Se ci si sofferma, questo il minimo indispensabile che un autore può chiedere al proprio spettatore, difronte a un’opera d’arte non si può rimanere inalterati osservando i paesaggi che si presentano, magari celandosi nel sottotesto compositivo, sotto ai nostri occhi e visioni: parlare in questo modo sembrerebbe riferirci all’arte pittorica, mentre stiamo parlando della produzione di un fotografo, Alessandro Donaggio.
Alessandro si laurea al DAMS di Bologna e vuole dedicarsi nei suoi primi passaggi formativi artistici alla pittura: non gli bastano le tecniche, molte e varie, e le strutture estetiche, diverse e suggestive, che tale disciplina gli può offrire ed è per questo che decide di iniziare a inoltrarsi nel panorama ancora incontaminato della fotografia, forse per la sua giovanissima ideazione ed esistenza, unendola al mondo della grafica in una sintesi armoniosa quanto non alterata. La sintesi che si può trovare e creare in questo ambito è molteplice e vede l’autore affrontarla con una propria ricerca e, allo stesso tempo, istintualità tanto da notare un’autorevolezza propria che sgorga da una poetica visione e immaginazione di riportare la fissità degli elementi, quasi tutti marini, l’artista ama molto il mare e la suggestione di immensità che da esso può giungere, riuscendo a instaurare un rapporto di forte intimità e complicità, in una centralità dell’opera nella propria spazialità, donandole un senso di infinito e, allo stesso tempo, di vorticoso richiamo di un’attenzione necessaria quanto da noi dovuta. La tecnica rimane secondaria nell’atto compositivo dello scatto, immediato e seguente a un’idea e a una proposta di lavoro, a un’ipotesi che ci regala una narrazione di cosmiche visioni iperreali tendenti a un surreale. Una fervida fantasia ci conduce nei meandri di una prospettiva inattesa, paesaggi lunari e sublunari, celestiali e galattiche ambientazioni che ci affascinano e ci coinvolgono. Si aprono nella serie Cosmo, in esposizione alla Gallery pop up Emotions of the World a Lodi, delle dinamiche che ci assurgono a significanti concettuali, tramite elementi mobili realizzati con illuminazioni che come scie contornano e limitano l’oggetto principale su cui l’obiettivo di Alessandro va a posarsi: in questi fasci di luce si può riscontrare quel rapporto interiore, quanto mistico, tra natura e contronatura, tra positivo e negativo ottico, tra concretezza materiale e assenza di colori, tra chiarezza visiva e ombre. Alessandro non usa nessun passaggio nella sua fase post produzionale: tutto avviene in quel momento in cui il concetto si verifica in una situazione specifica, magari accompagnata con alto senso della scenografia, ma anche con un’alta considerazione dell’impatto estetico, dell’immagine come conduttore di significanti, carico di messaggi propri. In questa dinamica puramente poetica possiamo affiorare una certa citazione, voluta o non voluta non è questo il problema, a un dadaismo di ritorno, rivisto e reinterpretato secondo un’ottica e un’affermazione stilistiche compositive proprie dell’autore: saper elevare a oggetto d’arte, doppiamente interpretabile su due livelli, uno estetico e uno interiore concettuale, surreale possiamo dire visto l’impatto generale dell’opera, un elemento naturale e comune, abbastanza familiare ai nostri occhi, creando su di esso una narrazione onirica, in questo caso un viaggio nel cosmo, in quell’iperuranio ancestrale, nostra origine, siamo figli delle stelle, e, allo stesso tempo, misterioso, in quanto attrazione irresistibile per la curiosità tutta umana di scoprire tutto ciò ancora ignoto. Alessandro vuole “vivere e assaporare ciò che lo circonda” e lo vuole fare attraverso la fotografia, che qui assume profili non di mera ripetizione fideistica del reale, ma di suggestivo passaggio a visioni narrative surreali dal contenuto astratto e concettuale, affidandosi, questo sì e sta nella potenza dell’obiettivo della macchina fotografica, a dettagli del reale, particolari e che diventano armonie cromatiche di alfabeti visivi dal grande contenuto. Alessandro ricerca linguaggi nuovi, stili nuovi, tecniche nuove, un utilizzo dei dispositivi fotografici sempre rinnovato proprio per assecondare una fantastica ricerca dell’immagine, che testimonia la propria padronanza compositiva attraverso tempi di esposizione particolari e funzionali a esprimere il concetto infinito intrinseco e affidato all’elemento ripreso. Ci affascina, quindi, la libertà interpretativa che l’autore offre e concede allo spettatore, pur nella chiarezza e nitidezza, trasparenza, dell’immagine ripresa, dei colori e delle sfumature, che creano l’aspetto contenutistico estetico dell’opera: una trasparenza che cela una lettura ulteriore di dati immaginifici appartenenti all’interiorità dell’autore e che richiedono, per essere recepiti nella loro totalità e e nel proprio fascino, una maggiore ponderazione e capacità di lettura dell’opera. Alessandro Rizzo
Scrivono in PASSPARnous: k
Aldo Pardi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
LE ALTRE SEZIONI di PASSPARnous:
|
Sezione
Revue Cinema diretta da Daniel Montigiani Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportages diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Enrico Pastore e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Francesco Panizzo Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati