Il ritratto risulta spesso essere un genere piuttosto scontato se a proporlo sono le solite dinamiche accademiche di puro esercizio, rendendosi, a volte, didascalico, quanto inespressivo. Italo Salemme fa di questo genere e soggetto una proposta diversa, altra e alta, se per alta si intende la qualità e la tecnica utilizzata; se per alta si intende l’ipotesi di lavoro che gioca un ruolo principale e fondamentale nel momento precedente l’atto della produzione e della stesura della tela, della sua preparazione, della sua immaginazione, organizzazione degli spazi, fatti di aree piene e aree meno dense. Italo non cerca i modelli, qualsiasi essi siano, per ritrarli, ma è lui che definisce il modello su cui, poi, poter andare a lavorare. Proviene di certo, Italo, da una formazione classica, ma elabora le unità di base compositive di questa corrente per adattarle a una propria poetica, in cui si identifica quel concetto di nudo ripreso: allegoria, possiamo dire, metafora di significanti altri, in un riquadro di certo espressionista in alcuni propri elementi, quelli in cui rivede la realtà in una chiave di lettura propria, attraverso la propria lente, riferisce; in altri tratti possiamo definirlo chiaramente impressionista, in questo si attiva molto la calibrazione dei colori, quasi tutti primari, rinascimentali nella loro portata, molti rossi, verdi, ocra. Il nudo in Salemme diventa non solo un canone di bellezza, di estetica pura e superficiale, ma assume caratteri e significanti che vanno oltre al dato tangibile, in una chiave interpretativa quasi surreale, divenendo esso stesso portatore di messaggi intrinseci, voluti dall’autore che, nell’atto di presentazione dell’opera allo spettatore, lascia minimi margini, inducendo quest’ultimo a provare ciò che lui stesso ha voluto esprimere. Il nudo può significare anche tensione, odio, sesso, dolcezza, erotismo, un caleidoscopio di sensazioni che sono quelle immaginate dell’autore prima della ricerca del modello, quel momento di visione in cui l’artista idealizza colori e immagini per, poi, renderle reali attraverso il soggetto ripreso. Il nudo diventa centrale nell’opera di Italo: dipende dal soggetto cosa poter esprimere o dipende fortemente, relativa operazione questa, cosa lo stesso autore trova nel modello che possa ricondurre all’idea fattasi, quella poetica ispiratrice e visionaria dello stesso artista. Il nudo è mezzo per esprimere altro in Italo: non esiste una ricerca nella produzione, ma una realizzazione su tela di ciò che l’autore desidera esprimere, parlando di “esternazione del proprio stato d’animo”. La ricerca nell’artista parte da se stesso per, poi, dare risalto a una realtà vista e letta dagli occhi dell’autore medesimo, definendo con i colori l’alfabeto visivo, necessario ed essenziale a esprimere gli stati d’animo provati, “tutto ciò che l’artista ha dentro”, configurando spazi e momenti più scuri nella stesura. Nelle opere di Italo Salemme il colore non può essere elemento secondario, ma una pura e palese decifrazione estetica contenutistica: prevalgono tinte di rosso e di ocra, ma anche gialli di Napoli dalla lucentezza particolare, con ombre e illuminazioni rese da effetti cromatici tramite sfumature inattese, come i rossi che ne definiscono le ombre: la purezza dei colori va a dare risalto e vita al disegno preparatorio, realizzato e accennato su tela industriale, quella guida che determina l’iniziale passaggio verso lo studio e l’analisi della texture, riservando una certa attenzione all’estetica rinascimentale, dove cromature intense e complete, come il verde e il rosso, garantiscono un impatto incisivo, soprattutto se viene utilizzato l’acrilico, tecnica presente nella produzione e che chiede decisione e fermezza nel tratto in quanto elemento materico e plastico che tende ad asciugarsi in breve tempo. Non si può non rimanere contemplativi difronte a un autoritratto, uno splendido nudo riflessivo, che esprime universalmente e in modo assoluto significanti reconditi ed estetici che sono dovuti alla conscenza interiore che l’autore ha di se, raffigurato e rappresentato in un’ottica di intensità erotica e sensuale, anatomie che rendono la collocazione del soggetto in un contesto aspaziale, atemporale, indefinito e indefinibile, in cui la centralità è l’espressione del soggetto, intima quanto sincera, non filtrata, espressiva di un’interiorità indagata. Le pose diventano, cosi, irreali quanto le dimensioni, mentre la composizione nei propri procedimenti si fa pratica estetica nella produzione di Italo: Ego, autoritratto, rivive lo splendore e la suggestione che le unità cromatiche definiscono nella loro portata, forte quanto decisa. Ombre e luci che determinano la centralità del corpo, disegnandone quelle linee e quelle forme che fanno dell’anatomia maschile una visione di tensione espressiva corroborata della massima potenzialità di un surrealismo che si imprime in una visione contratta, piacevole incanto fatto di vorticosa sensualità, e nella libera, sincera e schietta, interpretazione interiore. Una vasta gamma di colori affronta Italo tanto da rendere la bellezza incarnata e pulsante nella figura del soggetto. L’interpretazione si fa più libera se il soggetto riprende l’interpretazione che l’autore ha voluto e vuole dare. E se la sensualità vibrante di un dio carnale si emancipa nella definizione di un nudo autoritratto maschile, delicatezza e sinuosità leggiadre sono gli alfabeti interpretativi che si aprono nella visione dei soggetti femminili, altri significanti di messaggi ulteriori al dato tangibile.
Alessandro Rizzo
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