastrofe, con molti silenzi, senza esagerazioni o facili sentimentalismi, con rigore, polso fermo e dedizione. Straordinario The Assassin di Hu Hsiao Hsien, già vincitore della Palma D’oro per la miglior regia nell’ultimo festival di Cannes. Un Wuxia ambientato durante la decadenza della dinastia Tang quando lo stato si stava sfaldando in tre regni, e dove la protagonista femminile, la splendida e brava Shu Qi, è una giovane addestrata nelle arti marziali, un’assassina spietata che quando deve scegliere tra le ragioni del cuore e la sua missione, sceglie di tradire la seconda trovando una nuova via per sé. Notevole anche il film thailandese Cemetery of splendour di Apichatpong. Intenso, abbagliante, coinvolgente nonostante i ritmi molto bassi e la lunga durata. Un apparire del meraviglioso nel quotidiano, se solo si ha la pazienza e lo sguardo per tagliare quel velo tanto sottile che il trapassar dentro è leggero. Soprattutto nella scena dove lo spirito del soldato possiede la medium e accompagna la sua infermiera nel palazzo di giada e ori che il tempo ha sommerso nella foresta. Così gli alberi diventano colonne di marmo intarsiato, mucchi di foglie si trasformano in sale da bagno in pietre preziose scolpite, lo spazio tra due tronchi una sala di specchi. E tutto con il gesto perfetto delle attrici che ti fanno vedere ciò che non c’è, ciò che è al di là del velo. Interessante e vera chicca il film del filippino Kidlat Tahimik Balikbayan #1, girato con materiali filmati in circa trent’anni. Tahamik, da considerarsi il maestro del cinema filippino, per aver ispirato talenti del calibro di Lav Diaz, ma amato molto anche da registi occidentali come Herzog e Coppola, racconta in questo film il viaggio di Magellano e del suo schiavo Enrique. Un diario di viaggio, una parabola del colonialismo. Interessantissimo l’uso di materiali montati nel corso di un lungo periodo unendo digitale, pellicola 8mm, 16mm, super8. Questo quanto osservato all’ultimo TFF. A qualche film dedicheremo recensioni apposite, su qualcun altro è invece meglio tacere, come i pessimi God bless the childs e Nasty Baby. Come sempre nei festival c’è di tutto. Molti film anonimi, qualche gioiello raro, qualche oggetto spazzatura. Il livello è comunque stato alto, nonostante questa sensazione di confusione, di non saper veramente dove andare. Auguriamo il meglio a questo festival che vanta lunga e gloriosa tradizione, gli auguriamo tempi migliori e un’attenzione delle istituzioni non rivolta solo ai numeri al botteghino ma anche alla formazione di un pubblico meno generico e più appassionato e fedele. Cercare i facili consensi, perché a questo ti obbliga chi elargisce i quattrini, non è una giusta politica. Non porta a nulla, riempie le sale momentaneamente, non si cura di crescere un pubblico che resta fedele negli anni, competente, esigente, capace di distinguere il grano dal loglio. Ma ormai è inutile ripetersi. In Italia non c’è coraggio, non c’è volontà di sollevarsi dalla palude. Ci si accontenta e si vivacchia. Enrico Pastore
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Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo.
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