“Il bello è brutto e il brutto è bello”. così le streghe all’esordio. Come per il gatto di Schödinger entrambi gli universi sono possibili. Solo l’osservatore ne deciderà gli esiti. Il peccato di Macbeth è stato credere a una sola possibilità, quella che la sua fantasia ha proiettato con maggior vigore davanti ai suoi occhi: l’essere re. E così la sua azione è tutta un piegare la realtà all’immaginazione. Escludendo le altre possibilità che pur si presentavano. E così in “un giorno così bello e così fosco insieme”, ciò che è duale, e quindi pregno di potenzialità, si trasforma in linea retta, sistema univoco che obbliga alle scelte inevitabili senza considerare le alternative. E la realtà che scaturisce da quest’immaginazione monolitica, non può essere che spaventevole. Ciò che ho sempre amato in Macbeth è proprio questo avviso ai naviganti delle scene, che Shakespeare nella sua immensa grandezza, pone in questa tragedia fosca e sublime. L’errore di Macbeth è l’interpretazione, il voler scorgere un significato laddove si addensano nugoli di significanti. Di fronte alla sfida degli enigmi che il teatro pone ogni volta che si calca un palcoscenico, si sceglie di dare al pubblico una versione possibile di molte che dovrebbero essere evocate. Interpretare e non manifestare. E l’interpretazione costringe a prendere una china che conduce all’univoco, a scendere nel pozzo che ci siamo scavati noi stessi sotto i piedi. Ma non è sanza cagion l’andare al cupo! In questo Macbeth Chiara Guidi diventa proprio Macbeth, compie il suo stesso percorso, decide di optare per una visione, qualche iniziatica e alchemica, che pur è presente nella tragedia, e la rende manifesta, costruisce un cammino affascinante e intrigante come i sogni del signore scozzese. In questo certo lo spettatore diventa anch’esso parte della tragedia, vive come gli attori, gli effetti di questo maelstrom generato dall’interpretazione. Tutto ciò che viene indicato sul percorso è legittimo, possibile: una trappola per iniziati. Un po’ come per i protagonisti del pendolo di Foucault, che di fronte a un testo monco ed evocativo intravedono il piano dei templari per la conquista del mondo, senza considerare che quel testo poteva anche essere un lista della spesa. È la trappola dell’interpretazione, in cui si cade con continuità proprio perché il fascino diabolico che emana è quasi irresistibile. Come non essere affascinati dalla possibilità che questa tragedia nera e magica, contenga un percorso iniziatico e alchemico? Io per primo mi son lasciato catturare e avviluppato da questa teoria ne ho goduto il fascino. Sono diventato Macbeth e per coltivare la fantasia che le streghe sulla scena mi hanno proposto, ho ucciso gli altri sensi possibili. Ho commesso anch’io il delitto. Ho scelto un solo universo tra gli infiniti possibili, ho ceduto alla curiosità è ho aperto la scatola per scoprire il destino del gatto di Schrödiger. Questo è ciò che avviene assistendo a questo Macbeth della Societas. Si sperimenta l’esser affascinati come il protagonista dalla trappola di una visione. Si uccide il possibile per realizzare una realtà deludente. Anziché lasciar fluttuare infiniti modi al di là del modo, per dirla alla Carmelo Bene, si sceglie un modo e se ne pagano le conseguenze. Forse il teatro dovrà aspettare ancora a lungo, quel non nato da donna, che riporterà la luce sulla scena, che farà riaffiorare le possibilità che continuamente si sceglie di escludere.
Enrico Pastore
Scrivono in PASSPARnous:
Aldo Pardi, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Un teatro
occupato da una x: il carisma ossessivo della follia importante di Antonio Rezza. di Daniel Montigiani 1952:
un anno chiave nella produzione teatromusicale di John Cage di Enrico Pastore Un grande particolare
A Novi Cad con il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards di Francesco Panizzo SEMPLICI
RICOSTRUZIONI? Beatrice Baruffini in W (PROVA DI RESISTENZA) di Sara Maddalena e Francesco Panizzo Intervista a
Claudio Ascoli nella Libera Repubblica delle Arti di S. Salvi - Firenze di Francesco Panizzo Incontri verticali
con Jurij Alschitz di Mariella Soldo Sottrazioni -
Conferenza in commemorazione di Carmelo Bene al Caffè Letteraio Le Murate di Psychodream Theater |
LE ALTRE SEZIONI di PASSPARnous:
|
Sezione
Revue Cinema diretta da Daniel Montigiani Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportages diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Enrico Pastore e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Francesco Panizzo Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati