La fotografia spesso viene vista come arte che si struttura su due livelli: o è artistica completamente, con una propria poetica e una propria idea, oppure risulta essere funzionale alla proposta di un prodotto, quindi promozionale e pubblicitaria, business puro, non certo di interesse inferiore. Giulio Crosara rompe decisamente questi steccati, spesso stereotipanti, e riesce ad accedere a una prospettiva compositiva ed estetica che procede oltre tali categorie, dandoci testimonianza assoluta della creatività nell'impeto umano e soggettivo, ispirazione che promana dalla capacità di organizzare le idee, di proporre un'ottica visiva propria e di saper attribuire una reinterpretazione complessiva del reale sotto forme differenti, alfabeti cromatici vivi ed essenziali.
Le cromature nascono da un'abilità dell'autore di giocare con le luci con fermezza compositiva e con sicurezza nella tenuta dell'obiettivo e tale da dare centralità all'immagine che l'autore riprende. Giulio risulta avere una forte poliedricità nel momento in cui va a immortalare l'oggetto, ponendosi come ponte, traduttore di linguaggi reali in alfabeti visivi estetici che parlano della città, di figure umane, di oggetti catalogabili come still life, di elementi naturali, come l'acqua, di dimensioni di interni che ci illustrano un caleidoscopio di forme e di linee, tali da astrarci dall'ambito reale del visibile oggettivo quotidiano. La dinamica che il tocco di Giulio ci porta e apporta è tale da dare non solo un movimento alle figure riprese, ma anche una certa duttilità dell'autore a varcare le soglie delle nuove sperimentazioni, tanto da offrire una varietà di emozioni e di sensazioni inattese quanto inaspettate, risultando mai scontato né prevedibile. Le aperture di diaframma, i tempi di esposizione, la luminosità e l'esposizione alla luce risultano essere qualità tecniche incommensurabili e palpabili, percepibili e riconoscibili nella sapienza descrittiva utilizzata dall'autore, funzionali al concetto che Giulio vuole dare e concedere con la sua produzione. L'artista non può essere catalogabile in nessuna scuola culturale artistica, essendo lui colui che originalmente e autonomamente, senza velleità autoriali, è convinto degli itinerari artistico poetici intrapresi. Lo spettatore è libero di provare quel che vuole o sente di provare, senza essere intrappolato in una vorticosa ipotesi di lavoro, stringente quanto circoscritta nel suo definirsi, spesso voluta e preoridinata dall'artista. Giulio ci sottopone immagini e figure in modo libero e disincantato, senza risultare invasivo e pervasivo. Notiamo molto pittorialismo nella produzione artistica di Giulio, proprio tratto unitario, senza eccessi in luminosità, a volte intenso, chiaramente non eccentrico ed esasperato, sinfonia di colori calibrati su variazioni chiaroscurali tale da donarci vibrazioni compositive eseguite con una visione armonica delle complessità paesaggistiche intraprese. Risulta essere di indubbio valore la minimale essenzialita centrale delle definizioni particolari che Giulio va a riprendere e a proporre, in Still life, per esempio, o in vari progetti personali in cui il lato oggettivo si eleva a figura immaginifica, una decomposizione quasi cubista del visibile e una sua riqualificazione e riproposizione totale in ottiche interpretative dagli effetti fervidi di fantasia. Il dato incontrovertibile di Giulio è che non si comprende, questo risulta essere un'apertura a una lirica unica, mai quale fosse il punto centrale su cui richiedere allo spettatore l'attenzione lasciando, invece, libero il punto di vista di quest'ultimo in base alla propria idea e alle proprie sensazioni, scegliendo nel multiforme tripudio di visioni e di soggetti inquadrati che formano un equilibrio completo dell'opera il migliore sguardo interpretativo. Macrofotografia e l'inno della particolarità minimale diventano forme altre e alte, in un'attenzione ai dettagli che ci guidano da un oggetto reale verso interpretazioni surreali, ulteriori al dato tangibile e percepibile immediato. I ritratti che Giulio definisce sono interessanti non solo per il dato cromatico, la luminosità giustamente ponderata, le accezioni chiarosurali che donano plasticità alla figura e intervalli tra spazi pieni e spazi vuoti, ma anche per l'espressione che non vuole essere definibile come semplice posa artefatta pubblicitaria ma come strumento che ci porta a indagare la complessità dell'individuo, un espressionismo delicato ma intenso. Rimaniamo contemplativi difronte ai progetti, molti, artistici che Giulio delinea e idea: un vasta gamma di letture di introspezioni del reale tale da renderlo iperreale, visione magica quanto poetica, come possiamo verificare in quelle opere in cui notiamo un gioco, azzardato con consapevolezza e conoscenza quanto osato dell'autore, dove forme, linee, contorni e geometrie si confondono, donando un certo dinamismo all'opera nel suo complesso, attrattive cromatiche che ci affidano aloni di mistero, aperture di brecce verso immaginazioni. I dettagli, poi, di un terreno crepato o di una parte di oggetto naturale ci catturano con la propria forza evocativa e suggestiva, astraendoci dal contesto e donandonci un'attesa tutta universale di significanti reconditi che provengono da quelle inevitabili sensazioni di sussistenti prospettive diverse: questo è possibile non solo perché c'è una sapienza tecnica dell'autore, soprattutto i tempi di esposizione calibrati in base alle immagini, ma perché abbiamo una visione di arte che trova autoaffermazione di un'unicità propria, arricchita da una dose di idee e di ispirazioni, rinnovate, che ci portano a parlare di narrative estetiche inesplorate ma disponibili all'occhio dello spettatore, quasi già potenzialmente presenti. Alessandro Rizzo
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo Georg Schrimpf:
da un espressionismo di un nuovo realismo alla dimensione magica di una nuova oggettività. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo Un esempio di architettura integrata: la Fondazione Maeght.
di Alessandro Rizzo |
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