Quando si profilano percorsi graduali e tappe nella produzione di un artista significa che sussiste un'alta capacità non solo creativa, il mettere insieme elementi, il destrutturare il reale per, poi, riproporlo in un'armonia estetica unica, ma anche, e soprattutto, di ricerca interiore, mai stanca di soffermarsi nella celebrazione di un dato di fatto, oltrepassandolo in quanto così richiesto dal moto d'animo di chi lavora la tela. Augusta Bariona parte da questi due presupposti e non si può leggere e interpretare la sua produzione copiosa, ascoltarne le immagini, definirne i molteplici significanti se non si analizza e conosce la caleidoscopica figura poetica e lirica della stessa autrice. Augusta, si è formata ampiamente sugli studi steineriani, procede ora verso una stagione di ricerca interiore, di introspezione e di grande elaborazione intimista e spirituale, tanto da suggerirle nuove frontiere dell'estetica creativa e del contenuto culturale della sua produzione. L'antroposofia e la meditazione diventano, cosi, strumenti di comunicazione di messaggi che si traducono in alfabeti poetici di diverso genere, vedendo e percependo l'arte visiva come maggiore canale di esplicazione di moti interiori che diventano materiali, vividi elementi che parlano e comunicano visioni liriche, nuove e rinnovate, semplici quanto dirette e sincere. Augusta affronta tutto questo tramite un lavoro, intenso quanto fisico, di collage, in un primo tempo, affiorando alla mente, alcuni suoi lavori, i temi affrontati da un Rotella, rivisti in un'eccezione più astratta e idealistica, e di composizione basata su una lavorazione, attenta e particolare, della carta con resina e la collocazione della medesima in un complesso di altre carte che formano figure, forme e linee inesplorate quanto inattese. È una passione, quella di Augusta, nutrita verso l'elemento cartaceo che risulta essere forte di un'esperienza familiare, suo nonno e suo padre tenevano una cartiera, e che ha suggerito alla stessa autrice alfabeti mai utilizzati prima d'ora e originali, unici, donando alla stessa artista una dimensione propria. Si nota, così, la riconoscibilità dell'autrice: un tratto distintivo, ben lontano dai primi acquarelli, delicati e armoniosi, si apprestano a dare una totalità a tele attraverso sostrati materici che diventano espressioni vive e forti, incisive e pulsanti, di tonalità cromatiche. Il colore è parte centrale, inscindibile, nella ricerca estetico compositiva di Augusta: una varietà che ci porta ad apprezzare la portata lirica di quelle carte che in Augusta diventano colori, unici tonalità che arricchiscono di simboli e di metafore e che possono essere considerate e apprezzate solo se sussiste uno sguardo attento e riflessivo dello spettatore, senza necessariamente risultare invasive e pervasive la lettura e l'impostazione date dall'autrice. Si lascia margine ampio alla fantasia, al pensiero e ai richiami di reconditi concetti allo stesso osservatore tanto da celebrare attraverso accenni geometrici e linee la rappresentazione di fiori o di elementi naturali che assumono dei significati altri, delle virtù da considerare, delle caratteristiche che ci portano verso parallelismi inimmaginabili con qualità del nostro io, tornando ancora una volta in primo piano la forza evocativa e suggestiva del pensiero e dell'umanità in armonia con il contesto ambientale e collettivo dove si inserisce. I colori diventano visibili e risaltano nella propria lucentezza che viene loro donata dal trattamento della carta, sostrato materico su cui si fonda l'intero complesso compositivo. Non si percepiscono confini ma continuità in una narrazione del se, dell'interiorità, dell'equilibrio, necessario quanto dovuto, tra esistenza e cosmo. La meditazione ci porta a una coscienza di lettura del reale tanto e tale da addentrarci nell'essenza del medesimo, assaporandone punti di vista e di osservazione mai avanzati. In queste sensazioni intellettive Augusta ci immergerà nelle emozioni che i colori portano come versi di una poesia a un approccio riflessivo e interiore, grazie all'astrazione delle forme, chiedendoci cura e dedizione nella proposta artistica fatta dalla stessa. La produzione di Augusta ha raggiunto un punto di stabilità, in quanto non ci sono artifici che giocano in favore di una ricerca ossessiva di consenso, ma una sincera dirompenza evocativa che suggerisce pensieri e concetti, andando oltre a una visione contestuale in un espressionismo astratto quanto dinamico: un'interazione senza confini, spaziali e temporali, quanto universali, tra diverse cromie che diventa plastiche e lucide, riflessione di concetti che ci inoltrano in visioni inattese quanto umane, richiamando la parte della coscienza e del pensiero, astraendoci da convenzioni e da regole consuete e rinnovandoci costantemente un invito a un ascolto del silenzio tramite sfumature e tinte che diventano segni e simboli di un alfabeto imperituro quanto luminoso, dove la luce diventa elemento principe di un lavoro che nasce da un flusso interiore di coscienza tradotto in un linguaggio estetico, armonioso quanto ideale: la produzione, complessa quanto fisica, chiede una lavorazione che non lascia margini a rivisitazioni e ripensamenti, dando come valore imprescindibile l'ascolto interiore che si manifesta in un vortice di cromie, quell'anima che con delicatezza ci induce al pensiero e alla riflessione intima, collegando fattori e simboli che ci uniscono in una sinfonia esistenziale dalla valenza esistenziale e concettuale di un'arte in ricerca di armonie interiori e sopraffine.
Alessandro Rizzo
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